Malvino ci offre una pacata analisi del marcopannellismo senile.

Volendo trovare a tutti i costi un difetto a Massimo Bordin, direi sia quello di non aver mai rotto una sedia sul groppone di Marco Pannella, cosa che il vecchiaccio ha meritato innumerevoli volte. Ieri, per esempio.


5 commenti a “E il signor Hood era un galantuomo”

  1. mfp dice:

    Dal mio punto di vista la cazzata la sparano i giovani Bordin e Malvino nel dare per inamovibile l’inamovibilita’ del magistrato. La ratio dell’inamovibilita’ consiste nel fatto che il magistrato e’ guardiano di informazioni molto delicate (uniche e irreplicabili; e’ come me quando maneggio le email altrui nei miei server), nonche’ unico proprietario del suo “libero convincimento” pertanto rimuoverlo significa (nel caso migliore) invalidare il procedimento in corso e distruggere il lavoro svolto (ie: se il gatto e’ morto quando il magistrato ha aperto la scatola, non puoi piu’ sapere se era vivo o morto all’apertura della scatola).
    Pero’ se il magistrato fosse anonimo e i suoi appunti secretati in loco tutte le mattine, il magistrato subentrante potrebbe dare per buone le carte del predecessore che si trova in mano … cioe’ si perderebbero soltanto gli ormoni respirati dal primo magistrato mentre intervistava coattamente i suoi prescelti … ma solo nel caso in cui non abbia trovato il modo di trascrivere gli ormoni sui suoi appunti. Discorso delicato.

  2. Gianmarco dice:

    A me pare di capire che Bordin fosse d’accordo con Pannella sul progetto ma poneva la questione che la norma costituzionale prevede il principio dell’inamovibilità. La sediata sul groppone, secondo Malvino, Pannella la meritava in quanto lo stesso insisteva sul punto senza capire che, oggi, la legge lo vieta. Ma il “vecchiaccio” insisteva, senza ascoltare.
    L’inamovibilità, comunque, non è un principio inteso a salvaguardare il procedimento ma la figura del magistrato stesso, il quale non dovrebbe temere di agire rischiando di essere trasferito se, per caso,dovesse pestare i piedi a qualcuno di “importante”.
    Saluti
    Gianmarco
    P.s. scusate le virgolette, veramente eccessive. Ho bisogno di un corso che mi aiuti a “guarire” dal brutto vizio…

  3. mORA dice:

    Una volta, in radio, ho sentito una tentata intervista telefonica tra un giornalista e il Giacinto nazionale, che tanto per cambiare era in sciopero della fame e s’apprestava a pasteggiare a piscio DOCG.

    Il giornalista apre l’intervista (in diretta) chiedendo, giustamente, quale fosse, nella mezz’ora corrente, il motivo del ricorso allo sciopero della fame, chiedendo: “qual’è il motivo che l’ha spinta a questa forma di protesta?”

    Giacinto Pannella, detto Marco, risponde che non è una protesta ma una proposta.

    Gli viene spiegato che può intenderla come preferisce, ma da parte del giornalista la si considera una protesta; se vuole può dire verso cosa.

    Pannella allora dice che la sua protesta può mettersela in culo e riattacca.

    Ora, per dirla con lui, non è che per il fatto che i Radicali furono (passato remoto) promotori di due referendum importanti possono continuare ad esistere come specie protetta per eterna gratitudine.

    Se a questo aggiungiamo il fatto che da lì vengono Rutelli e Capezzone, direi che insistere col voler dare loro visibilità è una forma di intrattenimento che fa concorrenza ad Arturo Brachetti.

  4. valentina dice:

    ciao @mORA, vedi non è che i radicali hanno fatto solo due referendum. Per chi come me viene dalla provincia, i Radicali allora erano gli unici, ma davvero gli unici, che parlassero di sesso (vedi Aied) e droga (vedi difesa dai pestaggi in questura), solo per fare due esempi (c’erano anche le armi, la mafia, il carcere, la caccia, ecc, non per mettere tutto sullo stesso piano ma per dire che le “nicchie” erano molte). Anzi, più che parlare, agivano, con tutte le tutele possibili al tempo. Se un minimo di coscienza civile in certi territori è sopravvissuta, io mi sento di doverlo anche a loro, che sono sempre stati degli “operativi”. Oltre che praticamente l’unico partito laico di questo Paese vaticanizzato. Finito coi fasti del passato, io continuo a guardare ai Radicali come a un partito pulito, coerente e con poca paura delle novità, che nella sua infinitesimalità non hai mai posto l’accaparramento dei voti al primo posto, magari correndo dietro a sondaggi. Avercene, di Radicali. Che non si chiamano solo Capezzone e Rutelli (ex non per nulla), ma anche Bonino, per dire. Pannella (e non so se tu abbia mai visto un suo comizio, accidenti non sai che ti sei perso) è invecchiato, e come tutti si riserva il diritto di andare pure in aceto, ma in mezzo a questa pletora di lingue in bocca, se fra intervistato e intervistatore parte un vaffanculo, mi scandalizzo forse meno.

  5. mORA dice:

    @Valentina

    Sai cosa? I radicali hanno perso le regionali laziali in provincia, vincendole alla grande solo a Roma, inutilmente. Sarà…

    Quanto a Pannella, non mi affligge la parola “culo” sebbene riferita a quello altrui, ma lo scollamento dalla realtà battuto solo dal paroliere dell’ultimo Battisti.

    Sul fatto che un partito (anzi una “federazione”, nemmeno quello è sfuggito dalla cupio nominandi) con un numero di Avogadro di atomi di grafite sulle schede sia onesto, mi pare fisiologico.

    Cosa che nulla toglie ai meriti, che sono tutti al passato, tuttavia. A meno che la battaglia sul termine “direttora” non sia tra le luci del presente.

    Ricordo quando, recentemente, Capezzone (che ne fu segretario, ammesso che non si chiamasse altrimenti, chessò “chef”?! “autista”?) proponeva navi in acque internazionali per la dolce morte o la fissa, un po’ più vecchia, di Rutelli per il buco nell’ozono.

    Per dire cosa?
    Per dire che mi pare che nella migliore delle ipotesi sia una palestra in cui si formano qualunquisti rampanti sulle disgrazie del genere umano. Magari a scapito dei militanti.

    * * *

    http://www.lucacoscioni.it/rassegnastampa/capezzone-e-la-nave-della-dolce-morte