Nel caso del post di Sybelle censurato da WordPress.com è rintracciabile tutta la retorica classica della comunicazione di rete. C’è la scarsa abitudine alle opinioni contro, ci sono i commenti acidi ed anonimi che attaccano l’azienda (un marchio di abbigliamento romagnolo dal nome anglofono, John Ashfield), ci sono le risposte spesso ingenue e altrettanto anonime degli “amici” dell’azienda. Poi ci sono le reazioni dietro, la lettera di un avvocato magari, o comunque qualcosa o qualcuno che consiglia WordPress di chiudere il blog e poi di riaprirlo eliminando il post in questione (il tutto senza degnarsi di informare la tenutaria del blog e anzi aggiungendo un account di amministratore al blog stesso). Poi c’e’ la reazione della rete, la cache di Google, il mirroring degli altri utenti, il ribaltamento dello scenario con l’azienda che da cacciatore diventa selvaggina. In questa dinamica molte volte osservata alcune cose vanno perdute (per esempio il senso del contendere) ed altre si chiariscono. Per quanto mi riguarda senza entrare in valutazioni troppo complesse, mi pare che almeno una cosa si possa affermare senza troppi problemi. Potendo, meglio non avere un blog su WordPress.com.
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Febbraio 15th, 2010 at 21:19
la morale, ancor più in soldoni, è “la libertà ha un prezzo”, un prezzo fatto un po’ di soldi ed un po’ di sbobbarsi i cazzi e mazzi di avere il proprio software installato su un server. chiamalo digital divide di secondo livello, se vuoi. fortuna che c’è andrea beggi.
Febbraio 15th, 2010 at 21:40
Conclusione del tutto condivisibile. WordPress.com non ha fatto una bella figura.
Febbraio 15th, 2010 at 22:08
su WP ho soltanto un blog pseudo-aziendale, aggiornato pochissimo… sarà stato “sesto senso”?
Febbraio 15th, 2010 at 22:14
Tanto più che con provider che ti danno l’hosting necessario a 11 euro/anno e con WordPress che si installa in 10 minuti scarsi, rivolgersi a robacce come wordpress.com o blogger o simili non è il massimo
Febbraio 15th, 2010 at 22:51
buono a sapersi.
Febbraio 15th, 2010 at 23:54
WordPress non ci fa una bella figura, certo, senza dubbio è un pessimo precedente. Bastava avvisare per correggere il tiro.
Ma quanti di voi hanno o hanno avuto un blog su WP.com? Come molti iniziai lì a fare blogging e non credo di aver mai sentito utenti lamentarsi di mancanza di libertà.
Quanti casi come questi ci sono stati a fronte di anni di sviluppo di una piattaforma blogging tra le più usate?
Febbraio 16th, 2010 at 00:04
Giusto per tanti motivi, anche senza considerare la censura. Un proprio spazio web è un proprio spazio web.
Dove le tue foto sono le tue, dove puoi togliere quello che ti pare quando ti pare, dove rimane un minimo di tutela della privacy e della proprietà dei propri contenuti…
Troppo spesso per risparmiare 30-40 euro l’anno ci priviamo di un importante spazio personale e ci affidiamo a terzi, che ovviamente hanno finalità diverse e non sempre parallele alla nostra.
Febbraio 16th, 2010 at 06:13
Assolutamente stigmatizzabile il comportamente di WP.
Ma attenzione:
non crediate che un qualsiasi provider avrebbe necessariamente avuto un comportamente diverso.
Mi è capitato in almeno due occasioni di vedermi staccata la spina del DNS appena al provider arrivava il fax di uno studio legale di fama.
Febbraio 16th, 2010 at 07:43
Mi sembra tutto un po’ strano. Secondo me centra più la lingua che il resto. Essendo il blog in italiano, non capendoci niente visto che sono sicuramente di lingua inglese, hanno preferito mettere tutto off line e tentare di capire qualcosa. Infatti quelli di WordPress hanno resistito ad un avviso di take down da parte di Canon Usa (http://fakechuckwestfall.wordpress.com/2009/02/14/shut-down-notice-from-canon/), chiedendo solo qualche piccola revisione di qualche post, figuriamoci se si preoccupavano più di tanto di un’aziendina italiana.
Febbraio 16th, 2010 at 08:17
… aggiungo, è sicura l’autrice del blog di non aver ricevuto nessuna comunicazione da WordPress? Non è che è finita nello spam? Come si vede dal caso segnalato, dopo aver ricevuto la comunicazione di take down da parte di un grosso studio legale americano, WordPress ha dato due giorni al tenutario per apportare i cambiamenti chiesti, ad esempio rimuove il marchio Canon dal blog, ed ha respinto al mittente lei stessa l’accusa principale di Canon, è cioè che chiamarsi il “falso Chuck Westfall” (dirigente Canon Usa) potesse indurre qualcuno a credere che dietro il blog ci fosse il “vero Chuck Westfall”.
Febbraio 16th, 2010 at 09:00
A me sembra più interessante, se posso dirlo, l’autogol dell’azienda d’abbigliamento in termini di brand reputation.
Febbraio 16th, 2010 at 09:56
@Alessandro indubbiamente non ha fatto una grande figura specialmente se le accuse mosse tra i commenti risulteranno essere veritiere. Ad ogni modo si delinea chiaramente l’incapacità di un’azienda di interagire con i nuovi media nel modo corretto.
Febbraio 16th, 2010 at 10:13
Gianluigi,
Venerdì sera un amico mi ha avvisata che il blog era stato chiuso a mia insaputa: ho controllato e non ho ricevuto nessuna spiegazione o email da WordPress.
Ho fatto io la prima mossa scrivendo e chiedendo spiegazioni all’indirizzo preposto.
Sono poi seguite un paio di email da parte di WordPress non esaustive che non rispondevano alle mie domande (tipo: cosa dovrei togliere?). Nell’ultima email mi si dice appunto che dovrei contattare chi ha contestato il post (che è ancora in “privato” su WP), ma il problema è che io non conosco l’identità di questo “mandante”. Infine mi si paventa la possibilità “tribunale”.
Ho scritto ancora per chiedere come risolvere il problema: niente.
Aspetto. Un po’ preoccupata.
Febbraio 16th, 2010 at 10:32
@Sybelle
Personalmente, non mi affiderei mai ad una piattaforma. Per motivi mi sono trovato anche a difendere quelle posizioni. E, insomma, qualche volta mi sono trovato con il legale rappresentante imputato. Perché qui va così…
Dunque, capisco il loro atteggiamento che è del tutto prevedibile.
Comunque, noto che in queste vicende c’è sempre una costante: chi ha qualcosa da dire si rivolge sempre alla magistratura o alla piattaforma… Mai visto andare direttamente dal blogger… Son proprio strani i miei colleghi…
Febbraio 16th, 2010 at 11:37
Sybelle, sei proprio sicura di non esserti persa qualche messaggio e-mail? Magari finito nello spam? Perché non chiedi di rimandarti eventuali avvisi spediti prima di venerdì.
Poi entrando nel merito del post, a quanto posso giudicare io, il post è del tutto legittimo, quello che trovo di sbagliato sono i commenti successivi che a quanto sembra sono di dipendenti (o ex) insoddisfati. Perché non li hai cancellati? Cosa diavolo avevano a che fare con l’argomento del post? Quando sono stati immessi perché non hai suggerito a gli autori di aprire un loro blog, andare da un’avvocato, incatenarsi ai cancelli dell’azienda, farsi esplodere al passaggio dei dirigenti? Insomma perché sono venuti a protestare a casa tua?
Febbraio 16th, 2010 at 11:48
Non fosse successo, non potremmo parlarne!
Non voglio dire che non tutto il male vien per nuocere, che è una generalizzazione estrema come un vetusto proverbio, ma come potremmo portare il “ribaltamento” di cui accenni (non solo da cacciatore a selvaggina) nella “classica retorica” della cultura in rete se queste cose non capitassero?
Io personalmente non saprei dire se un mio articolo (hostato da WP) è mai stato censurato, e di critiche ne ho fatte! ma posso affermare di essere contento che sia capitato, altrimenti non potremmo farlo rimbalzare qua e là nei vari blog, anche grazie alla cache di Google (che non è “il male”, come ha scritto “ironcamente” Wolly in un serissimo articolo che ho molto apprezzato).
Ecco come si ribalta il potente!
Non capitasse mai alcun “errore” del sistema, non ci accorgeremmo di essere –metaforicamente– in Matrix, no?
Febbraio 16th, 2010 at 13:19
e dunque quale piattaforma utilizzare?
Febbraio 16th, 2010 at 14:07
Elena T.: Non uso wordpress.com, ma so che se vai in Tools->Export puoi fare il backup di tutto. Quindi potresti fare così:
1) Compri un dominio con godaddy (o simili) e lo punti al tuo blog su wordpress.com
2) Fai un backup quotidiano
3) Se un giorno te lo chiudono punti il dominio a un servizio di hosting a pagamento dove installerai WordPress come CMS (esattamente come fa Mantellini) e in un attimo grazie al tuo backup potrai avere il blog come prima
Febbraio 16th, 2010 at 14:25
cose che succedono in ogni social network.
anche splinder non ne è immune.
Febbraio 16th, 2010 at 15:12
L’ideale sarebbe avere il software, il server e magari anche la proprietà del cavo che attraversa l’oceano. Se attivissimo è su blogger un motivo ci sarà…
Febbraio 16th, 2010 at 15:29
Trovo wordpress.com un’ottima piattaforma, dopo un primo breve periodo su wordpress.com e poi qualche anno su blogger, dai primi di gennaio mi sono trasferito nuovamente su wordpress.com.
Con una spesa relativamente minima si ha dominio personalizzato con un downtime praticamente nullo.
Questa soluzione mi evita tutte le magagne relative all’aggiornamento della piattaforma del sito, questo non è poco. 3GB di spazio sono più che sufficienti a meno che non si voglia hostare multimedia.
Come contro wordpress.com ha le grosse limitazioni di modifica del css e dell’inserimento di AdSense per gli utenti non registrati. Non è questo poi così grave.
La trovo comunque un’ottima piattaforma, soprattutto per quel che riguarda l’interfaccia dell’amministratore.
Finchè non risulterà che quella descritta sià una prassi consolidata, rimarrò fedele a wordpress.com.
LP
Febbraio 16th, 2010 at 16:16
@le ali “e magari anche la proprietà del cavo che attraversa l’oceano” dico solo: netsukuku. Un giorno, forse…
Febbraio 16th, 2010 at 17:05
@gio
bello…
Febbraio 17th, 2010 at 10:01
Sarà… ma l’UNICO insegnamento che io traggo da questa vicenda è “ricordati di leggere ATTENTAMENTE i termini e le condizioni del servizio prima di scegliere una piattaforma o sottoscrivere un servizio (soprattutto se gratuito)”.
Febbraio 18th, 2010 at 10:06
in casi del genere la prima cosa da fare -comunque- è comunicare al provider che si è disposti a fare un putiferio e che non si vorrebbe essere costretti ricorrere a un legale, ovviamente nel caso ci si senta forti delle proprie ragioni
come dimostra questo post, anche i provider hanno qualcosa da perdere in termini d’immagine, valore che quasi sempre eccede la pericolosità delle minacce legali
Febbraio 18th, 2010 at 20:30
Mi stupisce un po’ che molti commenti qui siano del tipo “non usare wordpress” “usa quest’altro” “meglio avere un blog lì” piuttosto che pensare allo stretto rapporto fra il diritto di conversazione e l’atteggiamento degli intermediari che ospitano la comunicazione e (ad esempio) dei brand, o di chi si ritiene in qualche modo “parte lesa”. Non è possibile censurare per non avere problemi, così, senza preavviso, giusto per non avere grane. Non possiamo poi neanche trascurare i milioni di persone (teens e non solo) che si appoggiano a queste piattaforme per le loro conversazioni e che vedono nella gratuità gestionale un motivo per abitare questa parte della rete.
Febbraio 19th, 2010 at 01:47
Vedo che la querelle (anzi le querele…) di Gigi Moncalvo non ha insegnato un fico secco.
La tanto odiata WordPress.com non avrebbe mai consegnato tutti gli IP dei commentatori agli inquirenti italiani
Meglio un post rimosso in via cautelare che vedere il proprio nome nel registro degli indagati.
Febbraio 19th, 2010 at 18:24
[…] Celli di John Ashfield risponde a Sybelle sul caso del post censurato da WordPress.com. Una volta archiviato un certo involontario autolesionismo aziendale (una lettera […]
Febbraio 20th, 2010 at 21:35
[…] ora si parla di più dell’azienda italiana di abbigliamento. Ne hanno scritto Gilioli e Mantellini e molti altri (wolly), è su friendfeed una discussione lunghissima. Lo riassumo brevemente ma in […]
Febbraio 24th, 2010 at 17:55
Riprendiamo nuovamente la nostra lettera aperta per ribadire
un concetto che sembra non essere chiaro a molti lettori del blog. Innanzitutto non abbiamo mai richiesto nè voluto provocare la chiusura del blog di Sybelle da parte di WordPress. Siamo un’azienda italiana che opera dal 1982 in Italia ed all’estero, siamo produttori di abbigliamento ed in questo abbiamo una grande esperienza ,ma certamente non siamo esperti di Blogs sul web e relative regolamentazioni a tutela degli utenti di tale servizio.Senza ombra di dubbio abbiamo sbagliato nel rivolgerci a WordPress anzichè scrivere direttamente a Sybelle, ma questo , che ci crediate o no, è stato dettato proprio dalla nostra inesperienza in questo settore. Abbiamo sbagliato e questo ci aiuterà a capire meglio per il futuro come muoverci in questi casi.
Non ci vogliamo ergere a giudici di nessuno nè tantomeno ci vogliamo mettere su un piedistallo come siamo stati accusati di fare. Siamo un’azienda aperta a tutte le critiche, ma non certamente alle offese gratuite soprattutto se anonime e fatte per colpire la nostra immagine e il nostro lavoro.
Abbiamo sempre operato, in tutti questi anni di attività, nel pieno rispetto delle regole del nostro Paese e del Mercato in cui operavamo.
Siamo nell’epoca dell’economia globale ed operiamo a livello mondiale sia in export che in import, ma oltre il 65% della nostra produzione è ancora creato in Italia e nei nostri laboratori e quando operiamo con laboratori sui territori esteri , la loro organizzazione e le direttive della produzione sono fornite dalla nostra sede. Abbiamo ottenuto il riconoscimento da parte della Camera di Commercio come azienda che crea capi su misura nei nostri laboratori di sartoria. Abbiamo sempre regolarmente etichettato i nostri capi con la loro reale provenienza come è previsto dalle norme di legge. … Mostra tutto
Non disconosciamo quanto si trovi scritto in generale sulle aree import ed export della Camera di Commercio relativamente alla nostra compagnia, ma si tratta di descrizioni generali, fornite alla Camera di Commercio ancora all’inizio della nostra attività e da allora mai aggiornate, in quanto per noi non determinanti della qualità di un’azienda, anche perchè da allora le realtà aziendali sono variate molto e si sono ampliate . Inoltre tali diciture riportano semplicemente le possibili aree import ed export di un’azienda, non certamente quanta parte di vendite o di produzione queste zone citate rispecchino sulla totalità del fatturato o della produzione aziendale.
Riteniamo di avere sempre operato con correttezza ed abbiamo molti collaboratori che lavorano con noi dall’inizio della nostra attività e che , crediamo, come noi, meritino il giusto rispetto della propria attività e degli sforzi che compiono per mantenere alta l’immagine del nostro marchio.
E’ anche per questo motivo che non possiamo accettare offese gratuite ed anonime , per quanto invece accettiamo le critiche , meglio se costruttive e se fatte da persone che hanno esperienza del nostro settore . Riteniamo che , nonostante la nostra lunga esperienza, in ogni settore ci sia sempre da imparare. Non ultimo dovremo anche imparare le regole del Web…. . John Ashfield