Simone Brunozzi dice la sua sul documento inglese molto bello e molto citato in questi giorni sul design dei servizi. Un progetto, quello di gov.uk che, detto sinceramente, è tanto bello quanto distante anni luce dal contesto italiano e dalle sue concrete applicazioni.
Due giorni fa ero a Jakarta, per presentare i servizi dell’azienda per cui lavoro. C’era anche Phil Wickham, un imprenditore di successo che vive in Silicon Valley.
Alla domanda “Come possiamo trasformare l’Indonesia in una Silicon Valley?”, lui ha semplicemente risposto che “Non si può”. E’ contro natura. Bisogna trovare le peculiarità dell’Indonesia, e puntare su quelle.
Aprile 9th, 2012 at 11:10
Ciao Massimo :)
Aprile 9th, 2012 at 11:31
[…] questo tema fa un ragionamento parzialmente condivisibile anche Simone Brunozzi, rilanciato da Mante. Per contribuire al dibattito, direi che condivido il concetto che gira attorno al ‘meglio […]
Aprile 9th, 2012 at 11:32
Perdonate l’ignoranza, ma la Silicon Valley, è nata e cresciuta nelle sue peculiarità?
quali sarebbero?
Trovare le peculiarità dell’Indonesia in campo informatico?
Temo sia come superare il digital divide in Italia, solo che l’Indonesia, mi sà, lo supererà da un pezzo……………..
Aprile 9th, 2012 at 12:56
Simone, il punto non è l’Indonesia.
Il punto è: l’Italia potrebbe puntare sulle sue peculiarità e, facendolo, ottenere un successo.
Aprile 9th, 2012 at 14:14
Per favore, basta che le peculiarità non siano il ‘medinitaly’ de-localizzato in Serbia, la pastiera napoletana, o le scarpe fatte a mano che compra anche Obama.
Aprile 9th, 2012 at 17:17
@Simone Brunozzi
L’Italia è troppo contraddittoria per poter mettere in evidenza le sue peculiarità, salvo poi evidenziare in questa contraddittorietà la sua peculiarità agli occhi del mondo, scusa il gioco di parole.
Sono trentino, la mai regione pare essere avanti per quel che riguarda il superamento del digital divide, stando agli ultimi interventi, per quel che riguarda la messa in opera della fibra ottica su tutto il territorio regionale, e attuale copertura del wi-fi nelle zone cosiddette in “ombra” (seppur dei problemi di copertura ancora si presentano sopratutto negli abitati isolati come qualche maso o frazione).
Qui prevede di finalizzare l’opera, per la parte fisica di posa in opera della fibra, entro il 2020, ora, tenuto conto dei problemi e delle problematiche italiane a riguardo questo digital divide, e tenuto conto che il 2020 potrebbe essere esteso a tutte le regioni come indice per definire il superamento del digital divide, tenuto conto, nel frattempo del continuo aumento di domanda in termini di lavoro ed offerta dello stesso, tenuto conto della nostra istruzione generale, la domanda che mi faccio è, fino al 2020 che si fà?
Le peculiarità chi ce le mette qui da noi?
Direi come battuta finale, che è megliochiedere lavoro in Indonesia……………………….
Aprile 10th, 2012 at 09:59
La mia idea di sempre è che l’Italia dovrebbe puntare a oriente.
Cina e India hanno 2.5 miliardi di abitanti. Si dovrebbero fare investimenti per infilare la “voglia di Italia” nelle loro culture e renderla cool così come lo è essere italiano in America o in altri paesi del mondo.
Dovremmo doppiare i nostri film in cinese, insegnare cinese nelle scuole in modo da poter formare personale pronto ai rapporti tra aziende di un mondo così lontano. Una volta instaurata questa “cultura” nel cuore dei popoli cinese e indiano, cavalcare la grande rivoluzione industriale che sta interessando quel territorio con milioni di persone che migrano dalle campagne alle città. In Cina, ogni anno, nasce una città grande come New York. Immaginate quanto lavoro avremmo qui in Italia se solo 1/100 dei cinesi diventati “nuovi ricchi”, volessero mobili italiani, cibo italiano, abiti o scarpe italiani, auto italiane, etc…