Alberto Piccinini su Il Manifesto di oggi le spara un po’ troppo grosse sulla vicenda MegaUpload:
È una guerra senza fine, dura e incarognita che dura da almeno dieci-quindici anni. Ma ancora, se la prendiamo dal punto di vista dell’utente, la notizia “buona” è che esistono almeno un centinaio di Megaupload nella Rete e che sono ancora in funzione. Anche stasera un ragazzetto di Reggio Calabria potrà scaricare il disco nuovissimo della band straindipendente di Portland. O una signora di Varese dopo una giornata di lavoro si vedrà l’ultima puntata del telefilm americano trasmessa solo ieri dalla tv di quel paese. Non stiamo parlando di hacker col piercing al naso e con gli occhi stravolti da notti passate davanti al pc. Parliamo di noi.
Gennaio 21st, 2012 at 09:57
In che senso le spara un po’ troppo grosse?
“È una guerra senza fine, dura e incarognita che dura da almeno dieci-quindici anni.”
Non è vero che la guerra tra i difensori del diritto d’autore e chi scarica dura da dieci quindici anni? Napster vi ricorda qualcosa? Che anno era?
“Ma ancora, se la prendiamo dal punto di vista dell’utente, la notizia “buona” è che esistono almeno un centinaio di Megaupload nella Rete e che sono ancora in funzione.”
Non è vero che chiusa una falla sul download di materiale protetto dal diritto d’autore se ne aprono altre 10?
“Anche stasera un ragazzetto di Reggio Calabria potrà scaricare il disco nuovissimo della band straindipendente di Portland. O una signora di Varese dopo una giornata di lavoro si vedrà l’ultima puntata del telefilm americano trasmessa solo ieri dalla tv di quel paese.”
Non è vero che anche con la chiusura di megaupload il materiale continua a circolare tranquillamente?
“Non stiamo parlando di hacker col piercing al naso e con gli occhi stravolti da notti passate davanti al pc. Parliamo di noi.”
Non è vero che chi scarica non è una minoranza di nerd ma una maggioranza silenziosa (neanche troppo) di persone comuni?
Gennaio 21st, 2012 at 10:30
Paolo,
la frase citata è – secondo me – populismo da 4 soldi. E le cose sono molto cambiate dai tempi di Napster e le major non sono finite (come scrive invece Piccinini piu’ avanti) per lo meno fino a quando l’80% della condivisione dei contenuti in rete riguarderà i loro prodotti. Peggio degli estremisti della IP ci sono solo quelli che pensano che la tecnologia regali mille diritti e nessun dovere.
Gennaio 21st, 2012 at 10:46
Se due persone fumano sotto il cartello “divieto di fumare” gli fai la multa, se venti persone fumano sotto il cartello “divieto di fumare” chiedi loro di spostarsi, se duecento persone fumano sotto il cartello “divieto di fumare” togli il cartello.
Gennaio 21st, 2012 at 11:00
la storia dei mille che fumano la cito sempre pure io. temo che mante voglia lasciar intendere che a fumare in mille costringiamo qualcuno al fumo passivo, che e’ pur sempre una cosa brutta. bisogna appunto trovare qualche tipo di mediazione. che non e’ – voglio precisare – scatenare l’FBI addosso ai mille e chiuderli a guantanamo, ed al momento questa sembra l’unico tipo di reazione. nuovamente: serve qualche tipo di mediazione. cio’ detto, credo che non si tratti di populismo da 4 soldi. e da ultimo, noto che ormai su youtube si trovano film interi e serie intere, quelle per inciso che le major non lasciano passare qui attraverso il loro bizantino sistema di distribuzioni geografiche. vorrei proprio vedere l’effetto, se l’FBI ingabbiava i signori google e youtube. dai.
Gennaio 21st, 2012 at 11:01
ah ovviamente nel mio paragone “duecento” sono “mille” :)
Gennaio 21st, 2012 at 11:29
Due questioni un po’ fuori tema ma non molto:
– Visto quello che è successo a Megaupload viene da pensare che gli strumenti per intervenire contro le violazioni dei copyright ci sono e quindi i provvedimenti statunitensi sono eccessivi o fuori luogo?
– E inoltre, visti i soldi che mister Megaupload aveva tirato su con l’attività, non si può pensare che è possibile un business per le case produttrici che tanto stanno perdendo con un modello forse da rinnovare?
Gennaio 21st, 2012 at 12:29
io quoto zostrod. non credo che sia una questione di destra o di sinistra anche questa. questo è populismo.
se un artista vale, io sono pronto a pagare le sue performance. non voglio pagare i monopoli, perchè a me non interessa se megaupload vi ha fregato milioni di dollari. il mercato è fatto così. ciò che oggi è un buon investimento, domani potrebbe essere una pessima idea. e allora?
forse questa guerra è giusta. forse il mondo comincerà a cambiare proprio da questo. il bit non è di nessuno. la crescita culturale invece è di tutti. e sinceramente se il danno sono i mancati incassi della Universal, beh allora potrei anche essere vagamente soddisfatto.
Gennaio 21st, 2012 at 12:36
Una volta nel forum antipirateria del governo Berlusconi (reso inutile dai tediosi e ripetitivi post di alcuni appartenenti a una ben precisa categoria di commercianti) feci notare proprio questo; i “pirati” non sono alieni. Sono le persone attorno a noi: l’idraulico che ci stura il WC, il pittore che dipinge casa, il prof di nostro figlio, l’autista dell’autobus su cui saliamo, magari anche il nostro medico, l’infermiera che ci fa una iniezione, gli amici dei nostri figli, il panettiere ecc…
In questo Piccinini ha ragione. E attenzione perche’ pirateria e’ anche vedere su Youtube un video delle vacanze di uno sconosciuto contenente una traccia audio non autorizzata dalle major. Inevitabilmente tutti abbiamo a che fare con contenuti pirata, talvolta coscientemente, talvolta senza saperlo o volerlo.
Se quella che viene considerata “pirateria” e’ un fenomeno ormai normale, sarebbe il caso che le grandi aziende che producono contenuti ripensassero alle proprie strategie commerciali. Senza ipocrisie: mi pare che attori, cantanti e registi abbiano un buon tenore di vita, certo migliore di molta altra gente.
Se tanti erano disposti a pagare megaupload, forse un servizio analogo (paghi tot al mese e hai accesso a tutto cio’ che vuoi) porterebbe i soldi nelle casse giuste. Chiamatele licenze collettive, chiamatela flat, chiamatela come volete: il mercato questo chiede, questo e’ disposto a pagare e questo dovrebbe poter pagare. Il resto sono parole, magari di chi preferisce il proprio status quo, in nome del quale vuole togliere diritti al prossimo.
Gennaio 21st, 2012 at 13:09
Anche stasera qualcuno si leggerà il Manifesto a sbafo, e però magari Piccinini ai fondi per l’editoria ci tiene.
Gennaio 21st, 2012 at 14:57
Libera condivisione in libero stato!
Il peer to peer è una filosofia che se fosse applicata nella vita di tutti i giorni in tutte le pratiche quotidiane migliorerebbe il mondo e non poco!
Gennaio 21st, 2012 at 15:08
un conto e’ fare i soldi come il tizio di megaupload non dovendo dividerli con nessuno di coloro che hanno contrinuito a farglieli fare (intendo tutti quelli che hanno lavorato per produrre quei “contenuti” che sono in rete) un conto e’ dividerli
se pensate che scaricare sia la giusta remunerazione al vostro lavoro, una volta a casa, potete anche pensare che quel lavoro e’ invece l’attivita’ principale di qualcun altro…
e’ un po come se l’idraulico citato, una volta a casa mia e dopo aver riparato il rubinetto non venisse pagato… ma e’ dura da capire
altro discorso non e’ peer to peer… e’ pirateria, son due cose diverse, e infatti non han preso il ragazzino sfigato con le lentiggini e il pc a casa dei genitori, ma han preso un criminale con ville e rolls… e voi continuate a difenderlo…. fate un po ridere cmq questo e’ il mondo culturale e liberale che difendete
Gennaio 21st, 2012 at 17:18
Comunque l’esempio di quelli che fumano è sbagliato, in questo caso quelli che fumano hanno preso le sigarette di qualcun altro senza pagarle
Gennaio 21st, 2012 at 22:56
No Franco, nel tuo esempio si tratta di “rubare” le sigarette, cosi’ che qualcun altro non possa fumarle. La questione e’ diversa per i beni materiali e facilmente copiabili come musica, video…
Gennaio 22nd, 2012 at 13:17
Caro Massimo l’articolo di Piccini non è certo il massimo delle riflessioni odierne,tuttavia credo che lo hai frainteso o non letto fino in fondo. Infatti nel finale parla molto chiaramente del problema di tutelare gli aventi diritti, facendo esempi come iTunes e altri…
Gennaio 22nd, 2012 at 13:54
La cosa più assurda in tutto ciò è che le megaupload avrebbero dovuto farlo le major diec’anni fa. Ma cmq così com’era impostato megaupload non c’entrava proprio nulla con la libertà, napster, ecc ecc, era solo un banale sistema di arricchirsi sfruttando il lavoro degli altri. Cerchiamo di non confondere wikipedia con mu, sono due cose “leggermente” diverse…
Gennaio 23rd, 2012 at 11:39
i poteri forti ci mettano in condizioni di guadagnarci da vivere e saremo lieti di mettere in gioco i nostri quattrini per rivitalizzare il mercato della proprietà intellettuale.Con i loro comportamenti che hanno depauperato le risorse in circolazione siamo stati indotti,o meglio istigati,all’arte di arrangiarci