04
Ago

Google lo ammette sottovoce ma Wave e’ praticamente morto.

7 commenti a “In culla”

  1. ArgiaSbolenfi dice:

    Invece Apple quando cancella un prodotto, lo scrive a caratteri cubitali in home page.

  2. pv dice:

    Se ti interessa, da tuo lettore mi sento di segnalarti il sito di un progetto al quale ho preso parte: parma – shanghai driverless..

  3. Rocco Rattazzi dice:

    A quando un bollettino medico su Buzz?

  4. DB dice:

    Va be’, Wave è nato nel maggio del 2009, se è rimasto in culla senza nemmeno cominciare a gattonare significa che il suo sviluppo non è stato seguito bene.

  5. ArgiaSbolenfi dice:

    Wave era probabilmente l’esperimento di un gruppo di programmatori di Google, che ha sfidato qualsiasi filtro interno all’azienda in fatto di usabilità, rispondenza ai bisogni degli utenti.. ed è arrivato allo status di prodotto finito o quasi. Capita nelle aziende dove i ner.. ehm i tecnici hanno molta voce in capitolo, può andare bene con GMail oppure avere risultati grotteschi come in questo caso.
    Poteva andare peggio: se invece di Google fosse stato di qualcun altro, magari veniva battezzato “Lotus qualchecosa” e migliaia di impiegati se lo dovevano beccare obbligatoriamente ;-)

  6. Roof dice:

    @Argia: in realtà hai dipinto esattamente come funziona Google e direi che le ore mensili che lasciano ai dipendenti per portare avanti le loro iniziative personali vanno proprio in questo senso.
    Google Wave era un progetto nato non per dare un beneficio in qualche campo, ma giusto per vedere se può servire a qualcosa… un errore di posizionamento che gli è stato fatale.
    A loro difesa ci sta il fatto che innovare è sempre rischioso e gli errori e i fallimenti, anche grandi, sono fisiologici e parte del “gioco”. L’importante che che il fallimento non porti allo stop dell’innovazione: se Apple si fosse fermata dopo il fallimento del Newton oggi non esiterebbe l’iPhone.

  7. Massimo dice:

    @Argia: beh, ma anche le aziende dove comandano i markettari fanno le loro belle cazzate. Tra l’altro, nerd per nerd, a Google hanno di sicuro molti geni e relativamente pochi dei nostri compagni delle medie o liceo che passavano i pomeriggi a giocare ai videogiochi, penso.