13
Lug
Filippo nel suo blog su Il Post in occasione della approvazione della legge sul fine vita:
Mio padre aveva poco da vivere e mi sussurrò che potevo fare quello di cui avevamo discusso poche settimane prima.
Era l’ottobre 2009 e quel momento spazzò via tutto, ogni dibattito, ogni legge, ogni caso Englaro, ogni caso Welby, ogni predica porporale, ogni monologo di Saviano, ogni suicidio di Monicelli, ogni esortazione di principio sul come dobbiamo morire. C’era un padre e c’era un figlio, non avremmo commesso l’errore fatto con mia madre.
Luglio 13th, 2011 at 17:08
Per una volta che volevo fare i complimenti per il bel pezzo, i commenti sul Post sono chiusi.
Luglio 13th, 2011 at 17:28
E no, non ci sto.
Non ci sto a voler trasformare una battaglia POLITICA come quella fatta da Englaro e Welby, in una faccenda squallidamente privata, che si deve consumare nel segreto di una stanza dove – magari in cambio di soldi – un infermiere o un medico da corrompere lo si trova, per fare quello che la legge non consente e proibisce agli altri.”che ci frega di come chiamate le cose”: e invece le parole, e le leggi, sono importanti. Sono la possibilità per tutti di essere uguali, di avere uguali diritti, anche nel morire.
Luglio 13th, 2011 at 21:06
Parole dure ma vere, di quella verità che spazza via inutili chiacchere
Luglio 14th, 2011 at 08:51
Quoto mille volte P.G. In questo paese bisogna essere dei furbi o corruttori anche per morire? E sempre a scapito dei più deboli (quelli senza il numero di telefono “giusto” o i soldi per andare all’estero in questo caso?)
Luglio 14th, 2011 at 16:08
chi ha vissuto certe situazioni sa che in realtà il principio secondo cui fatta la legge trovato l’inganno,per una volta fruibile per esercitare l’unico diritto universale non riconosciuto in tutte le democrazie,non è in realtà facilmente applicabile ai casi in cui il morituro senza plausibile speranza di guarigione deve necessariamente restare ricoverato a meno che non lo si voglia davvero veder soffrire e si sia disposti a compiere quello che a tutti gli effetti è la sopressione attiva di una vita umana che lascerebbe forti strascichi in una coscienza normale abbandonata alla gravità di una scelta di per se più che leggittima,che avrebbero come unica responsabile degli stessi l’ottusità di uno stato di diritto