Mi ha molto colpito questo commento di Matteo al mio ultimo Contrappunti:
Sub specie aeternitatis, o più limitatamente, nella prospettiva di qualche decennio o secolo, saranno i media “analogici” a tramandare la cultura. Sono meno deperibili e il contenuto è più vicino al fruitore (=necessita di minori strumenti/passaggi di codifica/linguaggi di interpretazione per essere fruito).
In una prospettiva ancora più ristretta (diciamo qualche anno/decennio) i veri “amanuensi” della cultura saranno i pirati. Sono i soli che, costituzionalmente:
– sono interessati alla maggior diffusione (universale, non condizionata al pagamento di prezzi e balzelli) possibile dei contenuti;
– adottano nel tempo i mezzi più universali (più diffusi e più aperti) per la fruizione dei contenuti;
– non sono legati a paesi e lobbies ma esprimono, in modo inconsapevole ai singoli soggetti ma “emergente” in senso sistemico, i bisogni e gli orientamenti di larghi gruppi di persone.Ovviamente si prescinde qui da qualunque considerazione riguardante la liceità morale e la possibilità legale della pirateria in genere.
E’ una semplice analisi dell’esistente.Baci;
Matteo
Settembre 9th, 2009 at 02:16
A Bellamy è attribuita la famosa frase che Fabrizio De André ha riportato in seconda di copertina dell’album Le nuvole: “Io sono un principe libero ed ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare”
Settembre 9th, 2009 at 06:34
Quale cultura sarà tramandata?
(il mezzo non è il messaggio)
Settembre 9th, 2009 at 07:24
Così è sempre stato, così sempre sarà.
Settembre 9th, 2009 at 07:36
Mi permetto due segnalazioni sul tema:
http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/wm1_x_infoxoa.html
http://www.wumingfoundation.com/english/wumingblog/?p=431
Settembre 9th, 2009 at 07:39
@matteo
che i media analogici siano meno deperibili rispetto ai digitali, è tutto da dimostrare. Parlo di supporti non modificabili nel tempo come flash memories o chiavette USB, od alcuni hard disk congeniati con back up giornaliero (esistono applicazioni critiche già in essere, sia nel settore della difesa che in quello bancario).
Di certo che quando mancherà l’energia per farli funzionare (con questi consumi nel 2080 circa, se non si prendono seri provvedimenti subito) tutto rimarra congelato a quell’epoca, e torneranno in auge gli analogici.
Quindi fare sempre una copia delle cose più importanti.
Settembre 9th, 2009 at 09:52
Bella analisi, che mi ricorda molto questo libro:
http://it.wikipedia.org/wiki/Un_cantico_per_Leibowitz
Settembre 9th, 2009 at 11:14
@Muttley:
Anche Fahrenheit 451, se è per questo…
Settembre 9th, 2009 at 13:38
Naaaaaa Mante… non ti far colpire cosi’… e’ un pessimista. Che per alcune cose (es: certificato di nascita, constatazione di morte) non si possa sostituire la carta (o una lapide; una qualsiasi cosa materiale) e’ sempre stato noto. Non e’ noto solo a chi ha concepito l’avvento del digitale come mero processo di trasformazione dell’informazione esistente, non di sostituzione dei processi cognitivi che la producono. Non a caso TUTTI i tentativi di trasformazione, mera traslazione in Internet, sono falliti miseramente… nel millennio scorso c’erano giuristi che ridevano sulla Dichiarazione D’Indipendenza del Cyberspazio… c’erano markettari che si radunavano per decidere la forma dei banner su Internet… c’erano giornalisti che scimmiottavano Il Sito… e politici che demonizzavano gli hacker per paura della propria ignorante obsolescenza… adesso piangono tutti. Tutti in fila a piangere che Berlusconi e’ Cattivo, e fare finta che loro non c’erano…
Ma La Cultura e’ sempre stata tramandata in forma fluida… da L’Arte della Guerra tramandato per 5000 anni in forma orale per evitare la censura imperiale a… la Bibbia, mirabile sintesi culturale di cio’ che c’era prima, raccontata molto piu’ di quanto sia stata stampata; e sopravvissuta, nonostante i preti, a tutto. La sintesi suprema tra digitale e analogico e’ inevitabile; bisogna solo decidere quanto ancora ci dovremo fare male prima di effettuarla.
Settembre 9th, 2009 at 16:17
@Giò
mi sa che non hai colto il segno del discorso. Per vedere una foto stampata su carta hai bisogno dei tuoi occhi. Per flash memories o chiavette USB hai bisogno di un’apparecchiatura e di un software non idifferente. Per quanto saranno disponibili tali apparecchiature? Ad esempio quanti negozi vendono lettori per dischi da 5 pollici e 1/4? Io ho diverse scatole di dischi perfettamente conservati ma come li leggo? E se poi i dati sono memorizzati con formati proprietari segreti, cosa succederà dei tuoi dati se l’azienda, detentrice del formato, scamparirà?
Ciao!
Settembre 10th, 2009 at 02:14
@Gianluigi
Guarda che quei files e quei segnali analogici li ho gia trascritti su altri supporti digitali… quando tieni ad una cosa… ti dai da fare.
Anche i libri scritti dagli amanuensi si restaurano o digitalizzano….
Non compro tecnologie chiuse.
Et voila’
Ciao
Settembre 10th, 2009 at 07:20
Ma quello che sta dicendo Gianluigi è che quelle informazioni non si possono tramandare senza le tecnologie che le leggono e l’energia elettrica che le fa funzionare, mentre la “tecnologia che legge” un libro (o un geroglifico sulla parete di una piramide) è l’occhio, basta quello, non servono batterie. Se io, archeologo del futuro, trovo un libro, capisco subito che è un libro (anche se è usurato, anche se non conosco la lingua in cui è scritto), posso aprirlo usando come unica energia quella del mio corpo etc. Se trovo una chiavetta, la questione è molto diversa. Chi ci assicura che in un futuro lontano sappiano ancora bene come producevamo e immagazzinavamo l’informazione?
Settembre 10th, 2009 at 15:22
Anto, ma chissenefrega! In media il 40-50% dei dati prodotti in un qualsivoglia sistema informativo (spesso anche nelle intranet aziendali; te lo assicuro da Administrator) e’… fuffa. Mi pare recentemente si sia detto di Facebook; ma anche la posta elettronica in circolazione e’… spam! Analogamente accade per l’arte e la tecnica. Se stampi certificati di nascita, di morte, wikipedia una volta l’anno, gli indici delle pubblicazioni accademiche che gradualmente hanno portato al contenuto di wikipedia, e hai qualcuno che strimpella la chitarra e canticchia… hai un’ottima sintesi tra analogico e digitale, salvaguardando gli alberi, senza perdere informazione preziosa, senza prevedere improbabili corsi e ricorsi drastici tra analogico e digitale, senza utilizzare procedure costose. Non ti starei mica preoccupando che le email viagra-cialis e il video truzza-casalinga-disperata non vengano salvati!
Se poi la vogliamo dire tutta, e’ l’architettura a salvaguardare la cultura. Il modello p2p, in adozione fin dall’alba dei tempi: io parlo a te, tu parli a me, egli parla a te, io parlo ad egli… poi quello che ci rimane impresso, rimane; il resto, scompare. Semplice ed ecologico. Il fatto che oggi abbiamo i computer non cambia granche’ in questo senso; sempre che una qualche industria non si metta di traverso e sconquassi tutto…
Settembre 10th, 2009 at 17:55
“Se stampi certificati di nascita, di morte, wikipedia una volta l’anno, gli indici delle pubblicazioni accademiche che gradualmente hanno portato al contenuto di wikipedia”
Speriamo basti fare quel che dici, ma a pensarci anche la carta è consumata dagli acidi usati per farla… è tutto davvero molto labile.