11
Ott
Nei giorni scorsi ci sono state nella rete italiana animate discussioni sulla essenza della candidatura al Nobel di Internet sostenuta dal mensile Wired. Se ne è parlato spesso negli ultimi mesi e non sempre con toni distesi. A me simili discussioni sono servite a capire una volta di più che molte cose sono spesso più complicate di quanto sembrino e a confermarmi che in rete dietrologia e supposizioni sono la strada maestra delle conversazioni e non, come sarebbe logico, una indebita deviazione del percorso. Per il resto mi pare che il post di Riccardo Luna di oggi chiuda la partita chiarendo molte cose.
Ottobre 11th, 2010 at 15:26
Mi pare, Massimo, che il post di Luna faccia capire che la candidatura non è stata *solamente* una campagna di marketing. Poniamola in questo modo: se domani la rivista Rolling Stones iniziasse una campagna per assegnare il prossimo premio Nobel alla musica, con una serie di argomenti straordinariamente simili a quelli che abbiamo sentito da Luna, tu un pochino di dietrologia non la faresti? O siamo davvero noi cinici e insensibili a voler sempre vedere la malizia e l’interesse laddove non ci sono?
Ottobre 11th, 2010 at 15:33
ecco magari lasciate fuori Lancia e le sue pubblicità etiche perchè se non mi partono i due minuti e non sta bene…
Ottobre 11th, 2010 at 15:47
@massimiliano, beh la malizia e la dietrologia in questa vicenda e anche altrove (mi ci metto io per primo) e’ assai ben rappresentata. Dovremo forse tutti fare un passo indietro perche’ la Internet delle illazioni non fa bene a nessuno. Quanto alla risposta di Luna a me pare che dica che si e’ trattato di una idea sua e di Iabichino e che all’editore non piaceva.
Ottobre 11th, 2010 at 16:06
Era un’idea sciocca indipendentemente da motivazioni dichiarate e non.
Ottobre 11th, 2010 at 16:27
Due cose: dopo aver letto il post di Luna, mi sono convinto che era tutta una operazione di marketing. Sapete da cosa me ne sono accorto? Dl fatto che Luna scrive come Baricco quando il noto scrittore risponde agli attacchi. Un modo per snobbare le crotiche mettendo al centro la bella scritura fatta di arzigogoli. Oggi mi pento di avere l’abbonamento a wired per altri 15 o 16 numeri mi pare. Altra cosa: ogni volta che uno, ad esempio Sofri, o Mantellni, on un altro, risponde a delle critiche, si mette in moto il carrezzone degli amicii degli amici. E via i link in tutti i blog di “casa”. Qui, poi da Sofri: un perfetto ufficio stampa. E vabbè! Che vogliamo farci: un po’ come quando Berlusconi critica le sue “ministre” ree di non averlo difeso. Ecco, i vari mantellini and company si spalleggiano uno con l’altro.
Saluti,
Emanuele
Ottobre 11th, 2010 at 16:38
E’ comico che proprio i geek marchiati Apple pure in posti innominabili siano così terrorizzati dalla parola “marketing”. Marketing mica indica assenza di contenuti. Il marketing serve a veicolare contenuti, e viceversa. Temo che i contenuti senza marketing siano appannaggio solo di quei(tanti) poeti che pubblicano il loro inutile libercolo comprandosi(e pagando in anticipo) le copie dall’editore.
Ottobre 11th, 2010 at 17:03
“La campagna non ha avuto nessun senso, il Nobel è per le persone”. Questa è una opinione che trascura il messaggio più profondo che abbiamo cercato di dare…
Che il Nobel sia un’onorificenza storicamente attribuita a persone e, in qualche caso, ad organizzazioni è un po’ più di un’opinione: è semplicemente un fatto.
Le disposizioni testamentarie di Alfred Bernhard Nobel mi paiono peraltro inequivoche.
Io francamente la ratio delle argomentazioni di Luna al punto 8 del post non l’ho capita mica tanto (e condivisa ancora meno).
Ottobre 11th, 2010 at 17:22
Io francamente non l’ho presa per una campagna di marketing per Wired. Insomma, magari lo era anche ma non ho alcun dubbio che Luna e gli altri pensassero veramente che Internet meritasse il Nobel per la Pace. Si tratta di quelle idee cyberutopiste che ritengo del tutto prive di valore se non decisamente perniciose e che impediscono una seria riflessione sulla realtà della Rete (io ci provo ma sono dolorosamente cosciente dei miei limiti…) ma questo non vuol dire che Luca e gli altri ci credano veramente, un po’ come certa gente crede che Shakespeare fosse solo un prestanome per qualche Lord inglese…
Ottobre 11th, 2010 at 17:37
@massimo ci credo, ma immagino che l’editore gli abbia lasciato libertà di agire, come lui stesso afferma in 4. della serie: l’iniziativa non mi piace, ma il mio ruolo è contare le copie a fine anno. riguardo le illazioni è vero, spesso seppelliscono idee e progetti meritevoli, però qui è difficilissimo non tirarsele addosso. l’iniziativa è molto discutibile, al pari di un Nobel per la stampa o per la radio promossi dal corriere o da radiodj, gli ideatori e gli *endorsement* (aziendali e non) sono gli stessi che appaiono sulla rivista. per carità, a volergli credere è tutto plausibile, così come è plausibile credergli quando alla fine scrive che il premio a Liu Xiaobo è stata la scelta migliore (???). temo purtroppo che i ragionamenti necessari per giustificare tutto questo siano un po’ troppo elaborati: sarei curioso però di sentire una tua opinione più diretta. secondo te, al di là di tutti i discorsi sul marketing e sulla validità del Nobel ad una tecnologia, è stata un’iniziativa per la quale sarebbe stata necessaria una discussione meno polemica? più per il valore dei contenuti o per il discorso sui modi e i toni delle discussioni in rete?
Ottobre 11th, 2010 at 20:27
Io non avevo pensato che potesse essere una campagna marketing. Ma dopo aver letto le risposte di Luna mi sono chiarito decisamente le idee.
In effetti una campagna concreta per la banda larga (vera) in Italia o il wi-fi, forse sarebbe più utile!
Ottobre 11th, 2010 at 21:34
Personalmente non ho molto tempo per leggere wired, mi sono abbonato subito quando ho scoperto che c’era una versione italiana ma lo trovo poco interessante. Avevo intravisto questa idea del nobel ma non ho seguito molto la questione, quindi non conosco in dettaglio le critiche, ma ho letto questo suo post..
Di base non credo a molto di quello che dicono i giornalisti (di professione) e per niente a quello che dicono le aziende. Il direttore di wired, purtroppo, si trova in una situazione sfigata :) è un giornalista rappresentate un’azienda. Ne deve fare, di salti mortali, per convincermi di qualcosa.
Saper scrivere non basta.
Ottobre 11th, 2010 at 23:35
Luna non ha risposto alla obiezione più significativa: la rete è uno strumento e gli strumenti non sono buoni o cattivi, i buoni e i cattivi sono le persone che li usano. Se accreditiamo alla rete le cose buone dobbiamo anche addebitare le cose cattive: è lo stesso errore che fanno quelli che dicono che la rete va chiusa perché ci sono i pedofili.
Se vogliamo dare il Nobel alla rete diamolo a chi la ha usata per fare cose rilevanti per la pace del mondo, diamola ai ragazzi che durante la rivolta verde in Iran hanno tenute attive le connessioni con grave rischio personale, diamole a WikiLeaks che ha permesso che importanti notizie non fossero sepolte nel magma del segreto militare!
Trovo anche molto fastidiosa la frase “il manifesto di i4p è stato accolto con molta freddezza da tanti blogger per motivi che non fatico ad immaginare”, come dire che viene messa in dubbio la onestà intellettuale di tutti coloro che hanno criticato l’iniziativa perché lo hanno fatto non per portare un contributo alla discussione, ma per motivi che solo Luna conosce e che non ci vuole dire.
E’ probabile che rispondere a critiche cercando di screditare chi le porta e non entrando nel merito non sia una politica tanto ragionevole, sopratutto in rete, ma credo che Luna sia giustificato dal nervosismo che prende un direttore che vede la sua rivista dimezzare le vendite in un anno: giugno 2010 su giugno 2009 delta -51,3, UN RECORD!
bob
Ottobre 12th, 2010 at 02:20
Questa retorica molto anglosassone mi ricorda il Time che nel 2006 sceglieva il lettore come “personaggio dell’anno”, perchè attraverso le nuove tecnologie controllava il proprio mondo. Iniziative pelosissime (spesso cestinate proprio da chi si cerca di incensare).
Ottobre 12th, 2010 at 08:21
se il rapporto con la Ogilvy non esiste come mai la Ogilvy ha iscritto questa campagna a un premio pubblicitario come si vede qui http://friendfeed.com/asmodai/2bb04675/che-internet-for-nobel-fosse-un-idea-della e dalla cache di Google http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:w9SfFJvxnDUJ:www.canneslions.com/work/media/entry.cfm%3Fentryid%3D21950%26award%3D101%26keywords%3D+http://www.canneslions.com/work/media/entry.cfm%3Fentryid%3D21950&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it ?
Ottobre 12th, 2010 at 09:08
Credo sinceramente alla buona fede e buona volontà di Luna ma neanche Luna può negare che anche se non era la sua intenzione primaria e prevalente la campagna per il Nobel più che ad Internet che, forse, non ne aveva grandissimo bisogno sia servita: a) alle grandi corporations spesso accusate di non essere molto etiche che hanno bisogno come il pane di campagne come questa.
b) a Wired che ha messo al centro di un dibattito importante e questo alla lunga serve anche al marketing.
c) a Luna perchè lo ha fatto conoscere di più ma non penso che ci sia niente di male a farsi conoscere di più per cose di per sè buone.
La cosa migliore detta da Luna è che non si poteva dare il Nobel a persona migliore: Liu prigioniero come sua moglie ha cercato di usare la Rete per migliorare la vita del suo popolo, cercano di censurarlo in Rete ma non ci riescono. Liu è il simbolo dell’essenza migliore della Rete.
Ottobre 12th, 2010 at 16:32
A parte l’organizzazione del tempo libero del ‘popolo del Web’ occidentale in che cosa la Rete avrebbe migliorato le condizioni di vita dell’umanità? Negli ultimi anni i paesi che si sono sviluppati di più sono paesi dove la Rete è meno diffusa che da noi e oltretutto è spesso censurata o manipolata… Un tempo ci si preoccupava molto del ‘digital divide’, convinti che la maggiore presenza dei paesi ricchi online avrebbe loro concesso un vantaggio competitivo incolmabile – bei tempi…
Oggi ci si aggrappa all’idea che la Rete sia un arma in mano ai popoli contro i governi autoritari, ovviamente senza uno straccio di prova… Oh, certo, la ‘twitter revolution’ in Iran, con i rivoltosi misteriosamente impegnati a scambiarsi messaggi in inglese mentre il regime oppressivo insisteva a parlare in farsi e s’è visto com’è andata a finire…
Ottobre 13th, 2010 at 03:38
Ritengo che non ci sia nulla di male nel promuovere una campagna sociale con allegata una campagna di marketing, l’importante è renderlo noto agli aderenti in maniera preventiva.
Sono rimasto profondamente deluso per ciò che ho scoperto nelle ultime ore, ritengo di esser stato “preso in giro” e se avessi sospettato che dietro si celava altro mi sarei astenuto.
Negli ultimi mesi ci sono stati convegni, articoli, video sull’argomento che hanno coinvolto le persone ignare di come venivano strumentalizzate, tra queste ci sono anch’io. Qui spiego le ragioni della mia delusione:
http://www.massimomelica.net/black-web/590/internet-premio-nobel-campagna-marketing/
Ottobre 13th, 2010 at 07:52
Mante, mi spiace ma a me pare che la risposta non risponda, anzi. Non c’è nessuna dietrologia: libertà di pensiero e di esprimere educatamente opinioni sono capisaldi della Rete (e non solo). Una persona che candida Internet al Nobel e non accetta critiche? #fail. ad ogni modo qui la risposta ragionata: http://www.maxkava.com/2010/10/la-luna-nel-pozzo/