Una reputazione grossa cosi’.
Molti hanno l’impressione che vendere Facebook alle aziende sia un’ottima idea ed io sono tra questi. Io, per dirla tutta, sono anche tra quelli che sostengono che sia giusto vendere i numeri vincenti del lotto alle vecchiette di Benevento e le alghe di Guam alle casalinghe di Voghera. In pratica, io ritengo sia giusto che alle persone –non importa se fisiche o giuridiche– sia sottratto tutto il denaro che esse sono disposte a consegnare spontaneamente a terzi. E’ una di quelle cose darwiniane (in antropologia, in economia son cose adamsmithiane), si tratta di selezione naturale. Il mondo cambia, la comunicazione cambia, tutti hanno la possibilità di informarsi in proprio sul mago Otelma, su Vanna Marchi e su Facebook e poi di decidere se fan per loro o meno. Un’azienda che, davanti alla constatazione che là fuori si parla di lei e che questo sarà sempre più importante per il suo business, invece di sforzarsi di diventare un’azienda di cui si parla bene, semplicemente assuma un esperto di reputazione online che cerchi di drogare la conversazione, è destinata a scomparire e non c’è nulla di male se nel farlo produce un lucro per qualche parassita 2.0 di più o meno alto lignaggio. Questa, in verità vi dico, è una cosa buona, e nessuno dovrebbe lamentarsene.
(livefast)
Settembre 1st, 2009 at 08:04
Quoto LiveFast, penso che anche miniMarketing, da luminare del settore, sarebbe d’accordo.
Settembre 1st, 2009 at 08:09
mah, non sono d’accordo al 100%, io metterei dei limiti
d’eta’… se il marchettaro di turno cerca di ‘fottere’ il
vecchietto beccato all’uscita delle poste dopo aver appena
ritirato la pensione, non lo trovo molto accettabile…
Per la casalinga di voghera invece mi puo’ star bene, cosi
magari lascia in pace per un po’ le telenovelas e si tiene un
pelino piu’ informata…
Settembre 1st, 2009 at 08:32
@stefano, si si anch’io non sono daccordo sulla non punibilita’ della circonvenzione di incapace…capisco pero’ il paradosso
Settembre 1st, 2009 at 08:35
Per quel che mi riguarda sono d’accordo al 100%; citando il libro che sto leggendo già nell’indice, alla voce “how to create buzz” c’è scritto “delight your customers”.
Settembre 1st, 2009 at 09:59
Senza parole…
Settembre 1st, 2009 at 10:03
@Stefano
il riferimento all’incapacità l’avevo considerato anch’io, l’ho espresso subito su Cloridrato, ma non qui. Per quanto la discriminante non possa essere l’età, ma le reali capacità cognitive (e non la non-conoscenza o la non-informazione)
Settembre 1st, 2009 at 10:04
vangelo
Settembre 1st, 2009 at 10:34
Caro Mantellini, come mai sei connivente con questa spazzatura? Te l’ho chiesto su FF, ma non mi rispondi. Attaccare chi lavora è così nobile? Perché non hai il coraggio di esprimere in prima persona il concetto? Perché non dici direttamente che io come molti altri siamo dei truffatori 2.0?
Settembre 1st, 2009 at 11:20
è un mondo difficile …
… quello del 2.0 …
Settembre 1st, 2009 at 11:44
Ovvietà, nient’altro che ovvietà…
Ci sarà sempre il consulente carogna e quello onesto. Non compete *un settore produttovo* sta roba, ma l’umana coscienza.
Lo stesso discorso lo si potrebbe fare per i fruttivendoli, i macellai e i parrucchieri. Sarà sempre vero, ma sempre opinabile.
Se certe cose le si considerano vangelo, val bene l’ateismo…
Settembre 1st, 2009 at 12:20
L’idea sbagliata è che si possa influenzare (con qualsiasi mezzo) qualcuno in senso positivo, mentre è invece vero il contrario: parlare male di un prodotto, di un marchio, di una persona funziona sempre e, secondo le veificate vecchie regole del marketing, chi riceve un servizio inferiore alle aspettative si adopera tanto per dirlo ad altre 11 persone (in media).
vedi quello che mi è accaduto ieri e non ancora risolto http://www.cannedcat.it
Inoltre, quando si parla di Corporate Social Responsabilities (CSR) questa non riguarda solo l’ambiente, lo sfruttamento dei lavoratori o le discriminazioni di genere e di razza, ma anche l’uso di pratiche commerciali scorrette e, cercare di influenzare attraverso i SN, ha molte probabilità di essere considerato dagli stakeholders non etico, con tutti i danni sul brand immaginabili.
Quindi la web reputation da sorvegliare, dati i suoi effetti esponenizali di diffusione (non controllata da parte del marketing e della comunicazione), è esclusivamente quella negativa.
Pensare poi di disseminare voci positive è bel boomerang perchè il consumatore/utente si accorge (o viene informato ambressa ambressa) che il consiglio per l’acquisto era prezzolato e si rischia la fine che stanno facendo le riviste tecniche (di qualsiasi settore) che, siccome fanno troppe marchette, chiudono per mancanza i lettori, perchè nessuno le legge, anche se le regalano, per mancanza di credibilità.
Settembre 1st, 2009 at 13:51
Roldano: io non so bene cosa vendi, su Facebook (o altrove). E non ti conosco di persona, e certamente non mi permetterei mai di arrivare a darti del truffatore. Però, prima di comprare qualcosa da te, soprattutto se “web2.0”, ci penserei due volte, questo sì.
Settembre 1st, 2009 at 16:41
@ Rob.Mar.
Cioè, se metto in giro delle balle a ‘favore’ di qualcosa queste o non funzioneranno o avranno adirittura un effetto negativo mentre se metto in giro delle balle ‘contro’ queste avranno sempre o spesso l’effetto desiderato?
Beh, indubbiamente questo ci dice qualcosa sulla comunicazione online…
Settembre 1st, 2009 at 17:37
Vorrei giusto puntualizzare una cosa, non che capisca tutto solo io, ma qui qualcuno se l’è presa o ha criticato perchè al solito ha interpretato solo parzialmente il post di LiveFast riportato da Mante, quindi:
non si critica il fatto che un’azienda possa usare un social network (sia FB, FF o altro, insomma il freaking 2.0) per la propria comunicazione/promozione, la critica è a chi pensa di farlo non “importandolo” nella mentalità aziendale (o almeno nel suo settore mkting), ma semplicemente affidando la cosa ad un esterno che di certo non riuscirà mai a far trasparire “l’anima buona” dell’azienda e dei suoi prodotti. Il consulente 2.0 deve insegnare agli uomini del marketing le modalità 2.0 e aiutarli (è appunto un consulente) ad implementarne le metodologie, ma se il tutto non arriva dall’azienda (la comunicazione è fondamentale e non delegabile) svanirà come un ghiacciolo in mano a un bambino di 2.0 anni.
Settembre 1st, 2009 at 18:27
Esistono persone validissime che non hanno gli strumenti per decidere a causa di limitazioni di vario genere, indipendenti dalla loro volontà, e a queste si dovrebbe applicare quell’aberrazione che risponde al nome di “darwinismo sociale”? E’ pura e semplice pazzia o la solita scusa per pulire la coscienza di truffatori e imbroglioni di vario genere. Spesso questi strumenti esistono ma vengono opportunamente occultati ed è ancora più facile cadere nella trappola dell’uccellatore di turno.
Settembre 1st, 2009 at 18:33
@roldano, la mia impressione e’ che tu, qui come altrove, affretti un po’ le conclusioni. Io trovo la frase quotata qui interessante e questa e’ la ragione per cui la propongo ai lettori del mio blog. Non solo, nel caso specifico cio’ che ha scritto Livefast a me pare non spazzatura ma una provocazione assai appropriata che in gran parte condivido. Non c’e’ pero’ nulla di personale nei tuoi confronti ne capisco come tu possa pensarlo visto che l’unica cosa che so di te e’ che sei un entusiasta di FB (fin da qualle volta anni fa in cui ne discutemmo a Roma). E meno che meno potrei darti del truffatore. Pero’ sai, vedo il mondo attorno a me e non posso non vedere i danni che la messa in vendita del 2.0 presso le aziende e beccaccioni vari sta creando. saluti
Settembre 1st, 2009 at 21:40
Una riflessione importante che però va chiarita in alcuni punti.
Alle aziende magari si invita ad usare FB per migliorare il rapporto con i clienti e per meglio veicolare il proprio prodotto.
L’etica, spinge gli operatori a mantenere una condotta che sia responsabile nell’astenersi nel promuovere “sale, conchiglie e amleti” per la cura del cancro.
Settembre 2nd, 2009 at 07:37
@massimo quello che tu chiami “entusiasmo” dalle mie parti si chiama lavoro. Ieri stavo al telefono con un agenzia di Berlino, una piccola agenzia tedesca che VENDE FACEBOOK ALLE AZIENDE, ebbene questa piccola agenzia comincia a vendere bene Facebook anche qui in Italia. Questo significa che, mentre noi facciamo le figuraccie mondiali da mentecatti tecnologici pure con il SEO e con Google, anche nell’arretrata Germania 2.0 si fanno avanti per fregarci il mercato. Fine discussione, il resto sono solo chiacchere da Bar dello Sport.