La differenza auspicabile e prevedibile fra un giornale e tutto il resto della comunicazione (blog, forum, chat, discussioni in piazza dopo il caffè) è che il giornale per sua natura ha tempo e modo per controllare le notizie che pubblica. Così almeno ci hanno insegnato in molti, con qualche frequente eccesso di trombonismo, in questi anni. Avevano ovviamente ragione. Nel caso dell’ articolo di ieri di Silvia Truzzi sul nuovo misterioso farmaco che elimina il ricordo dei pregressi traumi, pubblicato da Il Fatto Quotidiano, di tempo forse ce n’era e sarebbe bastata una telefonata a Current per capire che si trattava di una finzione ideata per pubblicizzare una prossima serie televisiva. Invece, esattamente come avrei potuto fare anch’io, l’articolista ha usato molto del suo tempo per citare Eschilo e Spielberg, i Persiani e perfino il parere di uno psicanalista junghiano (ognuno di noi ha uno psicanalista junghiano da interpellare al bisogno), poi ha chiesto lumi a Google e non trovando nulla di convincente al riguardo ha aggiunto un paio di etti di vaghezza al pezzo ormai pronto. Per la serie non si mai. Il capolavoro di blogghitudine di Silvia Truzzi è però altrove. Appena accortasi della formidabile cantonata (per il cartaceo ormai non c’era molto da fare) il blog de Il Fatto ha aggiunto un ben evidente aggiornamento titolato in rosso, il cui senso profondo (e crudelmente autolesionista) è: attenzione cari lettori, era una bufala, noi ce lo immaginavamo.

31 commenti a “L’arte di scusarsi”

  1. dangp dice:

    E sono due, con quella di Rutelli hanno fregato anche me.

  2. ottanta/cento dice:

    Oggi ci sono cascati al Corriere. Pagina 14. La pillola che cancella i traumi e azzera la memoria di se stessi. Sul blog di Jacopo Fo era chiaro che si trattava di una bufala sin da mercoledì.

  3. spider dice:

    Di fronte a questi tuoi periodici articoli ogni volta rimango basito. In sostanza dici che i giornali dovrebbero verificare le fonti perché non sono mica blog dove, sembri intendere, si può scrivere qualsiasi sciocchezza senza verificarla (e senza scusarsi quando qualcuno la fa notare, aggungo)
    Ora, a me sta anche bene che i blog siano cazzeggio puro, ma decidiamoci però: se sono cazzeggio puro, non vedo perché si sentano in diritto di criticare i giornali, se non lo sono, allora non possono scrivere qualsiasi fesseria senza verifica perché “tanto sono blog”.
    Cioè, liberissimo ognuno di dire la sua opinione su ciò che vuole, siamo una nazione di allenatori dopo tutto, ma come può uno pensare di essere preso sul serio di fronte a questo approccio schizofrenico (e un po’ comodo)?

  4. spider dice:

    Ovviamente se ho capito male prontissimo a cambiare idea e… a scusarmi ;-)

  5. massimo mantellini dice:

    Hai capito male, ma tranquillo, scusarti non serve, la tua e’ una patologia ormai cronica.

  6. Tommaso dice:

    Secondo me la questione seria non è tanto quella del chiedere scusa o del verificare la notizia.

    La questione seria è che nei giornali e nell’informazione in generale c’è una diffusa e crassa ignoranza di materia scientifica.

    Se nelle redazioni lavorasse un bambino delle medie mediamente studioso nella materia Scienze, all’arrivo di tale ‘notizia’ si metterebbe a ridere, non a verificare le fonti.

    Tranne rare eccezioni abbiamo una informazione analfabeta che alimenta l’analfabetismo dei cittadini.

  7. Sascha dice:

    Dicevo…
    Quand’è che ci occupiamo di quella faccenda dell’Icann?
    A me pare importante e vorrei qualche opinione informata.

  8. valentina dice:

    A dire il vero bastava, dopo aver guardato il video, leggersi i commenti, di una settimana prima. O saper usare Google. Bastava un po’ di umiltà, per evitare prima di farsi trascinare dall’ebbrezza da scoop, e poi di diventare ancora più ridicoli nelle scuse mancate.

    @ottanta/cento Credo che il pezzullo (incomprensibile) del Corriere di oggi facesse riferimento ad altro, ovvero a un pezzo pubblicato sabato su Io Donna, che per triste coincidenza trattava lo stesso argomento. Il trionfo della fuffa.

    In quanto alla diatriba, credo che la differenza non sia tanto blog/giornali quanto dilettanti/professionisti. Poi la credibilità ognuno se la deve guadagnare comunque, ma se sei pagato fa parte del contratto.

  9. Giovanni dice:

    Concordo su tutto. Vorrei solo precisare che non si tratta esattamente di una “finzione ideata per pubblicizzare una prossima serie televisiva”. E’ qualcosa di leggermente diverso che evidentemente è stato fatto ad opera d’arte. La Truzzi non è stata l’unica giornalista a “cascarci”, forse proprio perchè questo tipo di ricerche scientifiche sono davvero in corso.

  10. valentina dice:

    Giovanni, potresti dirci chi sono gli altri giornalisti che ci sarebbero “cascati”? A me non risultano.

  11. frap1964 dice:

    @spider
    In effetti hai capito proprio male.
    Il Gianluca nero-macchiato infatti ci fa sapere dalle colonne Repubblica-ne che:
    “oggi però sta cambiando”.
    Cioè?
    “Siamo forse all’alba di un movimento di blogger professionisti, che portano notizie, ma che ne verificano anche la fonte proprio come veri e propri professionisti dell’informazione e soprattutto che sanno confezionarle in un modo nuovo”.

    E non ridere così, per piacere.

  12. spider dice:

    @frap1964: Gianluca chi? Quello del sito dove pagavano le tizie per far vedere le puppe?

    @mantellini: seeee addirittura. Va beh, dai, ho capito: mai più spiegazioni su questo blog. Solo cazzeggio.

  13. Daniele Minotti dice:

    Vedi, Massimo, dovremmo tracciare un po’ dei confini, ammesso (e non concesso) che ci siano (e, sempre piu’, non ne sono convinto).
    Ad esempio cos’e’ giornalismo e cos’e’ questa benedetta blogosfera?
    Molti giornalisti (anche pubblicisti, ma che differenza fa?:-) hanno un blog. Le testate online, d’altro canto, ne hanno prodotti parecchi.
    Molti blogger sono finiti a scrivere sulla carta *stampata* (magari anche per diventare pubblicisti, diciamocelo). Vogliamo parlare dei figli di Punto Informatico? ;-)
    Dunque, la sostanza e’ la stessa. O, almeno, le aspirazioni sono le stesse. Perche’ e’ noto che molti blogger (e non valuto il merito) sono dei giornalisti wannabe.
    Cio’ chiarito, vero e’ che i giornalisti scrivono talvolta a vanvera, ma i blogger wannabe?
    Fanno lo stesso, molto piu’ spesso di quello che pensiamo.
    La differenza?
    Certo, i primi sono pagati in una struttura professionale, i secondi sono, formalmente, dei semplici *citizen*.
    Ma non e’ semplicemente cosi’. Vediamo, specie di recente, una commistione dei ruoli: blogger che finisco a scrivere sulla carta stampata (perche’ e’ quello che intimamente vogliono) e giornalisti tradizionali che finisco a scrivere nei blog (perche’ se non hanno un blog si sentono troppo sfigati).
    A me piace pensare che tutti dovrebbero essere accomunati dall’amore per la verita’, a prescindere dalla qualifica.
    Ma da quello che scrivi, qualcuno ha piu’ obblighi degli altri. Eppure la verita’ e’ una sola.
    Perche’ per i giornalisti (veri) quella va rispettata, mentre per i blogger (che; talvolta, sono anche giornalisti ospitati dalla propria testata) cio’ non vale?
    Io non penso che spider (e anche frap) abbiano malpensato. Anzi, secondo me hanno centrato esattamente il problema: i *blogger* chi e sono e che vogliono fare?
    Cosi’, giusto per saperlo.

  14. Matteo T. dice:

    Secondo me il sig.Mantellini non vorrebbe essere preso così tanto sul serio ogni volta che butta giù due righe o linka un video (vedi l’ultimo post prima di questo e relativi commenti): ogni volta parte una bella discussione sul significato ultimo delle cose. Boh, non so. Magari è un’impressione mia.

  15. L1 dice:

    quanto alle puppe e all’informazione. sono cresciuto leggendo l’espresso e panorama, tra gli ’80 e i ’90. vogliamo parlare di puppe ed informazione? modestamente, sarei un’esperto.

  16. L1 dice:

    e sorry per il refuso.

  17. The Guilty dice:

    Ma dai! Sta a vedere che l’oracolo alla fine è un quotidiano come gli altri che spesso spara cazzate come gli altri

  18. Vinz dice:

    Come mai Mantellini ce l’hai cosi’ tanto con quelli de “il fatto” ?
    A prescindere da questa bufala s’intende…

    V.

  19. Sonia dice:

    Secondo me si capiva che lo spot era una bufala, ma può capitare a tutti di sbagliarsi. No?
    Da qui ad aprire un dibattito su blog Vs giornali, mi pare esagerato.

  20. valentina dice:

    Certo che può capitare a tutti di sbagliarsi. Ma bisogna anche vedere quanto è grossolano l’errore, e in questo caso dipende dal non aver fatto una verifica una, che sarebbe atto fondamentale nel giornalismo (sono argomenti che valgono anche in tribunale, quando allo strafalcione segue una causa). Va bene l’indulgenza, ma non ci sono scuse, e che serva di lezione. Per tutti, non solo per chi ha sbagliato. E’ quella che si chiama una storia esemplare. Per fortuna, nulla che abbia fatto danni.

  21. Effegi dice:

    Cominciano davvero bene questi intransigenti censori. Molto affidabili.

  22. ilbardo dice:

    Se gli altri giornali disponibili in edicola fossero il NY Times, il Wall Street Journal, Le Monde, El Pais ecc ecc, io potrei pure essere d’accordo che si tratti di un errore gravissimo, siccome però in Italia incidenti del genere sono drammaticamente all’ordine del giorno sulla carta stampata e, a differenza de Il Fatto, nessuno usa avvisare e scusarsi, tendo a pensare che sia ancora preferibile per la mia igiene mentale leggere Il Fatto e non Il Pompiere della Sera o La Retorica.
    Concordo profondamente con Daniele Minotti: verità e credibilità, quando scriviamo o apriamo bocca, dovrebbero stare a cuore ad ognuno di noi, in ogni contesto, fossimo pure idraulici tra idraulici o cuochi tra imbianchini.
    Concordo anche con Valentina: ognuno si conquista la sua credibilità sul campo, anche chi per mesi ha proposso una cosa illegibile come Wired Italia come fosse l’ultima meraviglia dall’universo giornalismo perfetto.

  23. Tommaso dice:

    A me pare essenzialmente un caso di guerrilla marketing (prossima serie tv su FOX) che trova terreno fertile nell’ignoranza scientifica diffusa e coltivata.

  24. frap1964 dice:

    A me non sembra comunque che il pezzo desse per certa l’esistenza del farmaco. Dopodiché il sito dei Marlow e Kurtz labs di Padova, privo di indirizzo e sede legale e con riferimento al direttore tecnico, Prof Villorini presso l’Università degli Studi di Ferri, qualche dubbio poteva forse farlo venire. Essendo Ferri una frazione del comune di Volta Mantovana, in provincia di Mantova, con soli 123 abitanti (pare).

  25. frap1964 dice:

    @Minotti
    I *blogger* chi sono e che vogliono fare?
    Il problema di fondo è che i blogger non sono una categoria a sé.
    Il blog è un contenitore (il mezzo), certamente non è il contenuto.
    E’ un po’ come dare dell’informatico a chiunque usi il computer.
    Fare informazione in modo professionale è oggettivamente un mestiere. Il resto è invece perlopiù fuffa e/o rumore.
    Poi si può discutere se è corretto che debba esserci un Ordine, un Albo, ecc. ecc.
    Infine secondo me la verità non è una sola, ché la verità sta nel cercarla, imho.

  26. Daniele Minotti dice:

    @frap
    *Il problema di fondo è che i blogger non sono una categoria a sé.*
    Wishful thinking, caro…

  27. valentina dice:

    @frap sono d’accordo, dipende da chi e cosa. Le inchieste, o controinchieste, fuori dalle redazioni si sono sempre fatte. E io, se devo lavorare su una faccenda locale, accendo un cero se trovo un blog dedicato. Poi è vero che uno sterminio di blog fanno poco più che una innocua ecolalia. Ed è vero anche che tutto quello che trovo, talvolta persino se la fonte è primaria e non secondaria, lo verifico per quanto posso: se qualcuno ha fatto un’inchiesta e io voglio riproporla su un giornale, non solo cito le fonti, ma me la rifaccio praticamente da capo, virgola dopo virgola. Fare informazione comporta prendersi delle responsabilità, per affrontarle è meglio “essere studiati”, magari a dirlo sembra presunzione, ma quando ho (piacevolmente) lavorato con dei blogger, la differenza fra chi ha il mestiere e chi no, sono stati loro i primi a capirla, al volo. Il che significa anche che quando sbagli, ti puniscono, come il mantellini qui :)

  28. La curiosona dice:

    Errare è umano, ammetterlo è lodevole…

    C’è qualcosa che accomuna le seguenti due notizie, sebbene siano relative a due ambiti diversi: spettacolo e giornalismo. Ho già parlato dello scherzetto che i Muse hanno combinato a Simona Ventura: ricapitolando, i tre musicisti de…

  29. Carlo M dice:

    ma non la si potrebbe finire una volta per tutte con sta guerra del cazzo fra giornalisti e blogger??

    oggi sono d’accordo con minotti.

  30. massimo mantellini dice:

    @vinz: non ce l’ho assolutamente con “Il fatto”
    @minotti: i punti che esprimi specie la generalizzazione sul blogger o sui poveri blogger che voglion tutti essere giornalisti fanno molto 2003.

  31. Daniele Minotti dice:

    Massimò sono vintage :-) Io penso che in sei anni il mondo non cambi, neppure se usiamo il calendario digitale.
    Ancora oggi molti blogger passano alla carta stampata perché, almeno qui da noi, la blogosfera non è ancora matura, mentre la carta dà privilegi (banalmente: la tessera da pubblicista) che Internet non stampa registrata non dà. .
    E non c’è nulla di male, per carità.

    P.S.: Perché proprio 2003? Mi sfugge, nella mia ignoranza.