Gli ultimi giorni di Christopher Hitchens raccontati da Ian Mc Ewan e tradotti da Elisabetta Horvat su Repubblica di oggi

Lo abbiamo aiutato a scendere dal letto e a sedersi in poltrona, davanti al mio portatile. Alexander si è scavato un percorso su Internet mediante tutta una serie di password speciali per collegarci all´evento, e grazie a un suo piccolo stereo siamo riusciti a ricevere l´audio molto prima del video. Ciò che abbiamo ascoltato era sorprendente e anche molto gratificante per Christopher: il suono di duemila voci, con tanti frammenti di dialoghi. E infine anche l´immagine della sala affollata.
Sembravano molto giovani. Avrei scommesso che sull´Iraq sarebbero stati quasi tutti in totale disaccordo con Christopher. Ma erano lì. E in tutto il Paese erano accorsi per lui, a riempire le sale cinematografiche. Con un mezzo sorriso, Christopher ha alzato l´esile braccio in segno di saluto. Anche se i parenti stretti e gli amici sono presenti nella stanza dell´ospedale, si muore in solitudine. Il confinamento è totale. Ma Christopher ha potuto vedere coi suoi occhi che fuori da quella piccola stanza, la vita non lo aveva dimenticato. Per un momento – e con tutto il rispetto per Larkin – grazie a Internet, il mondo gli ha teso la mano. La mattina dopo, su richiesta di Christopher e con l´aiuto di Alexander, ho portato un tavolino sotto la finestra, installato all´altezza giusta il suo computer portatile coi vari fili e spinotti e sistemato i cuscini sulla poltrona.



(via diritti globali)

Un commento a “Grazie a Internet”

  1. paolo dice:

    wow, una lettura straordinaria, thx!!