La questione sollevata da Alessandro Gilioli oggi sul sondaggio-non-sondaggio che Antonio Marziale Presidente dell’Osservatorio sui diritti dei Minori ha “allungato” ai giornali, è rilevante per due ragioni molto diverse. La prima è che la visibilità sui giornali di comunicati stampa delle più improbabili associazioni serve a queste stesse proto-associazioni (organismi spessi composti da un numero ristrettissimo di individui animate spesso da intenti non chiarissimi) a legittimare se stesse nell’opinione pubblica e nei luoghi del potere. Il caso del mitico don Fortunato di Noto di Telefono Arcobaleno ne è forse l’esempio piu’ eclatante ma non è l’unico (basti pensare per esempio al Moige a suo tempo autoelettosi rappresentante dei “genitori italiani”). Poichè anche in questo tipo di comunicazione interessata esiste un effetto soglia, ogni comunicato stampa che simili associazioni diffondono (e che i media recepiscono senza alcun filtro) sarà piu’ roboante, spettacolare ed improbabile di quello precedente, pena il rischio di essere superati nella considerazione mediatica da altri concorrenti maggiormente spregiudicati. La seconda questione, nota anch’essa da tempo, che è sia causa che effetto di quanto accade, è che i giornali in Italia e non da oggi, pubblicano con grande evidenza qualsiasi cosa capiti loro sott’occhio a patto che sia adeguata ai propri personali interessi narrativi (nella stragrande maggioranza interessi di audience o di linea editoriale). Il controllo della fonte, della veridicità delle affermazioni, la valutazione sulla autorevolezza dei soggetti in campo, è una prassi ormai completamente abbandonata per lo meno quando si scende oltre la prima fila degli articoli centrali. Si crea così un rapporto simbiotico fra produttori seriali di comunicati stampa ad effetto e diffusori degli stessi, in un gioco a guadagno condiviso nel quale gli unici cornuti e mazziati sono i poveri lettori che ancora credono a notizie diffuse con tanta leggerezza.

11 commenti a “L’associazione? Sono io.”

  1. leali dice:

    Vangelo! ;-)

  2. Daniele Minotti dice:

    Pur non entrando nel merito della vicenda (semplicemente perche’ non la conosco – anche se confesso, dal fondo del mio pregiudizio, che mi sembra verosimile), faccio presente che Gilioli merita analoghe critiche.
    Mi riferisco – per parlare di una questione che conosco molto bene – alla mitica manifestazione del bavaglio alla Rete dove lo stesso mi ha indicato (non so perche’) come tam-tammer della stessa
    http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/07/02/14-luglio-grazie-e-si-va-avanti/
    pur avendo (io) opinone ben differente.
    Se questo e’ giornalismo d’inchiesta…
    Ciao Gilioli, magari, ogni tanto, rispondimi…

  3. Parole condivisibili (sempre sullo sato del giornalismo italiano) « (Ex) Zona San Siro dice:

    […] (sempre sullo sato del giornalismo italiano) 11 Agosto 2009 — Giacomo Brunoro Scrive Mantellini nel suo blog: “[..] i giornali in Italia e non da oggi, pubblicano con grande evidenza qualsiasi cosa […]

  4. alessandro longo dice:

    Condivido la critica. Ma non la generilizzazione. E’ semplicemente non vero che la verifica delle fonti è “prassi abbandonata da tempo”. Io e molti colleghi la facciamo, anche su articoli “non centrali”: Gilioli ne è appunto un esempio. Non è “prassi abbandonata”, ma è prassi non sempre utilizzata, c’è una bella differenza

  5. oneenergydream dice:

    condivido

  6. emanuele dice:

    La considerazione generale è giusta e opportuna. La pratica del copia e incolla è dilagante. Così come è dilagante l’autoaffermazione di sedicenti istituti di ricerca ed esperti vari. Poi, come dice giustamente alessandro longo, c’è ancora qualche giornalista che utilizza il vecchio e caro cestino. Io lo faccio abbondantemente ma sarà perché sono crudele di natura

  7. cialtroni dice:

    Antonio Marziale e’ quell’osservatorio, se l’e’ inventato ed e’ solo lui, ci ramazza contibuti pubblic, visibilita’ e consulenze dalla commissione infanzia di Alessandra Mussolini. Ma la sua competenza e’ prossima a zero. Lo inquadro’ bene gia’ questo blog:
    http://il-giustiziere-lafabbricadeimostri.blogspot.com/search/label/Antonio%20Marziale

  8. Alessandro dice:

    Minotti, veramente ti ho già risposto a suo tempo sul tuo blog, spiegandoti che avevo elencato come tam-tammer dell’evento tutti coloro che ne stavano parlando, in positivo e in negativo. Comunque mi pare storia vecchietta e un po’ O.T., non ti pare? Ciao a tutti.

  9. Daniele Minotti dice:

    Mah… risposta e’ un parolone ;-) (hai anche rilanciato in modo che, francamente, ho gradito ben poco… ma vabbe’).
    Vedi, sembra che tu, con questa indagine sull’Osservatorio, abbia fatto un ottimo lavoro. E voglio unirmi, con sincerita’, agli apprezzamenti.
    Pero’, in altre circostanza dovresti essere un po’ piu’ rispettoso delle persone, del loro pensiero come espressione delle loro individualita’.
    Comunque, hai ragione, siamo OT.

  10. macman dice:

    Bisogna valutare anche il famoso “fattore sorpresa vacanze”. Redattori che non sanno che pesci prendere appena vedono un comunicato di una associazione non fanno altro, in un momento di penuria di notiize vere, di fare il fantastico ctrl-c (o meglio mela-c). E visto che la notizia è una non notizia se presa nel verso giusto, si fanno portatori dell’enfasi del comunicato assorbendone lo “stile sti cazzi”.

  11. mfp dice:

    Un Tizio Superiore (uno dell’eta’ tua, ma meno moscio) qualche tempo fa ha scritto:

    > C’è un teorema che dimostra che al crescere della
    > > quantità di informazione da analizzare si perde
    > > la capacità di “trovare” un target e [basta] un “momento”
    > > e l’errore (error rate) diventa sistematico e non
    > > gestibile

    Citando in forma umanamente comprensibile una equazione scritta oramai circa 70 anni fa. Non e’ mica un caso che si attribuisca agli hacker capacita’ sovrannaturali (che chiaramente non hanno; hanno solo studiato bene Il Manuale)… e voi ancora li’ a tirargli pietre quando vi dicono che occorre l’economia del dono…