Anche i francesi, quanto a decisioni assurde, davvero non scherzano. Il “Consiglio Superiore dell’Audiovisione” ha stabilito che in TV e in radio non sarà più possibile per i conduttori pronunciare la parola “Facebook” o “Twitter”.

Le Conseil a été saisi par une chaîne de télévision de la conformité à la réglementation en matière de publicité des renvois aux pages consacrées à ses émissions sur des sites de réseaux sociaux. Il considère que le renvoi des téléspectateurs ou des auditeurs à la page de l’émission sur les réseaux sociaux sans les citer présente un caractère informatif, alors que le renvoi vers ces pages en nommant les réseaux sociaux concernés revêt un caractère publicitaire qui contrevient aux dispositions de l’article 9 du décret du 27 mars 1992 prohibant la publicité clandestine.

(via rogerdodger)

9 commenti a “Pubblicità clandestina”

  1. juhan dice:

    Resistere, resistere, resistere?

  2. Marco Cagnotti dice:

    Eeehhh… son decisioni molto assennate. Bisognerebbe anzi estenderle.
    Se i criminali dopo la rapina fuggono su una Peugeot, non si potrà più citare la marca dell’auto.
    Un incendio al Carrefour? Proibito dire “Carrefour”.
    Una furbata, proprio.
    MC

  3. litsius dice:

    Certo che i francesi sono ben strani…
    Hanno la fortuna di avere molte meno leggi delle nostre (suppergiù un sesto, se non erro; prima che si mettesse all’opera l’ineffabile semplificatore Calderoli, si intende) e poi si vanno a complicare la vita con queste regolamentazioni allucinanti.
    Bah!

  4. umberto dice:

    ERA ORA!!! CAZZO!
    Pensiamoci un attimo..
    Ad esempio se ogni tre per due in coda nei tg nazionali fanno servizi sempre e solo per la CocaCola. Una volta perché la ricetta sembra sparita, una volta perché la Cina non la vuole, una volta perché una velina ne ha bevuta troppa, una volta perché la bevono il 55% degli italiani, una volta perché il presidente è stato messo sotto accusa da Babbo Natale…

    Non vi viene il sospetto che è solo la PUBLICITA’ di un marchio? La Pepsi e la UbuntuCola ricevono la stessa visibilità? Se fossi il dirigente della Pepsi chiederei parità di trattamento.

    Diciamocelo chiaro. Feisbuc non ha inventato niente di nuovo. Ha semplicemente captato i capitali maggiori per ipnotizzarci con il suo esistere.

    A questo punto viene da chiedere. Chi ha pagato i mille finti servizi giornalistici? E come è stato pagato?

  5. Jitsu Mu dice:

    Notizia da condividere subito su facebook e twitter…

  6. Paolo dice:

    Certo proibire è sembra qualcosa che suscita “indignazione”, pero secondo me non è una scelta sbagliata.

    Non so se è una cosa personale, ma io ho sempre un maggiore disagio dal proliferare di notizie sul genere “Gli rubano la macchina, la ritrova su Facebook”, “Il popolo di Facebook vota per X”, “Twitter dice .. blah blah”, ad esempio http://goo.gl/nsBL3

    Certo si potrebbe parlare a lungo sulla trasformazione del linguaggio e dei mezzi di comunicazione, e anche sulla possibilità di manipolazione dello stesso.

    Rimane però il fatto che troppo spesso i social network vengono usati come pretesto per riportare sui mezzi di comunicazione, “notizie” totalmente prive di fonte, o semplicemente inattendibili, e che senza le due paroline magiche (“fb” e “twitter”) sarebbero confinate all’oblio.

  7. Francesco dice:

    Abbastanza ridicola se si pensa che non ci sono problemi a dire: “queste immagini sono tratte da Al Jazeera (o CNN o boh)”..

    Diciamo questa legge non prende molto sul serio i social network come mass media…

  8. cookie dice:

    Il fatto è che troppo spesso i nomi delle aziende si utilizzano, talvolta a sproposito, al posto dei nomi comuni dei relativi servizi. Quindi, ormai Google è sinonimo di motore di ricerca, Facebook di social network, iTunes di download musicale, iPod di lettore MP3, ecc… In realtà sarebbe meglio deaziendalizzarsi un po’, per capire che nel web -e non solo- c’è molto altro. Non so se sia giusto arrivare ad un divieto del genere, ma di certo questo non riguarda il fatto di pronunciare delle parole, ma di utilizzarle a sproposito (e infatti sarà comunque possibile utilizzarle per dare delle notizie strettamente connesse alle relative aziende).

  9. PincoPa dice:

    La sentenza dice, mi sembra, che la pubblicita’ e’ vietata.
    Cosi’ quindi dire “la notizia che viene da un messaggio su twitter” e’ accettato ma “seguite i miei aggiornamenti su facebook” invece non lo e’.
    Perche’ non e’ corretto, pensano, invitare gli spettatori a iscriversi in un network _chiuso_.
    Nel momento in cui citi un servizio senza che ci sia una notizia o rientri nel tema della discussione stai facendo solo “pubblicita’” gratuita ad un servizio piuttosto che ad un altro.
    Non sono ONLUS sono societa’ che di norma se li devono guadagnare i clienti…

    Se fosse cosi’ sarebbe una idea condivisibile :)