La spiegazione tecnica di Google al lungo down di Gmail di ieri scalfisce leggermente il mito della enorme rete ridondante di migliaia e migliaia di server accatastati in misteriose farm climatizzate.
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Settembre 2nd, 2009 at 08:51
[…] Massimo Mantellini scrive che la motivazione addotta da Google scalfisce leggermente il mito della enorme rete ridondante di […]
Settembre 2nd, 2009 at 09:13
I server ridondanti hanno ridondato il problema.. poche ore dopo, c’è la spiegazione dell’incidente, e i progetti per evitare che possa ripetersi. Don’t be evil in azione. Avete mai visto un’altra grande azienda comportarsi con questo livello di trasparenza? Google vuole e ottiene amore incondizionato ;-)
Settembre 2nd, 2009 at 09:59
La spiegazione tecnica andrebbe anche capita.
Settembre 2nd, 2009 at 10:12
@spider, sono tuttorecchie
Settembre 2nd, 2009 at 10:33
Ecco perché io non ho notato nessuna mancanza di servizio: il traffico pop non era interessato dal problema, solo la web interface.
Settembre 2nd, 2009 at 11:10
Io ho capito che google stava facendo manutenzione su alcuni server, (quindi quei router li hanno spenti di proposito, non si sono spenti come sostenuto nel titolo). Hanno dirottato il traffico su altri router che si sono saturati e a loro volta hanno dirottato il traffico su altri router etc. etc. Trattasi di overloading della rete.
Il contenuto del post può essere condivisibile, il titolo è fuorviante.
Settembre 2nd, 2009 at 11:12
Mante, io non lo so se il tuo è amore per la battuta a tutti i costi, tipo Mentana. Nel qual caso mi scuso del mio intervento, salta il resto, e buona notte.
Però, visto che attribuisci la “scalfitura del mito” alla spiegazione tecnica del down, invece che al down stesso, mi viene da pensare che tu quella spiegazione non l’abbia capita.
Perché dice esattamente il contrario di ciò che intendi: sono stati in grado di riallocare delle risorse, ulteriori o comunque solitamente dedicate ad altro, per far fronte a un disservizio generalizzato. Si capisce quindi che le risorse non sono solo abbondantemente ridondate, ma che hanno anche adeguate riserve e di ingegneri in grado di reindirizzarle in breve tempo.
C’è scritto che a Google mettono offline di continuo pezzi di rete per interventi di manutenzione e aggiornamento, e che nessuno se ne accorge.
Poi veniamo a quello che non è detto esplicitamente ma che alcuni dettagli consentono di dedurre.
L’architettura di Gmail è fatta in modo che il frontend e il backend, ovvero l’interfaccia web e la gestione della posta vera e propria, stiano su due infratrutture separate. Se si rompe il frontend, la posta continua a entrare e uscire, e questo è fondamentale perché il vero servizio è quello.
L’interfaccia è uno dei modi di accedervi, POP e IMAP un altro.
Si riesce a ipotizzare anche il tipo di architettura di rete: a naso direi che si avvalgono di qualcosa di simile a quello che viene chiamato Anycast (vedere wikipedia). Semplificando all’osso, l’indirizzo web dell’interfaccia web è uguale per tutti gli utenti, ma i router della rete geografica sono configurati per indirizzarlo a diverse macchine (più presumibilmente diversi datacenter dove i server sono a loro volta sotto bilanciamento) a seconda di dove ti trovi.
Qualche indagine induttiva fatta con traceroute da posti differenti sembrerebbero confermare.
Questo genere di configurazione consente di gestire il bilanciamento del traffico e l’affidabilità in modo trasparente. Consente loro di mandare offline un datacenter senza che nessuno se ne accorga. Consente una grande scalabilità.
Quello di innescare una reazione a catena è uno dei rischi per queste architetture. L’errore è stato sottostimare il traffico e, probabilmente, quello di spegnere troppi frontend tutti insieme (non dicono quanti fossero).
Infine quella spiegazione tecnica dice che Gmail ha un livello di servizio del 99.9%. Cioè meno di nove ore di fermo l’anno.
Settembre 2nd, 2009 at 11:41
vedo che spider mi ha anticipato, fornendo pure una dettagliata spiegazione.
Pare infatti anche a me che la spiegazione di come è stato gestito il problema più che scalfire confermi la scalabilità del servizio
Settembre 2nd, 2009 at 11:42
Se succedeva a Microsoft stavano ancora reinstallando tutto? :-)
Settembre 2nd, 2009 at 12:08
Credo che per giudicare bisognerebbe avere un minimo di competenza sulle tecnologie delle quali di parla, se no sono solo battute da osteria.
La spiegazione di spider è molto ben condotta, vorrei aggiungere che cose del genere succedono e certamente ancora succederanno, gmail resta un sistema molto affidabile.
bob
Settembre 2nd, 2009 at 12:14
Mi sono applicato al meglio delle mie possibilita’ (che sono quello che sono) Lorenzo leggendo le tue spiegazioni tecniche ma l’unica cosa che ho capito e’ che a Google sono stati bravi a riallocare risorse sulla loro rete ridondante e molto scalabile fino a che quella non e’ andata giu’ con effetto a cascata. Perdonami ma da profano continua a sembrarmi una efficienza abbastanza misteriosa.
Settembre 2nd, 2009 at 13:25
Se non hai capito a questo giro mi tocca prendermi buona parte della colpa.
Passiamo dall’analisi semi-tecnica a una di tipo “executive” (che poi è quello della spiegazione di Google stessa…)
Dunque:
1) Il servizio Gmail ha un livello di disponibilità di oltre il 99.9%. Significa che durante tutto un anno è sempre disponibile salvo meno di nove ore. In un anno.
2) L’infrastruttura è così ridondata che i fermi per manutenzione sono continui, e nessuno se ne accorge.
3) Il problema di ieri è dovuto a un errore di valutazione, più che tecnico: pensavano avrebbe retto come al solito, ma non è stato così.
4) L’ordine di grandezza del problema possiamo tranquillamente indicarlo in “disservizio totale”: il servizio era fermo pressoché per tutti gli utenti, che sono decine di milioni.
5) La soluzione in brevissimo tempo del problema è stata possibile perché la rete è dimensionata in modo da poter far fronte a questo genere di emergenze. E perché hanno ingegneri capaci di accorgersi, analizzare, tamponare un problema di tale portata in 100 minuti netti. Lavorando sotto la pressione di un disservizio del genere.
L’efficienza che ti sembra misteriosa è quella di cui al punto (1): 99.9%. Se il resto può essere difficile da capire, questo di certo non lo è.
Ovviamente servono miglioramenti, che saranno senz’altro presi. Riescono ad avere quel livello di servizio perché ogni volta che sbagliano apprendono dai loro errori, e migliorano.
Stavolta servono miglioramenti da un punto di vista più tecnico (sia nella valutazione delle risorse necessarie, sia nelle configurazioni – come scritto nella spiegazione). L’altra volta (ve la ricordate? la Mayer stessa dette spiegazioni) fu più che altro un problema di procedure.
Poi, io più semplice di così non so metterla.
A margine, trovo la loro spiegazione è molto preziosa, perché sebbene non scenda in dettagli (come al loro solito…), consente di riflettere su quello che può capitare in casi simili.
Settembre 2nd, 2009 at 13:38
Massimo il problema non è facile da capire perché sarebbe come cercare di spiegare la FA a qualcuno che non conosce il funzionamento della stimolazione cardiaca.
Come ha detto spider giustamente la cosa basilare è che gmail resta malgrado tutti i problemi un servizio con una affidabilità assolutamente ai top del settore e dei sistemi paragonabili.
Se non esistessero i meccanismi di bilanciamento e di ridondanza questa affidabilità precipiterebbe e i problemi sarebbero molto più frequenti, questi meccanismi sono potentissimi, ma delicati e sono capaci in condizioni normali di riallocare rapidamente i device risolvendo i problemi, se nel meccanismo di riallocazione qualche cosa va male allora amplificano il problema.
E’ un po’ come nelle malattie autoimmuni: il sistema immunitario è potentissimo ed è proprio per questo che quando va in confusione e attacca con la sua potenza l’obiettivo sbagliato le cose si mettono malissimo.
bob
Settembre 2nd, 2009 at 14:41
Massimo il problema non è facile da capire perché sarebbe come cercare di spiegare la FA a qualcuno che non conosce il funzionamento della stimolazione cardiaca.
Vero, ma soprattutto di solito queste spiegazioni sono fornite da medici e non da informatici ;-)
E’ interessante che Google abbia programmato per sabato un periodo di qualche ora durante il quale i Google Docs saranno in sola lettura. Di solito intervengono in modo trasparente.
Recentemente hanno aggiornato le API di Google docs, ho la sensazione che stiano introducendo novità perparatorie affinchè Docs diventi il “file system” di Chrome OS.
Settembre 2nd, 2009 at 18:26
Tempo fa, in un altro ambito simile, mi capito durante una discussione di lanciare alla cieca contro un interlocutore l’accusa di essere un dipendente Google incaricato di difendere l’azienda da qualsiasi critica o accusa. Sorprendentemente, lui ammise: la sorpresa non era il fatto in se’, che mi pareva abbastanza ovvio, ma che lui lo ammettesse così facilmente (forse s’era fatto l’idea che lo conoscessi personalmente).
Così, ogni volta che c’è una discussione su Google mi chiedo quanti fra i suoi difensori sono dipendenti o comunque gente che beneficia dalla ditta, e quanti fanatici religiosi convinti che nel mondo prima di Google la vita non valesse la pena di essere vissuta.
Settembre 2nd, 2009 at 18:33
Per quanto mi riguarda il mio nome e cognome sono quelli veri, quello che faccio lo trovi in rete facilmente.
Il problema è di puro buon senso, Google ha una affidabilità straordinaria , ma basta che vada giù un’ora e arrivano subito gli esperti a metterla in discussione, quando davvero la affidabilità diventasse inaccettabile non avrei nessun problema a dirlo e a smettere di usarla.
Il problema vero è che la rete e le sue tecnologie sono stranamente un’area molto complessa, ma dove anche chi non ne sa nulla si sente di formulare giudizi.
bob
Settembre 2nd, 2009 at 18:40
Io ho notato che il mondo è stranamente un’area molto complessa dove chi ha una notevole competenza in campo digitale ma non sa nulla del resto si sente formulare giudizi.
Per esempio la tranquilla fiducia nelle buone intenzioni di una ditta privata americana che ha ufficialmente proclamato la sua intenzione di organizzare l’intera conoscenza del mondo e i cui fondatori hanno alcune peculiari fissazioni tipo l’immortalità umana.
Questo da gente che per anni l’ha menata sullo strapotere di Microsoft: ora mi sono fatto l’idea che volessero solo un padrone migliore e più efficiente da servire…
Del resto, come dicevo, c’è gente convinta che prima di Google (o almeno del Web) la vita non fosse degna di essere vissuta…
Settembre 2nd, 2009 at 18:50
Gmail dice:
“Gmail remains more than 99.9% available to all users, and we’re committed to keeping events like today’s notable for their rarity. “
Settembre 2nd, 2009 at 18:58
ah, ora ho letto tutti i vostri commenti e in effetti sono al 100% d’accordo con Spider!
Mentre leggevo il resoconto di Google, mi scendeva la la lacrimuccia pensando “DIO CHE BELLO!!! Li potessi risolvere anche io così i problemi… in quel modo! si!!! E’ fantastico!”
milioni di utenti, fail di 100 minuti! :D
ahahah :-D
Certe volte devo tenere ferme 25 persone, io, perché NON posso comportarmi come Google! :-)
Grazie a tutti comunque, non sapevo nulla di questa storia. Io comunque trovo che Google sia spesso down, se bazzicate in certe fasce orarie; ma se lo dico solo io… forse non vale molto.
Settembre 2nd, 2009 at 20:18
Sasha, fammi capire: o sono un dipendente di Google in incognito oppure un povero deficiente che pensa “che prima di Google (o del Web) la vita non valesse la pena essere vissuta”?
Non lavoro per Google, non ci ho mai lavorato. Sono un professionista dell’informatica dal ’94. Faccio il sistemista, mi sono occupato di sicurezza, ho competenze (purtroppo arrugginite) di programmazione, e molto altro. Tutte cose che avresti potuto scoprire da te in pochi secondi cercando il mio nome e cognome su Linkedin.
Non sono un Google evangelist e trovo ridicolo doverlo precisare.
Il caso di Gmail è interessante. Studiarlo, per quanto possibile dalle poche informazioni che Google è solita rilasciare, consente a chi fa il mio lavoro di imparare. Sapere che quell’architettura è soggetta a questo tipo di problemi, a cui magari non si era pensato, ci consente di prevenirli.
Si chiama aggiornamento. Per rimanere nell’analogia con la medicina, è come leggere un articolo scientifico su un caso particolare.
L’altro giorno ho letto un articolo su come un dipendente di Cisco si sia infiltrato in una botnet. Se Mantellini se ne fosse uscito con una battuta un po’ sciocca su quello, sarei ugualmente venuto qui a cercare di fargli capire che si sbagliava.
Magari non serve a fargli cambiare idea, come mi sembra non essere riuscito a fare, ma nella mia presunzione spero di aver fatto un pur piccolo servizio ai suoi lettori.
Settembre 3rd, 2009 at 08:23
@Sascha Google fa una cosa che chiunque altro potrebbe fare, loro la hanno fatta meglio e probabilmente sono arrivati al momento giusto, Bing è un ottimo motore di ricerca, per le immagini anche meglio di Google, Exalead secondo me è meglio di Google per esempio per cercare file di formato specifico e per il drill down.
Il problema, che poi è lo stesso che frena Chrome, è che proprio in rete, quella che dovrebbe essere la quinta essenza della innovazione, è uno degli ambienti dove la gente è più conservativa.
Il discorso dello strapotere di Microsoft è un poco diverso: Microsoft andava dagli OEM e diceva “se installate Linux non vi diamo più Windows”! Il problema non è essere dominanti su un mercato, il problema è l’abuso della posizione dominante.
bob
PS credo che i problemi di questo post siano due: il titolo perché nel sistema Gmail di router ne puoi spegnere moltissimi prima di fare cadere il sistema, il secondo è nella messa in dubbio della affidabilità di un sistema sulla base di un evento e non dei dati statistici, unico punto di partenza logico.
Settembre 3rd, 2009 at 15:54
@ Spider
*** Sasha, fammi capire: o sono un dipendente di Google in incognito oppure un povero deficiente che pensa “che prima di Google (o del Web) la vita non valesse la pena essere vissuta”?***
Beh, è sempre difficile distinguere quando si tratta di sette:
*** It’s amazing that, before Google came along, any of us was able to survive beyond childhood. At the company’s Zeitgeist conference in London yesterday, cofounder Larry Page warned that privacy-protecting restrictions on Google’s ability to store personal data were hindering the company from tracking the spread of diseases and hence increasing the risk of mankind’s extinction. The less data Google is allowed to store, said Page, the “more likely we all are to die.” (This is a particularly sensitive issue for Page, as he’s a big backer of the Singularitarians’ attempts to secure human immortality.)
***
Settembre 3rd, 2009 at 16:17
Sacsha: sto cominciando a innervosirmi, sàllo.
Settembre 3rd, 2009 at 16:19
Amen. Ho attraversato indenne gli Anni di Piombo (che mi dicono essere stati terribili, ne parlava la tivù giusto l’altro giorno) quindi me ne farò una ragione.
Settembre 3rd, 2009 at 16:25
@ Roberto Dadda
Il mio problema è l’assoluta fiducia che miliardi di persone ripongono in Google e sul fatto che non abusi della sua posizione dominante.
Poichè il ‘popolo del web’ ha come predominante esperienza di vita la televisione e la sua gratuità (che anche il modesto canone televisivo pubblico era pagato dai genitori…) non gli pare vero di affidarsi mani e piedi legati ad una ditta che della gratuità fa il suo principio ispiratore. Visto che ne fa solo una questione di efficienza (del genere ‘fa arrivare i treni in orario’ o ‘ha triplicato la produzione agricola delle fattorie collettive’) è pochissimo sensibile a questioni di concentrazione e abuso di potere: l’ostilità verso Microsoft era dovuta al fatto di avere un costo e di essere percepita come inefficiente, non alla sua posizione dominante.
Settembre 3rd, 2009 at 17:29
Sascha: gli anni di piombo ti devono aver lasciato un riflesso pavloviano che ti impone di parlare a vanvera quando leggi il nome di una multinazionale.
Non si spiega altrimenti come durante una discussione tecnica arrivi e distribuisci patenti di mercenari o poveri fessi. Con uno stile e un linguaggio, tra l’altro, a metà strada tra un comitato politico d’altri tempi e un servizio di Studio Aperto. A proposito di “predominante esperienza di vita la televisione”…
Il “popolo del web”, espressione peraltro priva di qualsiasi significato, in questa discussione non c’entra una mazza.
Che “miliardi di persone” ripongano fiducia “in Google e sul fatto che non abusi della sua posizione dominante”, idem.
Qui si parlava di cose tecniche, Sascha. Di come può essere fatta un’architettura di rete, di cosa può aver provocato un incidente, di come potrebbe essere evitato, di quanto quell’architettura sia in effetti buona, ma migliorabile.
Di questo, si parlava, e lo avremmo fatto anche se al posto di Google ci fosse stata Microsoft, Akamai, il CNR, il pizzicagnolo sotto casa.
Se di roba tecnica non capisci nulla (si vede!), non è obbligatorio approfittarne per fare qualche invettiva noglobal.
Poi, per carità, non è nemmeno vietato: solo, evita di dare del venduto o del deficiente a persone di cui non hai compreso i discorsi.
Lasciaci fuori dai tuoi vaneggiamenti e tutti staremo più sereni.
Settembre 3rd, 2009 at 17:50
Più sereni?
La vedo difficile: si vede che sei nuovo della Rete e delle sue dinamiche.
Tecnicamente non sono certo un drago, dato che mi ci sono messo ben dopo i 50 anni, ma mi arrangio.
Capisco anche l’atteggiamento ‘pratico’ che vuole migliorare l”architettura’ senza mai farsi domande sul perchè e il percome.
Del resto trovo la Rete utile e divertente, ottima per fare compagnia a un anziano pensionato che ormai quel che doveva dare l’ha dato. E’ che poi leggo i deliri dei Kurzweil, degli O’Reilly, dei Gilder, dei Kelley, dei Granieri, dei giornalisti di Wired e penso: oh-oh, incidente in vista…
Del resto non vedo l’ora che la rivoluzione cominci a divorare i suoi figli come si usa in tutte le rivoluzioni per bene…
Settembre 3rd, 2009 at 19:59
Cavolo mi hai beccato: il mio problema è che sono nuovo della rete.
;-)
Settembre 3rd, 2009 at 21:21
Sascha mi sa che si impone una decisione: o fai il sociologo della rete o il tecnico perché i due discorsi sono nettamente separati, francamente credo tu sia più adatto alla prima opzione perché i tuoi discorsi rivelano una sostanziale ignoranza delle tecnologie che stanno sotto la rete.
E’ un po’ come quando si vola: chiunque può discutere sulla qualità delle noccioline e sulla pulizia dei gabinetti, ma dell’angolo di incidenza delle palette della turbina del motore ne puoi parlare solo se le hai studiate, lo stesso vale per fenomeni complessi come la caduta di un sistema ridondato e dinamicamente bilanciato come quello che sta sotto gMail.
La Teoria dei sistemi, che io fino a qualche anno fa insegnavo in una università non è cosa da autodidatta.
bob
Settembre 4th, 2009 at 13:16
Ammetto che argomenti come ‘la Rete e il mondo’ o ‘la Rete e i singoli individui’ mi interessino e appassionino di più de ‘la Rete e i suoi rapporti con la Rete’ – dipende anche dal fatto che ricordo bene un mondo in cui la Rete non c’era e ce la cavavamo tutti bene lo stesso (talvolta penso che ce la cavavamo meglio ma cerco di evitarlo).
Sulla mia (relativa) ignoranza tecnica potrei essere d’accordo ma non vedo cosa c’entri l’ignoranza se mi preoccupa l’idea di una singola ditta americana che accumula un potere senza precedenti e aspira a ‘organizzare l’intera conoscenza umana’ – dove sbaglio? Google non è una ditta privata? Non ha già adesso un’influenza enorme tanto da gettare nel panico milioni di persone ogni volta che qualcosa non funziona al meglio? Brin e Paige non hanno forse pubblicamente dichiarato obbiettivi come minimo ‘ambiziosi’?
(Quanto all’autodidatta: accetteresti lezioni di storia da me, visto che i miei titoli sarebbero probabilmente, in quel campo, superiori ai tuoi?)
Settembre 4th, 2009 at 18:59
Sascha tu sei venuto in un post dove si discute della affidabilità tecnica di Gmail insinuando che tutti quelli che difendono, lo ripeto, la affidabilità TECNICA sarebbero in qualche modo venduti a Google.
Le tecnologie non sono una opinione, Spider ti ha spiegato molto bene gli aspetti tecnologici del problama, evidentemente non hai capito perché altrimenti ti saresti dovuto scusare per l’insinuazione.
bob
PS Per quanto riguarda la domanda che hai messo tra parentesi la mia risposta è: “Certo e con piacere!”
Settembre 5th, 2009 at 13:11
‘On the Internet, nobody knows you’re are a dog’ – 1993
http://www.unc.edu/depts/jomc/academics/dri/idog.html
Settembre 5th, 2009 at 19:52
E allora?
bob
Settembre 5th, 2009 at 23:01
Che Internet determina un appiattimento sociale: sei cane, ma gli altri possono pensare che sei un umano; sei un umano, ma gli altri posso pensare che sei un cane.
In termini ancora piu’ astratti, puoi dire quello che vuoi, l’importante e’ quello che sembri, non quello che sei (per la verita’, quella vignetta e’ troppo risalente per cogliere nel segno l’evoluzione dell’era telematica, ma e’ molto *suggestiva*, dunque fa presa sui piu’).
C’e’ sempre qualcuno (non so chi, leggete e giudicate voi, io non do giudizi) che esibisce i galloni, non vera cultura (perche’ la cultura e’ sostanza, filantropia e negazione recisa del falso).
A parte spider, quando gli altri sapranno condividere cultura – e non vuoti galloni – saranno certamente piu’ stimati, al di la’ dei titoli che non dicono nulla.
Settembre 6th, 2009 at 15:04
No Daniele, qui non ti seguo perché quando si fanno discorsi su tecnologie tanto complesse la conoscenza conta eccome e la conoscenza su queste cose te la fai solo studiandole, purtroppo in rete è invalsa l’idea che tutti possano parlare di tutto, ma questa è la negazione della cultura.
bob
PS Anche quando vai da un medico i galloni non ti interessano?
Settembre 6th, 2009 at 18:05
Bob, era un modo (serio, ma certamente amichevole) per prendervi un po’ in giro visto che eravate arrivati al *Lei non sa chi sono io* :-)
I punti di vista tuo e di Sascha mi sembrano entrambi interessanti, ma, se mi posso permettere da mero lettore, in effetti quello di Sascha è un po’ OT.
Infine, fortunatamente qui non si fa consulenza (tecnica, sociologica, economica, ecc.), dunque non mi preoccupo dei titoli (anche se conosco e riconosco i tuoi).
Ecco: l’atteggiamento di spider m’è sembrato più equilibrato, più di sostanza. S’è permesso il lusso di farsi dire che sarebbe nuovo della Rete rispondendo con un’emoticon.
Settembre 6th, 2009 at 20:07
Fatemi capire: volete dire che la mia più che ovvia battuta (‘sei nuovo della Rete’) a una persona che ovviamente non lo è affatto non è stata percepita come tale?
Ma allora tutto il male che penso del ‘popolo del web’ (altro termine di basso giornalismo che uso a scopo derisorio) è giustificato!
Settembre 6th, 2009 at 20:21
Sascha, premettendo che, ovviamente, il coinvolto non ero io, non sembrava una battuta.
Si mettono emoticon, si contestualizza in un certo modo, ecc. Sono le regole del linguaggio telematico che non prevede gestualita’ o altri elementi dell’espressione de visu.
Ribadendo che non mi sento coinvolto in una questione che non mi riguarda, devo anche aggiungere che, considerato il tuo solito atteggiamento da vecchio saggio (e non dico che tu non lo sia), che ha passato indenne gli anni di piombo e tutte quelle cose li’, l’afferamzione poteva essere presa sul serio.
Ecco: premesso che faccio ammenda per primo, un po’ di umilta’ non guasterebbe. Ci guadagnerebbe il dialogo. Se e’ quello cui tendiamo.
Settembre 6th, 2009 at 20:27
C’è questo simpatico articolo del Daily Telegraph sulle 50 cose che Internet sta uccidendo:
http://www.telegraph.co.uk/technology/6133903/50-things-that-are-being-killed-by-the-internet.html
Stranamente, non c’è l’ironia…
Settembre 6th, 2009 at 20:30
E quanto al fatto di aver passato indenne gli Anni di Piombo è stato facilissimo: all’epoca abitavo in una piccola città tranquilla e se non ci fossero stati i media gli Anni di Piombo per me non sarebbero proprio esistiti…
Settembre 6th, 2009 at 20:49
Ecco, a maggior ragione, allora, non tirartela (?). ‘Ché, a leggerti, sembravi in prima linea ;-)
Settembre 7th, 2009 at 10:43
Daniele vedi se io discuto con te di qualche cosa di legale, esprimo un concetto e tu mi dici che non ha senso perché il codice di procedura prevede un’altra cosa, sapendo il mestiere che fai ti ringrazio e cambio idea, questo intendo quando dico che ci sono ambiti non opinabili dove i galloni contano.
bob
PS Io gli anni di piombo li ho passati in piazza a milano con una bandiera in mano e no, non era nera…
Settembre 7th, 2009 at 16:47
Sara’ perche’ conosco i tuoi galloni che ho pensato che non avessi bisogno di mostrarli?
Dai, morta li’. Proprio non intendevo fare alcuna critica sostanziale a te e a Sascha.
Ma il battibecco era divertente e non ho resistito ;-)
Settembre 7th, 2009 at 19:47
Come diceva un mio amico: l’ostile conta…
(e poi, nato in tempo di guerra, avrei potuto millantare i miei trascorsi secondaguerramondialisti…)
Settembre 7th, 2009 at 22:38
Sascha, risparmiaceli, siamo nel 2009 ;-)