Il mio articolo su Nova di ieri.
Ho deciso di proporre un articolo all’inserto tecnologico de IlSole24ore Nova ma non conosco il suo direttore, non ho il suo numero di telefono e lui (giustamente) non ha accettato il mio invito per essere “amici” su Facebook e non mi segue su Twitter. Quante maniere ho io, semplice cittadino del mondo digitale, per avvicinarlo e proporgli il mio straordinario contributo? La risposta è probabilmente una sola: spedirgli un messaggio di posta elettronica.
Si discute molto in questi giorni di un lungo articolo di Jessica Vascellaro sul Wall Street Journal nel quale l’autrice si dedica ad un approfondito necrologio della email, superata negli ultimi tempi nel gradimento degli utenti da altri strumenti comunicativi veloci e amichevoli. Da Twitter a Facebook, dal recentissimo Google Wave alle molto altre piattaforme web di lifestreaming, tutto sembrerebbe indicare una ineluttabile, costante, riduzione di utilizzo della posta elettronica ampiamente percepita, specie fra i giovani, come un mezzo vecchio e poco pratico.
Fino a poco tempo fa l’email era accusata di essere uno strumento poco efficiente e assai dispendioso in termini di tempo, specie in relazione alla grandissima quantità di messaggi di spam che appesantiscono ogni giorno le nostre caselle; oggi invece la critica sostanziale riguarda una delle caratteristiche intrinseche che l’hanno resa grande; la sua essenza di strumento asincrono.
Eppure non è difficile comprendere che in un numero molto ampio di contesti di comunicazione strutturata il tempo che intercorre fra invio e risposta non è un limite da sottolineare ma un valore da preservare. Nel mondo accelerato e caotico dei continui “status update” alla posta elettronica resta ancorato l’onere culturale della comunicazione meditata fra gli individui, quel valore non risolvibile con una battuta in chat o con un breve messaggio su Twitter. Alla email va inoltre ascritta una certa straordinaria democraticità di intenti altrove non rintracciabile: quella caratteristica affascinante e tutto sommato non ancora sopita di essere uno strumento capace di creare un filo comunicativo individuale con persone da noi diversissime che abitano altri mondi.
Nulla di tutto questo appartiene ai social network che sono per definizione ambiti relazionali predefiniti, modulati certo sulla sensibilità di ciascuno ma in ogni caso utilizzati nella grande maggioranza dei casi per flussi informativi “da uno a pochi”.
Alla caotica invasione dello spam i flussi di lifestreaming hanno sostituito messaggi forse meno fastidiosi (un vecchio amico ha appena portato il barboncino dal veterinario) ma egualmente capaci di incrinare il nostro rapporto fra tempo impiegato ed efficacia informativa. Esattamente come una mail importante poteva un tempo finire per errore nella casella dedicata ai messaggi non desiderati, oggi basta uno sguardo altrove per farci perdere un update per noi fondamentale dentro una delle tante reti sociali che utilizziamo. Le informazioni svaporano in un attimo dentro l’incessante aggiornamento cronologico che non consente soste.
La posta elettronica non morirà per mano degli strumenti di lifestreaming: una volta sfrondata la discussione dagli usuali accenti millenaristici sul nuovo strumento che cancella il vecchio (in rete non accade quasi mai) forse sarà meglio concentrarsi sulla eventuale possibile perdita di valore che il passaggio di una quota di comunicazione dall’email ai social network imporrà. Un altro dei tanti segnali di una possibile riduzione di spessore delle nostre esperienze di rete, mediata in parte dalla tecnologia ma soprattutto dai desiderata degli utenti stessi.
Maggio 1st, 2009 at 11:46
Posso fare una piccola cattivella insinuazione?
Ma non è che per caso questo è un “post di conforto e supporto” sbrodolino come quello del “blog bastardo” Gad (pubblicato anche su Vanity Fair) per lo scivolone televisivo dell’ “annoiata” amica Daria a L’Era Glaciale?
No perchè il secondo risultato su Google sarebbe attualmente il post di Renatino sulla Bignardi nervosetta, mentre il ministro, tutto orgoglioso del suo “figurone” tivvì a tarda notte, lo espone persino sul sito istituzionale del ministero.
Maggio 1st, 2009 at 12:00
frap, l’articolo per il Sole e’ stato scritto prima del passaggio di Brunetta all’Era Glaciale. Ciao
Maggio 1st, 2009 at 12:34
Non conoscevo l’espressione *sinistra vanity fair*. Mi sembra azzeccatissima.
Maggio 1st, 2009 at 12:57
Ah scusami, che avevo dimenticato le emoticons… rimedio subito qui. :)) :))
Certo però che nell’era dell’informazione globale e real-time…
il 17/4 Brunetta spamma, il 24/4 la Daria scivola e Nòva24 ieri 30/4 pubblica un tuo pezzo “vecchio” più o meno di una decina di giorni.
E pure Nòva si chiama…
Eh, ma che tristezza però… non ci sono più i blogger di una volta (ma ti credo, lo giuro). :))
Maggio 1st, 2009 at 15:47
“luogo nel quale la reputazione e la responsabilità assumono una valenza individuale alla quale spesso non siamo abituati” wow, bella formulazione…
Maggio 1st, 2009 at 16:15
Un post con commento poco gradito che scivola rapido in basso, come l’amica in tivvì. Se Ciao, Fabio fosse ancora con noi ti massacrerebbe senza pietà. Secondo me ti legge ancora, ovunque sia ora. E ride.
Maggio 1st, 2009 at 17:05
[…] Finalmente una notizia ha raggiunto un giornale. […]
Maggio 1st, 2009 at 17:10
Quale sarebbe il commento poco gradito? Il tuo sciocchino e del tutto senza senso di poco fa? Figurati (piu’ che dirti che l’articolo e’ stato scritto prima degli eventi ai quali lo colleghi che devo fare?). E lascia stare il povero Metitieri che non si merita di essere tirato per la giacchetta per cosi’ poco. Per il resto, per umana correttezza (so che e’ inutile ma lo faccio ugualmente) ti dico che non ho mai fatto scivolare alcunche’ su questo blog intenzionalmente. Ne’ ai tempi di Metitieri (di cui evidentemente aspiri a ereditare le ossessioni) ne ora. ciao
Maggio 1st, 2009 at 17:38
Secondo me Metitieri si sta divertendo un sacco, ovunque sia andato.
Maggio 1st, 2009 at 18:25
Senza tirare in ballo Metitieri la vedo come frap1964. Fai un mucchio di discorsi su internet, web 3.0 e segate varie e poi metti in giro un articolo che, se e’ vero quel che dici, nasce morto.
Sbrodolino!
Maggio 1st, 2009 at 18:59
Secondo me Simone io e te non ci conosciamo a sufficienza perche’ tu possa chiamarmi “Sbrodolino”
Maggio 1st, 2009 at 19:20
Massimo, probabilmente era un gioco di parole con Brodoloni…
Maggio 1st, 2009 at 19:28
Minooootti !!
Brodolini, no Brodoloni.
Mi meraviglio. Una persona sensibile come te.
Un fine giurista. Un candidato al Premio Ischia.
Vabbè, ma allora non si salva proprio nessuno… :)))
P.S. Ciao, Fabio mi manchi. Davvero.
Maggio 1st, 2009 at 20:03
Frap, dai… era la parodia della Bignardi… Ma bisogna spiegarti anche questa? Eddai, che ti prendi sempre troppo sul serio…
P.S.: Comunque, ammetto la mia ignoranza in tema, frequento veramente poco il diritto dela lavoro.
P.P.S.: Non sono candidato al premio Fischia perche’ l’articolo e’ di Spinelli, non mio (eppoi, confesso che preferirei andare a Capri a vedere Villa Malaparte dal vero). Anzi, se mi leggessi avresti appreso che un mio successivo post di chiarimento (ma e’ noto che la riconduzione alla *normalita’* fa meno scoop) ha detto molto di piu’, molto di diverso.
http://www.minotti.net/2008/11/10/non-sono-del-tutto-daccordo/
Ma, appunto, a tutti andava bene speculare sul mio primo perche’ poteva essere usato per fare piu’ casino.
Se non l’ho gia’ detto prima, a parte PI blog o non blog, mi sembra che il Premio Fischia abbia preso delle cantonate pazzesche. Penso sinceramente che la signora Sivieri Tagliabue prima di stilare nomination e, poi, chiedere aiuto per fare meglio dovrebbe fare meglio, sin da subito.
Non me ne voglia.
Maggio 1st, 2009 at 20:42
Ma lo avevo capito benissimo… ero lì a parodiare pure io no?
Il premio Fischia è bellissimo: te lo meriti tutto.
Corro a votarti. :))
Maggio 1st, 2009 at 20:44
Ma v… ehm… ;-)