Il PIL è certamente una misura imperfetta, ce lo dicono quelli che capiscono di economia. Pero’ oggi a sentire Berlusconi ripetere la solita sequenza di bugie sulle tasse abbassate e sul fatto che dalla crisi siamo usciti molto bene, mi e’ venuta voglia di ricopiare questi dati sull’impoverimento dell’Italia prodotti da quei comunisti di Eurostat.

(via J.C. De Martin su FB)

24 commenti a “La bugia imperfetta”

  1. Canti del Caos dice:

    La bugia imperfetta…

    Il PIL è certamente una misura imperfetta, ce lo dicono quelli che capiscono di economia. Pero’ oggi a sentire Berlusconi ripetere la solita sequenza di bugie sulle tasse abbassate e sul fatto che dalla crisi siamo usciti molto bene, mi e…

  2. dangp dice:

    Ha detto anche “Il rilancio del nucleare e di tutte le fonti alternative farà si che le bollette siano più leggere per gli italiani e per le imprese”.
    Rubbia e altri la pensano diversamente.

  3. Elena dice:

    Non vorrei essere fastidiosa e ancor meno avvalorare le dichiarazioni di Berlusconi, ma non avendo accesso a De Martin su facebook, ma avendo sì accesso ai dati eurostat, a me risulta che i dati GDP per il 2010 siano proiezioni. Se sbaglio, per favore spiegatemi dove. Se no, sarebbe utile specificare.

  4. PG dice:

    Semplicemente, l’Italia sta arretrando economicamente più di tutte le altre economie, e se non abbiamo ancora fatto la fine della Grecia e della Spagna è solo grazie allo sfruttamento di enormi masse di giovani precari e di immigrati. Solo grazie a questo.

  5. Asterisk dice:

    Sole di oggi:

    […] c’è un mix di fattori che gioca a nostro favore: “In primis, il forte tasso di risparmio delle famiglie italiane; poi, la prudente gestione della politica fiscale durante la crisi; infine, il basso deficit che, per lo scorso anno, è previsto al 5% del Pil”. Un cocktail di elementi che ha messo il nostro Paese in «una posizione di forza, ben riconosciuta dagli investitori». Per accorgersene, basta vedere l’andamento dello spread del decennale italiano rispetto al Tbund tedesco: nonostante l’Italia abbia un rating sovrano (A+) tra i più bassi, il differenziale è minore (poco sotto i 50 basis point) sia rispetto all’omologo spagnolo sia a quello portoghese. Per non parlare dell’Irlanda (oltre i 150 basis point) e della Grecia (attorno ai 350 basis point).

    Buon we

  6. PG dice:

    @Asterisk: e quindi?Dovremmo rallegrarci del fatto che il differenziale sul bund è minore di quello della Spagna e della Grecia, che sono praticamente (soprattutto la Grecia)sull’orlo del default?

  7. Pinco Pallino dice:

    Comunque, tutti questi discorsi dovrebbero riguardare non il P.I.L. ( http://it.wikipedia.org/wiki/Prodotto_interno_lordo ), ma la F.I.L. ( http://it.wikipedia.org/wiki/Felicità_interna_lorda ).
    Chissà come sta l’Italia a F.I.L. …

  8. Pinco Pallino dice:

    “Come buddhista, sono convinto che il fine della nostra vita è quello di superare la sofferenza e di raggiungere la felicità. Per felicità però non intendo solamente il piacere effimero che deriva esclusivamente dai piaceri materiali. Penso ad una felicità duratura che si raggiunge da una completa trasformazione della mente e che può essere ottenuta coltivando la compassione, la pazienza e la saggezza. Allo stesso tempo, a livello nazionale e mondiale abbiamo bisogno di un sistema economico che ci aiuti a perseguire la vera felicità. Il fine dello sviluppo economico dovrebbe essere quello di facilitare e di non ostacolare il raggiungimento della felicità.”
    (Dalai Lama)

  9. roberto dadda dice:

    Il PIL prende in esame solo il prodotto, la ricchezza di un paese è data dal bilanciamento tra prodotto e spesa, non credo siamo messi bene nemmeno lì, ma solo PIL ha poco senso.

    bob

    PS @dangp: Chiedere a Rubbia se vale la pena io meno il nucleare sarebbe come chiedere a un radiologo di fare una diagnosi cardiologica, Rubbia è un fisico delle particelle!

  10. Shylock dice:

    @PG, da quanto dici deduco che:
    -in Grecia e Spagna ci sono meno immigrati;
    -sfruttare immigrati & precari fa bene al PIL.
    Deduco male?

  11. Giancarlo dice:

    @Elena: Tutti i dati riguardanti il 2010 sono proiezioni, tranne forse qualche dato di gennaio (anche se per i tempi biblici dell’Istat mi sembra dura avere dati di gennaio). Comunque nel grafico ci sono un sacco di dati storici, il trucco è capire che: passato = dati storici, futuro = previsioni, non è difficile :)

  12. PG dice:

    Shylock: non usare trucchi retorici. Io ho solo detto che se non ci fossero state masse enormi di sfruttati, la situazione italiana sarebbe stata ancora peggiore. Tutto qua.

  13. iced dice:

    Il PIL ha cominciato ad avere poco senso in Italia quando è cominciato a calare paurosamente.
    Il PIL ha cominciato ad avere poco senso nel Mondo quando si è scoperto che la Cina supererà gli Stati Uniti in poco tempo.
    Gli indici alternativi hanno senso solo per chi crede in un’economia alternativa, non saprei dire 1 nome nell’attuale panorama politico.
    Non rallegriamoci troppo delle disgrazie di Spagna e Portogallo, continuando così l’Italia sarà la prossima.

  14. Giancarlo dice:

    http://en.wikipedia.org/wiki/PIGS_(economics)

  15. Shylock dice:

    PG, appunto:
    -ci sono masse enormi di sfruttati (e torno a chiederti: Grecia e Spagna, affacciate sul Mediterraneo e investite dai flussi migratori come noi, hanno meno immigrati? li sfruttano meno?);
    -lo sfruttamento dei suddetti migliora il PIL.
    Ho detto le stesse cose che hai detto tu, solo che a risentirle non ti piacciono più.

  16. daniele ragni – Trend dice:

    […] (Via manteblog) […]

  17. Elena dice:

    @Giancarlo, i dati sono eurostat non istat (e comunque su eurostat anche i dati del 2009 sono previsioni).
    Ci sono anche i dati mensili e noi siamo nel 2010 da un mese e mezzo circa. Ho solo sottolineato che valeva la pena specificare se ci si riferisce a dati mensili o a previsioni.

  18. PG dice:

    No no, shylock, io ho detto semplicemente che lo sfruttamento di masse enormi di precari e immigrati sta contribuendo a salvare l’Italia dal rischio di finire come Spagna e soprattutto Grecia(dove, evidentemente, non sono altrettanto bravi a sfruttare immigrati e precari)

  19. Gianluca dice:

    Lo so che rode.
    Voi avreste preferito fossimo ridotti come la Spagna.
    E’ andata male.

  20. canablach dice:

    Da circa 20 anni e ininterrottamente la sopravvivenza di questo stato e della sua enorme dissipazione del pubblico bene è legata allo sfruttamento della classe media, medio-alta. Una classe troppo grigia, troppo diffusa, troppo poco interessante da voler essere tutelata ma essenziale per poter attingere le risorse necessarie al mantenimento dello status-quo di questo paese, immobile qualunque sia il governo al potere.
    Una classe sociale, inoltre, da così tanto tempo abituata alla sudditanza da non aver più la capacità di alzare la voce e avanzare anche la minima richiesta. A testa china, curando solo se stessa, senza più ragionare, badando solo alle lusinghe del candidato di turno, tenendo in piedi il paese, per esser poi tradita nuovamente, senza un lamento.
    Il PIL può non essere uno strumento raffinato ma ben rende l’idea.

  21. Bill The Butcher dice:

    Fra qualche anno l’Italia fallirà, con il sorriso stampato sulla faccia e guardando rete4, tutti contenti acclamando il capo e ripetendo come un mantra “non vincerete mai siete solo comunisti”.

  22. Roberto dice:

    Sono andato sul sito Eurostat e il grafico da me ottenuto é esattamente l’opposto a quello pubblicato.
    http://epp.eurostat.ec.europa.eu/tgm/graph.do?tab=graph&plugin=1&language=fr&pcode=tsieb010&toolbox=type
    Selezionate come tipo di grafico Courbes, poi come Données a sinistra tutti gli anni e a destra i tre valori Italia, UE 15 e UE27, X=time, Y=geo.
    Com’é possibile?

  23. Bill The Butcher dice:

    c’è un problema nei grafici online. ma se vai sotto “table”, i valori sono quelli riportati nel grafo di mantellini.

  24. Luca Buracchi dice:

    @Roberto

    Si tratta, oltretutto, di dati del 2008.
    Ogni anno va peggio.
    Già nel 2008 il PIL italiano era sceso mentre quello di Eurolandia era in salita.
    Nel 2009 quello italiano è sceso di più sia della media di Eurolandia che dell’Euro27 (dati di ieri).
    Ma è se si prende come riferimento l’inizio della cosiddetta “Seconda Repubblica” italiana (1994) che il tracollo italiano è estremamente costante e di proporzioni immani.
    Oltretutto, è proprio rispetto a paesi come Spagna e Grecia che il divario si è praticamente azzerato o peggio.
    Sono ben lontani i tempi in cui eravamo una ventina di punti percentuali al di sopra dell’attuale Eurozona ed avevamo un PIL procapite che era doppio di quello greco.
    Oltre al fatto che i CDS (Credit Default Swap) più trattati continuano ad essere quelli sul debito pubblico italiano, non certo su quello spagnolo o greco.
    Come è normale che sia, visto che abbiamo (sia in valori assoluti che in rapporto al PIL) un debito pubblico molto più alto di quello spagnolo (mentre quello greco, almeno in rapporto al PIL, cresce ancora più velocemente di quanto non lo faccia il nostro e sia in fase di sorpasso).
    Tuttavia, viene spesso sottovalutato il peso del “debito pubblico previdenziale”.
    La fissa che sembrano avere FMI, mercati e banche centrali per questo debito non viene dalla Luna.
    Considera che, prima dell’accoppiata delle riforme Amato/Dini, il debito pubblico non ufficiale (ma del tutto reale) dato dalle “promesse previdenziali” in Italia era sul 300% del PIL (che andava a sommarsi a quello ufficiale).
    Fu “sufficiente” quella coppia di riforme per abbatterlo al 120-130% del PIL.
    La, per così dire, attenzione sul settore pensionistico deriva dal fatto che è molto più veloce abbattere quella quota di debito rispetto a quello ufficiale.
    E’, pur non essendo debito ufficiale, tutta spesa pubblica che andrà ad alimentare il debito ufficiale, oltre a togliere risorse lavoro dal mercato (se non quello del lavoro nero) riducendo la capacità di crescita del PIL ufficiale.
    E l’Italia due “riforme” le ha appena fatte: sono scattati la riduzione dei coefficienti (che ridurrà gli assegni pensionistici futuri) e la Tremonti-Sacconi che sposterà (nel primo step del 2015 in maniera limitata) l’età del pensionamento adeguandola all’innalzamento della vita media.
    Questi interventi sono stati praticamente ignorati dai media (quelli italiani, almeno) ma non certo dai mercati.
    L’essere intervenuti sulla previdenza è stato importantissimo perché nei paesi post-industrializzati la mole del “debito previdenziale” è più consistente di quello ufficiale.
    Considera che dai dati ISTAT emerge che negli ultimi 19 anni la vita media in Italia è aumentata di circa 4.
    E’ realistico (anche se il futuro non lo può sapere nessuno, se non in maniera del tutto spannometrica) che i giovani in Italia andranno in pensione in zona 70 anni (anche se gli interventi dovrebbero essere quasi alla fine).
    Loro non lo sanno, ma i mercati si.
    Questo fa punteggio, anche se il debito pubblico che fa più pressione (perché devono essere emessi titoli rappresentativi del debito pubblico) è quello ufficiale.
    Ed in Italia continua ad essere enormemente più alto di quello della Spagna.
    E continua a crescere.
    Per quanto il Governo Berlusconi menta sempre su come stiamo in rapporto agli altri paesi, non è corretto dire che non abbia fatto niente: l’intervento sulla previdenza ha ridotto il “debito pubblico previdenziale” probabilmente in maniera superiore a come sia aumentato il debito pubblico ufficiale.
    Questo ci rende, dal punto di vista dei conti pubblici, un paese in condizioni estremamente malridotte ma piuttosto stabili.
    Questo mentre siamo circondati da paesi in condizioni in significativo peggioramento.
    Se poi il raffronto è sui dati occupazionali la situazione è molto bizzarra, perché la Spagna ha una disoccupazione ufficiale (intesa come percentuale di disoccupati ufficiali) molto più alta della nostra ma anche un’occupazione ufficiale (intesa come percentuale di occupati ufficiali) molto più alta della nostra.
    E se è una gara a chi ha più economia in nero non è minimamente detto che vinciamo noi: un’economia sommersa smisurata è standard storicamente mediterraneo, non solo italiano.