Per molto tempo hanno fatto finta di nulla. Poi ad un certo punto anche in Italia è accaduto che di Wikileaks non si è potuto più non parlare. E allora, prima ancora di chiedersi quali cambiamenti importanti hanno causato le recenti campagne informative mediate dalle soffiate di Wikileaks, è interessante osservare come ha reagito il sistema dei media a queste novità piovute dal cielo. Perché in realtà solo una cosa rilevante è accaduta in questi ultimi mesi: la mediazione dei sussurri è stata in parte sfilata dalle mani del sistema dei media tradizionali e consegnata ad un altro nuovo soggetto. E’ un fenomeno di sostituzione al quale Internet ci ha abituato, non è casuale quindi che in giornate come queste in cui anche in Italia i media sono costretti a parlare di Wikileaks decidano di farlo con minime scaglie di entusiasmo e molta demonizzazione. (poco fa per esempio Enrico Mentana al TG de La7 ha ripetuto più volte l’espressione “il sito pirata Wikileaks”)
Questo accade intanto scaricando la responsabilità sulle spalle di Julian Assange, come se il progetto Wikileaks ed il biondo eccentrico australiano coincidessero. Fa comodo raccontare questo (anche se Assange ci mette del proprio per supportare involontariamente questa idea) perché è meglio pensare che un pazzo abbia per un istante impugnato lo scettro e sia fuggito in giardino piuttosto che accettare l’idea che il dietro le quinte dell’informazione mondiale non sarà mai più sotto il proprio controllo o lo sarà molto meno. La stragrande maggioranza dei media mondiali oggi detesta Wilileaks (fraternamente ricambiati) per queste ragioni e fatica a nasconderlo. Anche questo, se ci pensate, è piuttosto normale: quello che i giornali producono ogni mattina è il risultato di una gigantesca e continua mediazione fra migliaia di cablogrammi, il cui principale gestore è il sistema mediatico stesso che in questo modo sostenta se stesso. Come avviene spesso in questi casi i peggiori hanno molto da perdere, quelli che hanno per anni utilizzato le informazioni come merce di scambio proclamandosi contemporaneamente orgoglioso ingranaggio del sistema democratico. Per il grande giornalismo Wikileaks è un valore aggiunto (e anche una formidabile complicazione) ma stiamo parlando di una frazione miserrima delle parole ogni giorno inchiostrate nel pianeta. E se vi siete chiesti come mai nessuno in Italia ha accesso ai dati in questione avete già la risposta.
La seconda reazione pavloviana del sistema mediatico rintracciabile nei commenti di questi giorni è un corale: chi c’è dietro Wikileaks? Lo hanno scritto tutti, ancora una volta con qualche patetica preoccupazione per il destino democratico del pianeta. Evidentemente l’ipotesi che ci siano soggetti animati da sentimenti di altruismo e trasparenza non appartiene più nemmeno all’orizzonte del possibile. Dal punto di vista dei cittadini lettori di giornali la medesima domanda poteve essere applicata fino a ieri ai giornali stessi, con gli stessi angiosciosi dubbi. Fidarsi di Wikileaks o del Wall Street Journal? Il candidato argomenti a piacere.
Wikileaks non è un sito pirata, solo l’egocentrismo sfatto di un certo giornalismo può anche solo immaginare una cosa del genere, ma non è nemmeno la soluzione dei nostri problemi informativi. Paradossalmente oggi Wikileaks crea più problemi di quanti non ne risolva, non foss’altro per la protervia con cui procede spedito verso la collisione con un universo organizzato e potentissimo che è quello dei fitti intrecci fra sistema mediatico e politico. Ma dentro questo autolesionismo ci sono lampi di grande lucidità come la scelta geniale di passare le proprie informazioni ai migliori quotidiani mondiali. Insieme a questa anche qualche ingenuità degna della Internet dei primordi, come rendere disponibili a chiunque tutti i dati grezzi a propria disposizione in ossequio ad una idea rispettosa dell’intelligenza delle masse o di una parte di queste.
Sarò interessante vedere come andrà a finire. Nel frattempo porgiamo il viso a questa ventata di aria fresca.
* il titolo è la citazione di un mio vecchissimo pezzo di molti anni fa.
Novembre 29th, 2010 at 21:10
Tutto giusto, ma adesso aumenta il deisderio si saperne di piu su questo Assange e il suo sito. Una volta apprezzato e ringraziato per il pacco regalo, mi chiedo ma come fa un uomo solo a tenere in scacco gli USA? Non è credibile, quindi sapere chi sono i soci di Wikiliks è il minimo
Novembre 29th, 2010 at 22:59
Applaudo perchè dire solo “condivido” non basta.
Novembre 29th, 2010 at 23:32
Tuttavia, nel bene o nel male è verità. E ne abbiamo bisogno. Lunga vita a Wikyleaks!
Novembre 29th, 2010 at 23:57
@Gregorio
Il Fatto racconta di come è avvenuta la fuga ovvero il furto di notizie, non c’è molto di oscuro.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/29/un-cd-di-lady-gaga-e-una-chiavetta-usbcosi-e-nato-il-furto-dei-file-diplomatici-americana/79363/
Novembre 30th, 2010 at 00:01
WakaLeaks: il Balletto della Diplomazia
http://susyspecchi.splinder.com/post/23672508/wakaleaks-il-balletto-della-diplomazia
Novembre 30th, 2010 at 10:23
[…] Leggi tutto il post nel blog di Massimo Mantellini. […]
Novembre 30th, 2010 at 10:59
La genialata, come dici tu, è stata quella di inviare i documenti ai migliori quotidiani nel mondo. Stranamente non hanno incluso un quotidiano italiano, chissà perchè.
Novembre 30th, 2010 at 11:16
[…] Perchè i giornalisti odiano Wikileaks* […]
Novembre 30th, 2010 at 12:09
[…] “Perchè i giornalisti odiano WikiLeaks” di Massimo […]
Novembre 30th, 2010 at 13:00
[…] […]
Novembre 30th, 2010 at 16:19
condivido quasi tutto, con una postilla.
I media veri ne approfitteranno eccome, visto che wikileaks si prende sulla gobba il fornire informazioni riservate, e ai giornali basta citare wikileaks per sfuggire a processi.
Detto questo ci vuole un bel coraggio a condannare chicchessia per aver detto la verita’.
Novembre 30th, 2010 at 17:24
è davvero curioso (ma anche inquietante) come siano gli stessi giornalisti a questionare su Assange nel medesimo modo in cui di solito qualcuno questiona ormai anche per il più inutile trafiletto sul più periferico dei giornali se riporta una qualche notizia scomoda che lo riguarda: chi c’è dietro Assange? che obiettivi ha? cosa ci guadagna? chi è il mandante? fare informazione evidentemente è ormai diventato un optional per gli stessi che dovrebbero farla.
Novembre 30th, 2010 at 17:33
[…] […]
Novembre 30th, 2010 at 17:50
[…] più ragione del 90% di quello che è uscito in questi due giorni. Anche Massimo Mantellini ha analizzato l’approssimazione con cui Wikileaks viene spiegata, approssimazione che è tutto fuorché […]
Dicembre 1st, 2010 at 03:54
Mi permetto di segnalare la mia opinione in materia, che per certi versi sfiora le tematiche presenti nel post:
“Assange è un uomo che ha individuato, per primo, una falla enorme nella concezione stessa dei sistemi informatici moderni e ci si è inserito dentro: questa è l’era della condivisione orizzontale, mentre l’intelligence è per definizione segreta (informazioni riservate) e verticale (informazioni raccolte singolarmente dal basso e valutate complessivamente dall’alto). Questi due sistemi non possono convivere. Assange lo ha compreso e con un gesto dalla forte valenza anarchica lo ha mostrato al mondo”
Se qualcuno è interessato il commento completo è qui:
http://vetriolov.blogspot.com/2010/11/spectre.html
Dicembre 1st, 2010 at 12:26
La paura dei giornalisti è di trovare qualcuno che è veramente libero di fare il mestiere che a loro tocca fare in batteria come polli.
Dicembre 1st, 2010 at 13:01
Quoto Pasteris per tutta la vita
Dicembre 1st, 2010 at 13:03
[…] un altro. E’ bene comunque che i due ruoli restino distinti.UPDATE: Massimo Mantellini racconta perchè i giornalisti hanno paura di WikileaksPer molto tempo hanno fatto finta di nulla. Poi ad un certo punto anche in Italia è accaduto che di […]
Dicembre 1st, 2010 at 18:46
[…] sua compromissioni con poteri più o meno grandi verrebbe a tutti dopo la semplice osservazione di Massimo Mantellini: come mai nessun grande giornale italiano è stato scelto per ricevere e diffondere i dati di […]
Dicembre 2nd, 2010 at 15:19
[…] “Perchè i giornalisti odiano WikiLeaks” di Massimo […]
Dicembre 3rd, 2010 at 00:28
[…] Massimo Mantellini, qualche giorno fa, che i giornalisti odiano Wikileaks. Non tutti, per fortuna. La Federazione Internazionale dei giornalisti (IFJ) ha condannato la […]
Dicembre 9th, 2010 at 16:30
[…] […]
Luglio 14th, 2011 at 14:50
Concordo pienamente con la sua disamina, che ho citato nel post Io sto – senza dubbio – dalla parte di Assange. E tu?, consigliandone la lettura.