Il minzolinismo che affligge ampie parti della stampa italiana non scomparirà con l’allontanamento di Augusto Minzolini dalla direzione del TG1. Quindi a parte un vago sollievo legato più che altro alla sfrontatezza del personaggio, non ci troverei molto da esultare. Se anche fosse stata una simbolica scelta di campo della Rai (ma non lo è, le accuse di peculato sono per Minzolini quello che il fisco fu per Al Capone) il panorama generale resta quello di un vasto terzismo editoriale, dove la variabile principale è il grado di mimetismo dei contenuti e degli atteggiamenti, stampati o mandati in video, nei confronti degli scopi preposti dall’editore. L’impossibile rivoluzione culturale dell’informazione in Italia, prescinde dai valzer delle poltrone, dalla persistenza di Vittorio Feltri, dal pensionamento ultraottuagenario di Emilio Fede, dalla noncuranza con cui Bruno Vespa attraversa le stagioni. E fino a quando le nuove esperienze editoriali slegate da questi meccanismi perversi (che sono quasi tutte ormai solo web) avranno così modesti riscontri di pubblico, l’unica conclusione possibile è che Minzolini e i suoi benefit aziendali ce lo meritiamo tutto.

3 commenti a “Un Minzolini non fa primavera”

  1. sartana dice:

    Mentana ti legge…e ti ruba le battute

  2. massimo mantellini dice:

    deve aver letto le bozze allora, che il post era pronto ma l’ho pubblicato dopo il TG

  3. sartana dice:

    ooops! Beh,allora le cose son due: o partiamo con teorie complottistiche e diciamo che ti viene spiato il computer dai potenti mezzi di Telecom al solo fine di copiarti le battute,oppure io ho letto il post a tarda sera e ne ho pestata una grossa…