Non so come mai ma a me Nicholas Carr, da qualche tempo a questa parte, ricorda un po’ il nostro Giampaolo Pansa. Giornalista rispettabile e intelligente che ad un certo punto della sua carriera scopre il fascino un po’ infantile (ed economicamente vantaggioso) dell’essere bastian contrario ad ogni costo, trova la sua personale specializzazione (per Pansa la rivisitazione delle esperienze partigiane, per Carr l’analisi sociologica della rete Internet) e ci sguazza con convinzione fino a sporcarcisi tutto. Uno degli ultimi post sul blog di Carr (che sta per pubblicare, vedi tu che strano, un libro sui rischi per i nostri cervellini legati a Internet, libro sul quale, potete scommetterci, i media italiani si avventeranno famelici) è un elegante rivisitazione del concetto di collegamento ipertestuale che da cuore pulsante del www si trasforma improvvisamente in arma di distrazione di massa. La sottolineatura dei rischi e dei cambiamenti legati alle pratiche di rete è argomento indispensabile, perfino molto poco frequentato nei primi anni di sviluppo di Internet, ma lo schemino che Carr usa ormai da tempo (un titolo ad effetto, una affermazione improbabile e controcorrente, una flebile sottolineatura della necessità di non generalizzare) ormai non stupisce più. Nonostante questo la discussione teoretica che propone sul fatto che i link nel testo disturbino mentre messi in fondo al testo no, fa francamente cadere le braccia.

5 commenti a “Carr(a) Bennato che ti Pansa”

  1. Mammifero Bipede dice:

    Bennato?

  2. massimo mantellini dice:

    Gia’ ;)

  3. pietro dice:

    Rinnegato, sei un rinnegato, non ti conosciamo piu!
    :-))

  4. Larry dice:

    +1

  5. Sascha dice:

    A proposito, il libro di Carr è uno dei migliori scritti sull’argomento e sfronda molte della puttanate alle Shirky-Granieri che i media padronali spacciano regolarmente come fatti – così, giusto per puntualizzare…