Oggi ho ascoltato in auto l’ennesimo spot del Tavernello che ha come co-protagonista il professor Vincenzo Tini, che non è un attore ma un microbiologo della facoltà di Agraria dell’Università di Bologna. Lo spot, come molti altri, e’ prodotto dall’Agenzia Testa e da quello che leggo in giro sarebbe una raffinata operazione di co-branding dove l’Universita’ ci mette l’autorevolezza e il Tavernello ringrazia offrendo i finanziamenti per una borsa di studio. Lo spot radiofonico che ho ascoltato oggi, con la fattiva collaborazione dell’ormai famoso prof. Tini raccontava che il Tavernello è il vino piu’ venduto d’Italia ed il 4° piu’ venduto nel mondo. Il mio punto di vista al riguardo probabilmente non tiene conto delle magie del co-branding e nemmeno delle ristrettezze economiche dell’Università martoriata dalla Gelmini: la mia impressione è che il Tavernello sia un vino di modestissima qualità e che l’Università di Bologna in tutta questa faccenda ci faccia una pessima figura, nonostante le indubbie doti recitative del Prof Tini, nomen omen.
09
Giu
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Giugno 9th, 2010 at 21:28
Il Tavernello puzza di fragola. E il fatto che un vino sia il “più venduto” vuol semplicemente dire che è il più economico, certo non il più buono.
Giugno 9th, 2010 at 22:01
Concordo con Claudio e vorrei citare il famoso slogan immaginario “mangiate merda, miliardi di mosche non possono sbagliare”.
Giugno 9th, 2010 at 22:02
E’ il mondo economico e sociale verso cui ci stanno portando.
Un mondo dove chi ha i soldi compra e chi ne ha bisogno vende. Non c’è etica, non c’è professionalità. Il mercato vince su tutto, altrimenti non si sopravvive e si chiude.
Giugno 9th, 2010 at 22:46
I tagli potano così profondamente che l’alma mater ha deciso di fare un passo quasi faustiano.
Li si può condannare senza appello o è meglio che qualche giovane studioso precario possa continuare la sua attività “anche” grazie ai fondi del tavernello?
sarei curioso di sapere che ne pensa l’accademica di casa…
Giugno 9th, 2010 at 23:55
@Carlus
Ma dove caxxo l’hai presa? Non la conoscevo! Grandissima!!!
Giugno 10th, 2010 at 01:22
Lauree…
No, così tanto per dire: la pessima qualità del Tavernello (diciamolo pure: fa schifo) è direttamente proporzionale alla pessima qualità della facoltà di Agraria dell'università di Bologna (facciamo nomi e …
Giugno 10th, 2010 at 03:41
è il vino più venduto al mondo ma esclusivamente per bagnare la carne mentre si cuoce. io non l’ho mai bevuto credo.
Giugno 10th, 2010 at 03:44
Visti i commenti di Claudio, e Gianluca (che sottoscrivo) è divertente vedere che Tavernello sia una metafora della contemporaneità. Chissà se quelli di Caviro speravano di arrivare a tanto.
Giugno 10th, 2010 at 07:22
Magari dal punto di vista organolettico è perfetto… il problema è che il vino si dovrebbe valutare per come risponde ai sensi.
Aggiungo una battuta (se non sbaglio) di Pistolazzi: “Guarda che il Tavernello del ’98 non è d’annata… è scaduto!”
Giugno 10th, 2010 at 07:53
ai cattedratici, come già accade coi giornalisti, dovrebbe essere proibita la pubblicita’
Giugno 10th, 2010 at 08:00
@aiello i soldi te li fai dare sui progetti, non sulla bella faccia italiota da tavernello. Il mercato non è sempre e comunque idiota, e ci sono modi differenti di starci dentro.
Giugno 10th, 2010 at 09:13
Concordo sull’impressione di modesta qualità , Tavernello è un marchio registrato, non la denominazione di un vino: dentro al TetraPak può esserci un vino sicuro dal punto di vista “sanitario”, ma il consumatore non ha consapevolezza di quale vino stia bevendo, ne’ che proprietà abbia. Mettere nello spot un microbiologo può infondere più sicurezza a qualche consumatore. Forse la Caviro ha anche pensato che avere come endorser un esperto nell’impiego di lieviti in campo enologico (questo si legge nel CV del prof. Tini) potesse far lievitare ulteriormente le vendite.
Per inciso, essere il “quarto vino più venduto al mondo” (dato di mercato del 2008) significa una quota di mercato dello 0,4%, di poco inferiore a quella del brand Martini della Martini&Rossi. Che però negli spot ha un target più glamour
Giugno 10th, 2010 at 10:37
Il successo di Tavernello fa riflettere!
Giugno 10th, 2010 at 10:41
il tavernello è un vino che piace a chi non piace il vino
Giugno 10th, 2010 at 11:40
Mi sembra che la qualità del tavernello vada esattamente di pari passo con l’autorevolezza dell’università di Bologna.
L’accoppiata calza alla perfezione.
Giugno 10th, 2010 at 12:45
Il Tavernello è il grande simulacro simbolico della mediocrità Gaussiana che affligge i popoli tutti, ma in special modo il nostro. Il successo del Tavernello riflette l’attitutide dei più alla normalizzazione dei piaceri, alla mortificazione degli apogei. Il Tavernello, diciamolo, incarna il civilizzato addomesticato, gli uomini e le donne che, come diceva Frankie-Hi, sono tutti disposti intorno alla tv a forma di famiglia vera.
[no, è che sono appena tornato da pranzo e mi è uscita così di getto. scusate].
Giugno 10th, 2010 at 13:45
Poveretti, ma a quelli dell’agenzia non ci pensate? Gli hanno dato un vino che sa di acqua piovana, famoso per stare nei carrelli rubati alla coop dai barboni e ci hanno tirato su lo spot, con tanto di esperto-tipo-miracleblade-dell’accademiadifarinadisemidilino- e voi che lo denigrate.
E poi, per par condicio, quella del “Ronco” dove la mettiamo? Col toscano che va nella cantina di cotto e stappa il cartone come un Brunello d’annata!
Giugno 10th, 2010 at 14:24
A proposito del Ronco, anzi del San Crispino, ho scoperto il motivo per cui Gaetano Gennai nello spot in TV lo tiene in cantina manco fosse un Brunello d’annata: è astemio.
Giugno 10th, 2010 at 14:26
Eppure un miglioramento v’è stato. Prima di Tini infatti a discettare sulle asserite qualità del Tavernello vi era quel Federico Fazzuoli che per me misteriose ragioni ha imperato per anni sulle trasmissioni che odoravano di agricoltura alla Rai. Ebbene, le parole che in quelle occasioni venivano pronunciate suonavano più false ancora del sorriso che il tal Fazzuoli esibiva durante lo spot. Ora invece l’accento bonariamente emiliano del docente Tini ai suoi alunni birichini ma mica fessi (“Ragazzi! Piano col vino, nevvero…” E quelli di rimando: “Ma è Tavernello!” come se il Tavernello non fosse un vino) riesce a rendere pateticamente inoffensivo il tutto.
Giugno 10th, 2010 at 15:08
Non per nulla il prof Tini nello spot radio dice che “il Tavernello è un ALIMENTO..”. Mica parla di vino.
Ciao.davide
Giugno 11th, 2010 at 10:45
Da non bevitore vorrei sapere da voi da quando il vino è “cultura”?
Solo in Italia (e forse in Francia) si può ergere una bevanda a simbolo culturale. Il vino è un prodotto, artigianale o industriale ma tale resta. Se l’Università di Bologna si fosse venduta per un montepulciano sarebbe stata eletta come difensore della cultura italica. A me sembra che tutta questa cultura del vino sia una sola grande operazione di marketing, esplosa in effetti solo dopo i famosi casi della sofisticazione del vino con numerosi morti.
Giugno 11th, 2010 at 22:33
io uso Tavernello per mandare via i ragazzi della sala giochi quando fanno baccano
2 bicchieri in testa dal terzo piano e voilà
fate così anche voi
Giugno 12th, 2010 at 09:54
forse lo prendo per metterlo nel vino..
Giugno 12th, 2010 at 09:55
ops..nel riso..scusate ;)
Giugno 12th, 2010 at 13:33
@Gian Carlo
Concordo, e dopo il recente scandalo del Brunello prodotto miscelando altre uve, per meglio rispondere al gusto di certi mercati esteri (tipo l’americano), anche dalle parti di Montalcino, Montepulciano & C. non è che siano messi proprio benissimo.
Che sempre frode alimentare in commercio rimane, visti i disciplinari di produzione.
Giugno 13th, 2010 at 22:39
Certo che 25 post di risposta, per smerdare il Tavernello, la dice lunga.Non si potrebbe impiegare meglio l’energia procinetica, prodotta dal nostro cervello e riservarla, anche con meno livore, a cose un po’ più amene?Io qui, sono di passaggio, non me ne voglia il Sig.Blogger, ma, io, su di un posto come questo, dove di interessante, non c’è quasi nulla, che ci vengo a fare?
Giugno 15th, 2010 at 05:50
@miky314
ecco, bravo, fora dai ball… :-)