Carlo de Benedetti:

Diversi i temi toccati nell’incontro. Riguardo allo stato di salute dell’editoria ha annunciato che “dai primi di luglio partirà una riduzione del personale a Repubblica, come del resto al Corriere della Sera”. Per quanto riguarda il quotidiano di Ezio Mauro, è in fase di studio il progetto sui contenuti a pagamento del sito. L’Ingegnere ha affermato di credere al modello iTunes, quello che invece di un abbonamento iniziale per l’utente consiste in una carta prepagata: “Lo fanno le mie cinque nipoti, hanno comprato più di mille canzoni a 0,99 centesimi l’una… Si guadagna agevolando gli utenti che col sistema tradizionale di abbonamenti si rompono…”.

Per affrontare temi del web l’Ingegnere giovedì e venerdì sarà a Berlino per un vertice di tutti gli editori europei a cui parteciperà anche Rupert Murdoch. All’ordine del giorno la definizione delle linee comuni contro il fenomeno Google che guadagna attraverso i contenuti prodotti da altri: “Produrre contenuti costa”.



(via affari italiani)

21 commenti a “Gli utenti si rompono”

  1. Massimo dice:

    Personalmente credo che quando ho un giornale di carta tra le mani ne traggo solo un valore d’uso, mentre con i siti online mi sembra di scorgere un modello che nel futuro si baserà più sul valore di scambio.
    Qui mi sembra che si confonda il fatto che i nipotini scaricano mille canzoni diverse con il problema di capire la differenza tra una canzone che gli stessi ascoltano 1000 volte rispetto a una notizia che ha un valore d’uso unitario.

  2. Massimo dice:

    gli utenti “si rompono” a pagare un abbonamento classico. E invece si divertono, immagino, a pagare una notizia alla volta…

  3. Massimo dice:

    (esatto, notizie che leggono una volta e poi amen, tra l’altro, a differenza delle canzoni che ascolti e ri-ascolti)

  4. Roberto Marsicano dice:

    Le 5 nipoti 5 di cui all’articolo sono sicuramente benestanti e, come diceva Peppino a Totò, ho detto tutto.

  5. Gaspar dice:

    Se gli editori europei decideranno la follia di rinchiudersi dentro le mura del sito a pagamento, lasceranno il campo libero a siti alternativi. Non vedo l’ora!

  6. tommy dice:

    e poi son 0,99 euro, non 0,99 centesimi :-)

  7. Daniele Minotti dice:

    O anche 99 centesimi :-)

  8. Camillo Miller dice:

    Anche io compro regolarmente musica da iTunes, soprattutto da quando è diventato tutto Plus, senza DRM.
    Gli album che compro, però, rimangono parte della mia libreria, è musica che riascolterò in continuazione, sul mio Mac o sul mio iPod o dove voglio.

    A 99 centesimi da Repubblica cosa compro? Un pacchetto di articoli? E quando li ho letti cosa me ne faccio? Li incornicio?

    I giornali “de carta” il giorno dopo sono buoni per incartare le caldarroste, o per farci la barchetta che si mette in testa l’imbianchino. Con il paginone centrale di Repubblica ho pulito i vetri alle finestre, ho difeso la scrivania dagli schizzi di vernice ridipingendo le gambe di una vecchia poltrona, ho acceso la carbonella per la grigliata.
    Insomma, un euro speso bene.

    Se poi De Benedetti intende dire che a 0,99€ uno compra l’accesso al sito per un tot di tempo, beh allora in quel caso iTunes se l’è messo in bocca solo per far bella figura.

    Sicuramente sarà giusto giudicare nel merito, quando se ne saprà di più. Ma così, d’acchitto, delle buffonate che si sono sforzati a tirar fuori gli editori per combattere una crisi che è effetto del modello da loro stessi applicato per anni, questa è la migliore.

  9. Massimo dice:

    0,99 centesimi? Non male, forse è il prezzo giusto. Ma faranno 1 € al giorno, cosa vuoi che facciano? Secondo me ci sono almeno due controindicazioni:
    1)è comunque un costo non bassissimo e secondo me alto a livello psicologico, e una larga parte dei lettori li perderanno di sicuro.
    2)una volta rinchiusi dietro il muro del pagamento, tempo 5 anni e nessuno si ricorderà neppure che esistevano, questi giornali con 100 anni di storia. Evidentemente, la storia di El Pais vs. El Mundo non ha insegnato nulla…

  10. marcobardazzi dice:

    Penso che una ‘bolletta delle news’ a fine mese non sarebbe poi questa grande tragedia, se i contenuti che offre valgono la spesa e se il metodo d’uso e’ semplice: una username e una password unica per passare dai contenuti a pagamento di un sito a quelli di un altro, come una sorta di telepass sull’autostrada dell’informazione.

    Complesso? Ma avete un’idea di quanto siano complessi, per chi rientra in Italia dall’estero dopo anni come me, le varie offerte della telefonia mobile? Una jungla, non ci capisco niente…

    L’informazione di base resterebbe comunque free. Mi sembra si prefiguri un sistema simile al nostro approvvigionamento idrico: si puo’ continuare a bere tranquilli dal rubinetto, ma se uno vuole un po’ di bollicine o qualche notizia ‘effervescente naturale’, deve pagarne il valore aggiunto.

    @Gaspar: Attenzione a pensare che tutto si possa fare solo con i ‘siti alternativi’. Non sottovaluterei i rischi cui va incontro il sistema dell’informazione – e di conseguenza la stessa democrazia – se non si trovano seri modelli di business per il giornalismo.

  11. Piovedisabato dice:

    Uno che non ha sostanzialmente alzato un dito nella vita rispetto a quanto ha fatto Google dice quella roba? Un pò di decenza sarebbe gradita.

  12. P.G. dice:

    I giornali sono moribondi. Quelli cartacei ormai devono trasformarsi in riviste, per sopravvivere, e quelli on-line ce la possono fare solo riducendo i costi al minimo. Far pagare gli utenti per leggere le news è una idea semplicemente ridicola, al limite si può far pagare per leggere dei contenuti di elevato livello, tipo articoli specialistici, inchieste, dossier, materiali d’archivio.

  13. Hairagionetu dice:

    posso dire che io che in passato ho votato a centrodestra (ultimi anni nulla) se veramente LASCIANO candidare Grillo..ci penso?..

  14. Gaspar dice:

    @marcobardazzi: non sottovaluto i rischi; ma concretamente: ti pare che il sistema di informazione attuale rappresenti questo grande baluardo? In Italia, poi. Sii sincero :)

  15. Kluz dice:

    La veggo bigia per loro.
    Dovrebbero mettersi tutti d’accordo, ma basterebbe che alcuni rompessero “tale patto” che tutto crollerebbe.
    Chi “sgarrasse” si troverebbe a avere grandi numeri di lettori a discapito degli altri.
    Una sorta del sempre attuale “dilemma del prigioniero” (teoria dei giochi). Magari non Il Giornale, ma ad es. tra Repubblica a pago e la Stampa a’ggratis, credo molti si “sposterebbero”, quantomeno nella loro lettura abituale o 3-4 gg la settimana. Anche si mettessero ipoteticamente tutti d’accordo, potrebbero rimanere come detto sopra “siti alternativi”. Insomma un certo giornalismo è importante, ma come sappiamo il grosso potere dei giornali era dovuto dal limite tecnologico. Per le news in se, spesso e volentieri basta ANSA, che prima non era possibile leggere. Spesso l’utente ha l’interesse di esser minimamente e vagamente aggiornato sui fatti, però anche 10 anni fa, molti gg, il tempo di leggere per bene il giornale (figurarsi Corriere e Repu, per intero che ci vorrebbero le ore) non l’avevo e finivo per aver letto i titoli o poco più. Riguardo al commento/opinione di esse , con internet si posson leggere tante persone e il prezzo tende a zero (essendo che molti amano far ciò per passione) . Magari ad es. per il giornalismo d’inchiesta o quello giudiziario vale un po’ meno, ma ad es. le riviste che trattano di tv, automobili, musica o similari “frivolezze”, che a dire il vero compravo pochissimo pure prima, adesso non le compro manco per sbaglio. Si potrebbe anche dire delle notizie internazionali (es. anglosassoni) che adesso son fruibili direttamente più vicino alla sorgente, e non ho bisogno dell’intermediario materiale del giornale italiano, e molti altri casi. Lo stesso tempo che passo su Mantellini.it si presume debba saziare una parte della fame di lettura del sottoscritto.
    Insomma è’ chiaro che molte realtà si dovranno ridimensionare, e dispiace per i molti giovani precari che lavoravano per 2 lire nelle redazioni, ma mi pare inesorabile: non ci son giochini o abbonamenti che reggono, non c’è una così copiosa motivazione all’acquisto. Non c’è la domanda, la necessità.

    Quanto al discors google-news già posso capire di più, però mi chiedo se alla fine sia più il danno che ricevono o la pubblicità che ne ricavano.

  16. Massimo dice:

    @Kluz: ma “tutti” chi, poi? Quanti sono i giornali che dovrebbero mettersi d’accordo? Se anche si mettessero d’accordo TUTTI, dal primo all’ultimo, i giornali italiani – e magari pure ANSA, non pensi che la parte di lettori più avanzati, quelli a cui probabilmente pensano di poter vendere le news, quelli che comprano dai siti e-commerce, con un grado di scolarità alto, che viaggiano e conoscono le lingue… ecco, esattamente quelli, non pensi che leggerebbero le notizie sui siti di NYTimes, The Times, The Economist, The Guardian, El Pais, Le Monde, Le Figaro etc etc?

  17. caligola dice:

    Io compro l abbonamento e poi riverso tutte le news sul mio blog pieno di pubblicita ma ad accesso gratuito…..mi faranno mica causa..e con quali prove..come faranno a dimostrare che gli ho copiato la notizia ahahaha

  18. Kluz dice:

    @massimo: ovviamente tiravo in ballo un po’ per sfizio le possibilità teoriche, illustrando quanto fosse arduo farle stare in piedi anche in tale forma ( meramente teorica), nella pratica non ne parliamo neanche. La mia posizione (o forse meglio dire “scommessa”) mi sembrava abbastanza chiara.

  19. Massimo dice:

    sì, ma ho capito che sei anche tu super scettico. ho solo voluto aggiungere altri punti a favore del tuo scetticismo :)

  20. Wallace Henry Hartley dice:

    Le nipotine di De Benedetti hanno comprato oltre mille canzoni a 99 centesimi. Fanno 990 euro, minimo. La paghetta di ogni nipotina di ogni italiano, giusto?

  21. Kluz dice:

    @Massimo: ah ok, pardon.

    Che poi 1000 canzoni in 5 o a testa? in quanto tempo? nipoti di che età?
    Conta poco, o nulla, ma tanto per capire.