Oggi pomeriggio ho fatto un salto con mia figlia piccola ad esplorare il nuovo ipermercato della mia città. L’arretratezza di Forlì nei confronti delle altre cittadine qua attorno era da anni certificata (oltre da un mucchio di altre mancanze) dalla assenza di un simile sacrario. Si chiama PuntadiFerro, che è quasi un bel nome, per lo meno se paragonato a quelli degli altri monumenti all’iperconsumo della zona. Il complesso, il cui completamento è stato sbloccato dopo anni di polemiche politiche, ricorsi in tribunale e grandi furberie, assomiglia ad un moderno pantheon inginocchiato. Al traino sono arrivate in città le previste altre polemiche, che dallo spopolamento dei centri storici scendono giù fino alla crisi delle drogherie all’angolo. Qua invece, nella seconda periferia vista autostrada, cupole trasparenti conducono la luce naturale dentro immensi corridoi pieni di vetrine. Si tratta in larga misura di negozi in franchising, mille volte visti altrove, con le stesse insegne le stesse sedie, le stesse offerte. Al piano terra un pavimento di automobili abita un grande parcheggio: tu scendi dal cavallo meccanico, nel buio di uno squallido sotterraneo ed immediatamente sali – mediante opportuna scala mobile – verso il cielo azzurro delle offerte speciali. Una piccola metafora laica di redenzione.

Hanno quasi fatto a botte nei giorni dell’apertura per dare una occhiata a questa armata commerciale schierata, si sono accapigliati in migliaia, forse hanno comprato qualcosa poi sono ridiscesi di sotto, dentro la propria automobile a depositare gli acquisti. Magari qualcuno ha pranzato al Ristorante Tokio, giusto accanto a Mc Donalds, tutti si sono sottoposti al brusio infernale generato da migliaia di formiche dentro questa grande scatola chiusa col coperchio in vetro. Entra il cielo, ma non c’è il minimo spiraglio per disperdere suoni e rumori. Oggi, 12 aprile, l’aria condizionata era già bella che accesa.

Mia moglie ha detto che non sarebbe venuta. Così siamo andati solo io e Francesca. A me un po’ piacciono gli ipermercati: mi piacciono molte merci differenti messe una accanto all’altra. Cotto e mangiato accanto all’ultimo 50 pollici sottilissimo, il nuovo fuoristrada Skoda parcheggiato in mezzo al corridoio che ti ci puoi anche sedere dentro un momento e quando ti alzi il tizio della concessionaria ti lascia l’opuscoletto. Mi piace controllare i vini in fila sugli scaffali (oggi c’erano perfino esimie bottiglie della Cantina Produttori San Michele Appiano, una cantina che io stimo molto). Francesca ha soppesato buona parte dei Trudi di IperToys, dal micro coniglio al cane gigante. Abbiamo mangiato un fetido hamburger (prima di cena? vergogna!) poi siamo usciti leggermente stremati. A me piacciono gli ipermercati, anche se li preferirei con le finestre aperte e senza le persone dentro. Poi sono disposto a qualche compromesso, per il microconiglio (ok Franci a pasqua lo compriamo) o per una bottiglia di Sanct Valentin che a Forlì si fatica a trovare. Ma solo per poco. E solo ogni tanto.

11 commenti a “Solo per poco, solo ogni tanto”

  1. Alessandra dice:

    vabbè ora che me l’hai raccontato tu posso anche fare a meno di andarci :-)

  2. Espressione Regolare dice:

    bello, ma non c’è neanche un errore.
    (un errore almeno bisogna lasciarcelo volutamente in uno scritto, sennò è peccato di superbia).
    Ah, no: tokio scritto così… allora è perfetto
    <3

  3. ArgiaSbolenfi dice:

    Io ho smesso di andare in queste cattedrali: per gli alimentari sono molto meglio i supermercati di quartiere, meno casino e meno stress; elettronica – libri – dvd si comprano su internet; tutte le altre attività sono franchising che trovi da qualsiasi parte, tanto vale pensarci durante lo shopping in centro (molto meglio).

  4. astrid dice:

    a udine l’unico in cui vado volentieri è il terminal nord: i negozi sono disposti a semicerchio lungo un portico, così per passare da uno all’altro si cammina all’aperto.

  5. rogerdodger dice:

    a me quando sono troppo pieni mettono ansia :)

  6. Daniele Medri dice:

    Interessante radiografia del presente. 2 fagioli.

  7. Marco G. dice:

    Pasqua con la P minuscola? Vergogna!

  8. Carlo M dice:

    a me piacciono i supermercati dell’abbigliamento (tipo rinascente, oviesse, coin). sono sufficientemente grandi per trovare tutto il necessario nel medesimo luogo, ma non così grandi da sentirmi sopraffatto, come mi succede nei centri commerciali.

  9. Lele dice:

    @Espressione Regolare aprile 12th, 2011 at 22:22

    Se è per quello, di errori ce ne sono due solo in “Mc Donalds”.

  10. Faber dice:

    Ci vorrebbe una bella epidemia di zombie, per poter entrare a centro commerciale vuoto e servirsi.
    Il fischio delle gomme che rimbomba mentre ti lanci in derapata verso il Tokio. Un hot-dog sbocconcellato davanti a un western in HD sul 50 pollici ultrapiatto. Il tutto innaffiato da un Sanct Valentin bevuto direttamente dalla bottiglia.
    Ma senza negozio di armi rischia di finire tutto senza un “bang !”.

  11. lo scorfano dice:

    http://sempreunpoadisagio.blogspot.com/2011/04/per-tante-ore-e-ogni-giorno.html
    (mi pare una bella risposta)