Io gli hashtag un po’ li detesto. Non essendo cieco capisco che sono un sistema rapido e semplice di riunire conversazioni lontanissime ed inattese attorno a parole chiave ma a differenza dei tag senza hash, che hanno una presenza contestuale molto modesta e defilata, gli hashtag su Twitter o Friendfeed sono oggetti ingombranti, capaci di ostacolare la comprensione del testo. Talvolta sono loro stesso l’unico testo. Se poi, come accade di frequente, l’economia del messaggio esce stropicciata dai tanti che abitualmente farciscono 140 caratteri con 3 hashtag sinonimi o con inutili tag del tipo #oggimisonosvegliatomale si comprende come il sistema sia fortemente dipendente da un pacchetto di regole non dette e mai codificate molto poco comprese e rispettate. Del resto molti hashtag nascono già da soli senza grandi logiche semantiche. Per esempio il comunissimo #FAIL che è un giudizio di valore, a che serve? Che tipo di conversazioni raggruppa? I dolori della società? I prodotti che non funzionano? #Fail è un tag inutile, esattamente come #lamianonnaincarriola, un sottoinsieme improbabile che certamente non aggrega nessun progetto di senso. Da questo punto di vista gli hashtag sono una sorta di imbarbarimento dell’idea di folksonomia condivisa, accanto ad una rapida capacità aggregativa (specie attorno a sigle e termini nuovi ed inediti) creano molto rumore di fondo e rappresentano la fuga da un sistema di regole condivise più che l’accettazione di un protocolle comune a tutti. L’hashtag più comune in Italia nel momento in cui scrivo è #sappilo, altro ottimo esempio di quanto tutto questo #ambaradan molto spesso sia #FAIL.
#vadoalettociao
Settembre 16th, 2011 at 22:25
#Quandoinizieremoacapirechecihannotuttipresoperilculosaràtroppotardipurtroppo
Settembre 16th, 2011 at 22:54
scusa ma, forse distratto da aggregazioni inutili, mi sfugge la semantica di #folksonomia
Settembre 16th, 2011 at 23:10
noooo, non è #sappilo! E’ #sapevatelo! Mi cade sulle basi? #fail ;-) ps: è vero gli hashtag spesso sono meravigliosamente inutili, ma stimolano talvolta la creatività
Settembre 16th, 2011 at 23:11
La penso uguale uguale. Tutti quei cancelletti, che nervoso che mi fanno venire.
Settembre 16th, 2011 at 23:25
Senza # Nicole Minetti è ancora meglio #tantodovevadirloqualcuno e l’ho detto @io
Settembre 16th, 2011 at 23:27
anche io avrei detto #sapevatelo
Settembre 16th, 2011 at 23:36
A parte gli scherzi io trovo in realtà molto più “rumoroso” (immaginatemi mentre faccio le virgolette con le dita) chi utilizza twitter solo come lancio di contenuti estesi su blog o facebook…che poi è esattamente il modo in cui ho trovato questo post… #FAIL
Settembre 17th, 2011 at 00:22
purtroppo #sappilo ha battuto #sapevatelo è triste lo so…
La colpa è di twitter.. se mettesse qualche regola in più.. è normale che se dai uno strumento a milioni di persone queste cercheranno tutti gli usi possibili e immaginabili :P
Settembre 17th, 2011 at 01:43
@gregor :)
Settembre 17th, 2011 at 02:02
tutto ciò che è superfluo alla sopravvivenza è potenzialmente inutile. anche le maiuscole in questo commento lo sono, eppure mi capite benissimo lo stesso. il pane e le rose.
Settembre 17th, 2011 at 06:38
#ForzaNapoli come hashtag è bello. Forza Napoli!!! :-)))
Settembre 17th, 2011 at 08:03
Non capisco quali regole condivise ci dovrebbero essere su un S.N. come Twitter (che non uso, tra l’altro). E’ come andare allo stadio e pensare che 50.000 persone si interessino alle regole condivise. Al massimo il 20%, il 30% magari, ma al resto del mondo non frega nulla delle regole. Scorreggiano, ruttano, dicono parolacce davanti ai figli piccoli e sarebbero pronti a picchiare il tifoso avversario per uno starnuto uscito male.
A me twitter sembra più o meno uguale. Tutti i sistemi complessi con componente antropica si distribuiscono su una gaussiana.
Settembre 17th, 2011 at 08:13
@darwincarlo, applica lo stesso ragionamento ma al posto dello stadio metti una biblioteca
Settembre 17th, 2011 at 09:14
Una biblioteca con 50.000 persone? chissà che bordello.
Settembre 17th, 2011 at 10:51
…ecco, una biblioteca dentro uno stadio penso che sia l’esempio più calzante
Settembre 17th, 2011 at 11:21
io amo le hashtag tipo #ballaro per seguire live i deliri dei nostri politicanti, in compagnia di commentatori che non mi fanno sentire solo. e’ una gran cosa, secondo me
Settembre 17th, 2011 at 11:38
Quel tipo di hashtag esistono perchè quando si scrive il cancelletto di fronte ad una parola, questa diventa, come per magia, blu.
E il cambio di colore e dello sfondo, sono tutto ciò che ci rimane da quando avete fatto chiudere windows live spaces, e adesso myspace.
Minimalisti bastardi.
Settembre 18th, 2011 at 09:25
@Mante, la biblioteca come sistema non è applicabile, perchè i frequentatori rappresentano un campione “biased” della popolazione. Twitter no, l’unico bias che ha è che attira i frequentatori della rete rispetto al totale degli individui. Se la “popolazione” è quella, allora per me vale ancora la gaussiana. Come tutti i luoghi “aperti” della rete, è suscettibile delle miserie, delle picciniere e, al contrario, delle grandezze della nostra specie.
Settembre 21st, 2011 at 23:33
[…] e che si tratti di un’applicazione per iPhone. Uno di loro mi segnala il post di Mantellini “#vieniadormire che è #tardi”. Lo leggo e penso che è tutto è relativo. Per come uso io la rete, questo nuovo modo di […]