Oggi è uscito il nuovo lavoro di Sufjan Stevens. Acquistabile direttamente in rete (dopo averlo ascoltato tutto) in tutti i formati possibili (FLAC compreso) a 5 dollari per l’EP intero oppure 1 dollaro a brano. Avanti così.
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Agosto 21st, 2010 at 09:49
La disintermediazione online è un po’ come l’estinzione dello Stato nel comunismo: un obbiettivo che si allontana anno dopo anno, inesorabilmente.
Agosto 21st, 2010 at 11:54
La disintermediazione funziona benissimo per prodotti “di nicchia”, Stevens è ai limiti estremi di questo campo, le cose più “commerciali” o di minor valore artistico non possono permettersi di stare in piedi sulle proprie gambe.
La differenza è appunto questa, a chi vuole ascoltare “buona” musica non importa granchè il fatto che Madonna o l’ultimo gruppo di ragazzini brufolosi si trovi solo su CD, sono anni che esiste una tale quantità di musica in vendita o addirittura legalmente gratis ( come migliaia di concerti dei Grateful Dead ) e ci si può accontentare benissimo, e dato che il fenomeno si allarga non c’è nessuna preoccupazione sul fatto che si possa o meno arrivare all’estinzione delle case discografiche.
Agosto 21st, 2010 at 12:19
Mi riferivo al fatto che man mano che la Rete si estende e approfondisce nuove forme di intermediazione appaiono al posto delle vecchie e che perciò questo ideale di base del Partito Internet si allontana sempre di più, come l’abolizione dello Stato nel comunismo.
Continua a stupirmi, poi,il ruolo che certe vecchie chiacchiere e teorie sul mercato musicale continuino a informare le concezioni correnti del Web. Quanti lo hanno reso quel che è oggi erano e sono persone con opinioni molto forti sui loro gusti musicali, opinioni che perciò non esitano a ritenere fatti (intendo dire tutte le manfrine sui gruppi e generi musicali,sul commerciale e l’indipendente, sulle cattive major che tarpano le ali agli artisti e impongono pop scadente invece del vero rock e così via…)
Agosto 21st, 2010 at 12:23
Vedi l’uso dell’espressione ‘gruppo di ragazzini brufolosi’ contrapposti alla musica ‘buona’…
Agosto 21st, 2010 at 13:26
Non ritengo affatto che le mie opinioni sulla musica siano “fatti”, il fatto è che molta musica di mio gradimento si trova in vendita diretta in formati privi di DRM oppure legalmente gratis, grazie al fatto che chi la suona vive di concerti e non ha bisogno degli scarsi proventi che vanno agli autori dalla vendita dei CD, il bello è che non è per forza “vero rock” quello che riesce a fare a meno del CD, si trova di tutto: Jazz, Blues, musica elettronica, Folk, oltre a registrazioni storiche di musica classica od operistica, il punto è proprio che esiste una inesauribile minera di ottima musica al di fuori dell’asfittico mercato del CD, in cui il 99% della produzione musicale è fuori catalogo e viene lasciato ammuffire per non danneggiare le vendite di CD che dopo 6 mesi sono già finite nel oblio.
Non ho detto che le multinazionali impongano pop scadente, ho detto che la musica che ascolto io ( e che ovviamente io ritengo “buona” tra virgolette ) riesce IN PRATICA a fare a meno dell’intermediazione, se vuole, e questo mi basta.
Perchè c’è un differenza essenziale tra la situzione della musica e quella delle istituzioni statali.
Che se cerchi di creare una enclave estranea alle istituzioni statali, come una città “privata”in cui ci sia una totale autogestione ( quindi qualcosa di più anarcocapitalista che comunista ) nel migliore dei casi finisci in galera per attivtà eversive, mentre se fai musica, la vendi personalmente e vivi senza passare attraverso nessuna intermediazione lo puoi fare tranquillamente, molti musicisti lo fanno e ci campano anche tranquillmente.
E questo grazie al fatto che vendere MP3 o FLAC non ha i costi fissi di un industria discografica e anche i mezzi per produrre i CD sono molto meno costosi di quelli che erano necessari 30 anni fa per fare LP.
Quindi ben poco di ideologico, ma semplicemente l’osservazione che alla fine se si escludono gli artisti ultracinquantenni che tra vent’ anni saranno in pensione tutti, la produzione musicale intermediata e roba di cui faccio tranquillamente a meno.
20 anni fa non era così, quindi PER ME qualcosa è cambiato, negarlo mi sembra miope.
Agosto 21st, 2010 at 14:35
Ma… me ne sono accorto soltanto io che questa disintermediazione mi costa un centesimo di piu a brano?
P.S.: Pesantino Stevenes, eh…
Agosto 21st, 2010 at 15:42
Beh, tutto vero, certo: aldila’ dell’asfittico mercato dei CD esiste una miniera di ottima musica perfettamente irrilevante e che serve solo ai bisogni di status intellettuale di chi l’ascolta. Uno dei più interessanti sviluppi della radicale ristrutturazione del mercato musicale che tu descrivi è stata l’assenza dell’esplosione creativa che tutti si attendevano. Avendo identificato il problema (‘perchè la gente sente la musica sbagliata, cioè quella che non piace a me?’) ci si attendeva che la fine del dominio delle major che soffocavano l’impulso creativo degli artisti e i desideri dei fan avrebbe liberato chissà quali energie creative. Un nuovo Rinascimento, minimo! Invece abbiamo il dominio delle cover bands e del riciclaggio. Uno sente jazz, blues, musica elettronica, folk etc e si sente parte di un’elites ma, a guardarlo da fuori, non fa poi quella gran impressione. Quando ero giovane, mi par di ricordare, le cose parevano diverse. Per qualche motivo non sono moltissimi a sostenere apertamente che la musica oggi sia migliore, più originale, più creativa, più figa, di quella degli anni Sessanta.
La Rete, almeno in campo musicale, ha decisamente spostato i piatti della bilancia a favore del passato: la necessità di prodotti sempre nuovi e diversi era dei discografici e magari degli artisti: il pubblico, lasciato a se stesso, preferisce sempre le stesse cose, quelle che gli piacevano da giovane.
A un certo punto s’è scoperto che gli artisti ultracinquantenni cui ti riferisci erano – gasp! – avidi. Lo facevano per soldi! Quando finalmente andranno in pensione il campo sarà libero per una nuova generazione di artisti che di giorno lavoreranno come precari in qualche ufficio legale e durante i weekend creeranno opere immortali che avranno un enorme successo fra i loro amici su Facebook o quale altro social network sarà di moda in futuro perchè, come è vero Iddio, di soldi non ce ne tireranno fuori granchè…
Agosto 21st, 2010 at 21:18
Massimo, ci ho pensato un po’. Ma non potevi trovare (o aspettare) un esempio piu’ fortunato rispetto a questo? Ma non lo conoscevi? Ma l’hai ascoltato? Come puo’ essere convincente un esempio del genere? Ci si espone troppo alla facile contestazione *non poteva fare altrimenti*…
Agosto 21st, 2010 at 21:23
Daniele, sei ignorante che fai luce (parlo di musica eh ;)
Agosto 21st, 2010 at 21:27
Grazie della dritta, acquistato in pochi secondi con paypal e download in corso…. (6 min. riman…)
;)
Agosto 21st, 2010 at 21:35
Massimo… a parte il *de gustibus* ‘sto Stevens e’ di un pesante e reazionario che, forse, non te ne sei accorto…
Poi, dimmi perche’ e’ figo, dimmi perche’ e’ un grande autore… ;-)
Agosto 21st, 2010 at 21:38
Daniele, Illinois e’ uno dei dischi piu’ belli degli ultimi anni (poi d’accordo questo non e’ niente di che…)
Agosto 21st, 2010 at 21:43
Premesso che, magari, poi ci rivediamo per canali privati per litigare ;-) (anche per non rompere ai visitatori), ma questo tuo assolutismo e’ disarmante… Eddai, rileggiti un po’ ;-)
P.S.: OK, mai amato il genere *ballata*, tanto meno quella piegata alla politica o alla religione (cristiana, nella fattispecie – eppure son cristiano e me ne vanto), ma questa non e’ molto lontana dal *grazie Signore* del cabaret…
P.P.S.: Questo *niente di che*? Eufemismo, eh ;-)
Agosto 23rd, 2010 at 12:05
Ma è fantastico, lo vende a un dollaro. Cioè, togli l’intermediario e aumenti il prezzo.
Agosto 24th, 2010 at 18:10
Può non piacere, può risultare pesantino in certi pezzi, ma non si può liquidare con un “niente di che”..
Agosto 24th, 2010 at 19:20
*Niente di che*, infatti, e’ un eufemismo, tranquillo.