Vedo che continua la discussione sull’obbligo di rettifica per i blog. Al di là delle questioni legali, comunque importanti, mi viene in mente che forse non ho scritto chiaramente da queste parti quello che penso al riguardo. E quello che penso è che l’obbligo di rettifica per i blog sia una sonora cretinata sulla quale non ci sia alcun bisogno di legiferare, che le rettifiche in rete si rettificano da sole e che, come diceva Gaspar molti anni fa, se leggi su un blog qualcosa su di te che non ti piace, apri un blog e la rettifichi là. Non sai fare? Impari. So bene che una idea del genere è molto naive e lascia aperta la strada a qualche squilibrio ma ha in se’ un punto di forza che dimentichiamo troppo spesso: la rete è il luogo della comunicazione e del confronto, sarebbe meglio smettere di immaginare come regolarla ed iniziare ad utilizzarla.
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Giugno 19th, 2010 at 10:15
Anche perche’ l’obbligo di rettifica non funziona (specie in Italia) sulla carta stampata, dunque non si capisce per quale sorta di miracolo dovrebbe funzionare su una roba un miliardo di volte piu’ grande.
Giugno 19th, 2010 at 10:30
Inevitabilmente, ovviamente, naturalmente, fortemente, decisamente, assolutamente, irrimediabilmente, serenamente (e tutto quello che ti viene in m-ente che finisca per -ente) daccordo con te!
Giugno 19th, 2010 at 11:10
In realtà le regole già ci sono, se io vado in un bar e appendo un foglio di carta con scritto “Mantellini è un pedofilo” tu puoi andare dai carabinieri e farmelo togliere, non vedo alcuna differenza.
bob
Giugno 19th, 2010 at 11:40
Senza polemiche, scusa, ma non ho capito.
Io non ho un blog; tu invece sì e hai pure un mucchio di lettori.
Se tu scrivessi che io sono un ladro, cosa dovrei fare? Correre ad aprire un blog per dire che non è vero, possibilmente pubblicando delle prove? A parte il fatto che è un po’ macchinoso per me (mentre non lo è per te che hai già tutto pronto) chi caspiterina mai leggerà il mio sfigatissimo blog?
Finirà che io rimarrò un ladro per la maggior parte della gente.
Anche pubblicare un commento potrebbe non bastare, ci sono blog che hanno centinaia di commenti altri che non li permettono, altri ancora che li chiudono in automatico dopo un certo periodo dalla pubblicazione del post.
Giugno 19th, 2010 at 11:43
Ah, dimenticavo: se poi qualcuno va su google e cerca il mio nome, cosa trova prima: il mio blogghetto o il tuo, che ha un page rank maggiore?
Grazie per la eventuale risposta
Ciao
Giugno 19th, 2010 at 12:16
Quindi se capisco bene l’onere della rettifica sta a chi è stato diffamato, non sia mai che chi diffama debba anche fare lo sbattone di rettificare. Della serie “cornuto e mazziato”.
Giugno 19th, 2010 at 14:31
Ho dei dubbi su questa argomentazione. Cioè: io sono d’accordo che l’obbligo di rettifica è una regola malfatta e pronta a mille abusi, ma l’alternativa è ricordare che già ci sono leggi contro la diffamazione e che se uno vuole già ora può scrivermi e dire: “bello, o cambi questa cosa o vado da un avvocato”. L’idea che lui si debba aprire un blog per rettificare lui mi sembra davvero troppo ingenua.
Giugno 19th, 2010 at 15:44
@Achille, @Max, non vorrei confondere rettifica e diffamazione, sono due questioni differenti. Se io ti diffamo tu sul web esattamente come altrove hai tutti gli strumenti per reagire (compresi provvedimenti d’urgenza del magistrato che dispongono la censura di pagine web o commenti). La rettifica e’ una esigenza legata alla comunicazione da uno a molti, uno strumento che presume una qualche scarsita’ di microfono. Il Corriere dela Sera ti offende? Tu intanto chiedi il microfono del Corriere e con uguale visibilita’ esprimi il tuo punto di vista per i millemila lettori del quotidiano. Sul web il microfono e’ un tool distribuito e nella grande maggioranza dei casi e’ discutibile quale microfono suoni piu’ forte. Poi esistono altre opzioni (per esempio sui blog ci sono i commenti dove chiunque puo’ in qualche maniera rettificare o linkare una rettifica) insomma la situazione è molto differente. tanto differente che probabilmente normare l’obbligo di rettifica da queste parti e’ una stupidaggine.
Giugno 19th, 2010 at 17:19
@ Max-Giancarlo-Achille: Commentate partendo da un presupposto errato, e cioe’ che in Italia viga effettivamente l’obbligo di rettifica sulla carta stampata. Non e’ cosi’. Nella migliore delle ipotesi, la rettifica alla notizia pubblicata in prima la schiaffano in 20esima in basso nella pagina di sinistra. La discussione sull’obbligo di rettifica sul web somiglia tanto alla diatriba indulto-si indulto-no nel paese dove ogni anno cadono in prescrizione quasi 200mila processi.
Giugno 19th, 2010 at 17:28
@maccraiser Hai ragione, ma anche l’idea di aprire un blog per rettificare non ha molto senso, se qualcuno dice cose false su di me ed ha un blog con migliaia di accessi e di link quanto vale la rettifica su un blog aperto ieri con tre lettori?
bob
Giugno 19th, 2010 at 17:50
@MacRaiser: Hai ragione, e non si faranno certo le barricate se il ddl non verrà approvato, anzi. Mi limitavo a far notare che le motivazioni del post sono debolissime. Anche la precisazione successiva di Mantellini mi lascia perplesso: sostiene che sui blog ci sono i commenti. Innanzitutto non tutti i blog hanno i commenti aperti, e in tutti gli altri casi, giustamente, il titolare ha diritto di decidere se pubblicare o meno un commento.
Ovvio che nella maggioranza dei casi, se uno può commentare e il commento viene pubblicato, non avrà un grande interesse a ricorrere alla legge per chiedere la rettifica: se l’è già fatta da solo. L’obbligo di rettifica vale nel caso dei blog senza commenti o nel caso il tilolare non permetta di commentare a mò di rettifica.Sul fatto che uno per rettificare debba aprirsi un blog ho gia detto prima.
Giugno 19th, 2010 at 19:18
Andiamo, Massimo: non penso che neppure tu stesso possa credere veramente a quel che dici. Se tu fai un’affermazione errata su di me, e io la rettifico sul mio blog, ci saranno 10.000 persone che leggono la tua affermazione, e 50 che leggono la mia rettifica.
Vuoi un esempio più concreto (e mi autocito solo per non tirare in ballo nessun terzo)? In questo post io avevo dimostrato, numeri alla mano, che la fola inventata da lavoce.info dei 400 milioni di costo del mancato accorpamento dei referendum era, per l’appunto, una fola. Quel mito dei 400 milioni è stato poi propalato non solo da tutta la rete, ma anche dalla stampa e dalle televisioni: vogliamo dire venti milioni di persone? . Sul mio blog i numeri li hanno letti un paio di centinaia di persone.
E’ per questo che la rettifica va fatta sul medesimo blog che ha diffuso la notizia: perché non esiste solo la rete, esiste anche tutta una società al di fuori di essa.
Giugno 21st, 2010 at 15:30
Per me, caro mantellini, sbagli. Ok, Internet è la libertà, il confronto, e ognuno può scrivere quel cavolo che gli pare. Ma nella giungla ci sono tanti blog e siti autorevoli, come il tuo: chi ha una voce forte, pesante come la tua per me deve anche, in qualche modo, prendersi l’onere di una rettifica. Non credi? Anche perche’ a volte una rettifica può paradossalmente accrescere l’autorevolezza.
Giugno 21st, 2010 at 16:21
Allibisco: in pratica la scelta sarebbe fra ingaggiarsi attivamente, con dispendio ti tempo e d’energia, in un’agorà alla quale non si è punto interessati, oppure accettare la lapidazione “in absentia”.
Bell’affare. E non è un affare di norme, legali o anche solo deontologiche, ma di semplice simmetria nelle libertà e nel rispetto.
L’Onnipotente ci scampi da certe foie, diciamo… Che però, rammentano da vicino il consumismo della 600, quando lo struscio motorizzato attorno alla Villa Comunale, il puerile feticismo del nuovo giocattolo, obbligava a giri di due ore senza poi arrivare in tempo da Marinella….
Mala tempora, si trova sempre il modo..
Giugno 21st, 2010 at 17:24
Ma infatti anche nel paesello il pettegolezzo si ferma non appena l’interessato diffonde la sua smentita.
Questo perché le proposizioni veritiere hanno virtù metafisiche tali da annientare le menzogne nel raggio di 3 link (oltre a rendere tutti più buoni).