Verso la fine del 2008 Wired Italia invitò un po’ di gente a una colazione durante la quale Riccardo Luna si presentò e spiegò a grandi linee il progetto dell’edizione italiana del mensile statunitense che sarebbe uscita in edicola di li a qualche mese. Mi sembra di ricordare che una delle poche cose che dissi a Luna in quella occasione fosse questa: speravo che Wired potesse essere il primo esempio di foglio tecnologico con una autorevolezza capace di incidere sull’asfittico scenario decisionale italiano. Ho visto e sentito in varie occasioni il direttore di Wired in questo anno e mezzo e non è mai capitata l’occasione di riprendere il discorso. Dico questo perchè a me pare che Wired da un po’ di tempo a questa parte stia tentando di accreditarsi in questo senso verso una platea piu’ ampia di quella dei suoi lettori. Dopo la proposta del Nobel per la pace per Internet, leggo che in questi giorni si parla di una iniziativa di Wired per portare Internet dentro la Costituzione italiana: ne parla estesamente Giovanni Boccia Artieri in un interessante post sul suo blog. Ora devo dire, sommessamente, che si tratta di iniziative che mi convincono poco, per molte varie ragioni, di sostanza (Internet non ha bisogno di simili tutele formali) e di metodo (il proponente è un mensile di tecnologia ed innovazione molto giovane). Nello stesso tempo sono pronto a scommettere sulla autenticità dei progetti di Luna e sono convinto che iniziative del genere, sfrondate delle mille sciocche dietrologie che sono in grado di scatenare in rete, abbiano il merito di sottolineare un punto (quello della centralità della rete nello sviluppo della società) in una agenda che non è quella usuale e limitata degli affezionati/addetti ai lavori. In questo senso il lavoro mediatico di Wired (se avranno la sensibilità di non esagerare) insegue quella idea di voce dialogante che porta le cose della rete Internet oltre la rete, nei palazzi della politica, dentro le discussioni pubbliche, nelle aziende, fino nei saloni delle parrucchiere.

15 commenti a “Internet, Nobel e Costituzione”

  1. avvelentani dice:

    E` molto importante che apple sia l’unica organizzazione in grado di operare censura.

  2. piovedisabato dice:

    quale censura? Se vado nel negozio Lacoste e non ci trovo le polo di Armani mica dico loro che sono dei censori.

  3. avvelentani dice:

    dovremmo superare questa fase delle metafore idiote.

  4. piovedisabato dice:

    Sono idiote quando sono vere? :) comunque non ho capito cosa c’entra il tuo primo commento col post.

  5. avvelentani dice:

    I vestiti non sono come il software o come un computer e comunque una volta che hai comprato un vestito da lacoste ci puoi fare quello che ti pare: tagliarlo, usarlo come strofinaccio, rivenderlo o usarlo insieme a vestiti non-lacoste. Di conseguenza e` una metafora idiota.
    Il commento c’entra perche’ mantellini ha comprato l’iPad e a questo punto non si puo` piu` permettere commentini ipocriti sull’asafittico scenario decisionale italiano, quindi mi sento di ricordarglielo.

  6. Paolo dice:

    Umh .. dopo Pc vs. Mac, siamo arrivati a iPad contro resto del contro. Che discussioni interessanti :|

  7. Dario Salvelli dice:

    Beh io dal barbiere anche non l’ho visto Wired.

  8. piovedisabato dice:

    Avvelentani
    l’utente è libero di comprare quello o altro e sa già prima cosa compra. Inoltre mantellini sul suo blog può permettersi di scrivere ciò che vuole e c’è chi come me pensa che non vi sia contraddizione.

  9. roberto dadda dice:

    Massimo il tuo discorso è molto corretto e condivisibile, francamente credo che dovremmo dirci a chiare lettere che queste iniziative sono solo idiozie venute in mente a menti troppo sensibili al marketing e poco al ragionare.

    Premio Nobel a uno strumento di comunicazione? Che senso ha?

    Mettere nella costituzione Internet? Qui mi sembra un discorso dio una fesseria abissale: mettiamo Internet e non il telefono, mettiamo Internet, allora mettiamoci anche il diritto all’acqua e al pane…

    bob

    PS La rivista italiana purtroppo non ha NULLA a che vedere con quella statunitense, io ero passato dall’una all’altra, adesso ho rifatto l’abbonamento a quella USA e a quella italiana non tolgo nemmeno la cellofanatura…

  10. SLM dice:

    Vabbè, e se lo dessero a Tim Berners-Lee? Tanto, dopo il presidente della nazione meglio armata del mondo…

  11. jan dice:

    Ho commesso l’errore di abbonarmi a Wired Italia mesi fa, una rivista nell’insieme avvilente, che riesce a superarsi numero dopo numero.

  12. roxy dice:

    x Roberto Dadda: credo che tu faccia bene a specificare che non togli l’incellophanatura da Wired Italia, altrimenti dubiterei della tua capacità di leggerne i testi, visto che, mi pare, nella rivista abbiano detto più e più volte che premio (e denaro) non sarebbero assegnati genericamente a quello che tu definisci “strumento di comunicazione” (e già qui, mi pare che tu non abbia tanto idea di cosa è diventato Internet) ma proprio a suoi tre creatori.
    Detto questo, io la trovo una buona iniziativa, che magari potrà avere dei risvolti marketing, ma che ha l’indubbio pregio di essere stata portata avanti (almeno finora). Non è che ci siano molte altre iniziative italiane che possono vantarsi di aver superato la fase del primo annuncio.

  13. Andrea dice:

    Personalmente credo che lasciare Wired Italia nella sua cellophanatura sia cosa buona e giusta. L’unica cosa migliore di questa è lasciare la cellophanatura, con il suo contenuto, all’interno dell’edicola.

    La riflessione di “avvelentani” è invece di una sciocchezza devastante. E devastante è un eufemismo. “Siccome Mantellini ha comprato l’iPad…”. Asilo Mariuccia 2.0

  14. Andrea dice:

    @roxy
    non è che perchè una stupidaggine marchettara ha superato la fase di annuncio diventa per questo “pregevole”. Neppure in Italia.

  15. Giulia Aranguena dice:

    Con tutto il mio sconfinato rispetto per Wired ed il suo direttore, posso dire una cosetta da avvocato? Ecco, a parte le proposte, seppur autorevolissime, sposate anche nei commenti al post di Giovanni Boccia Artieri, ci sarebbero un paio di “dettagli”. Insomma: 1) L’art. 27 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo riconosce già ad ogni individuo il diritto di partecipare liberamente alla vita culturale della comunità e di godere delle arti e della cultura. 2) Il Parlamento ed il Consiglio d’Europa hanno ribadito questo principio con riferimento alle RETI DI COMUNICAZIONE ELETTRONICA in sede di approvazione della nuova direttiva quadro delle comunicazioni elettroniche. 3) A marzo del 2009 il Parlamento EU ha rafforzato le libertà fondamentali sulle reti con una raccomandazione agli Stati. Pertanto, tutto questo framework regolamentare dovrà essere recepito dagli Stati membri. Ergo…dovrà esserci internet nelle ns. libertà costituzionali prima o poi! E Wired in questo può accelerare e vigilare!