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E’ uscito per Codice Edizioni il nuovo libro di Clay Shirky “Uno per uno, tutti per tutti”. Il libro è probabilmente da leggere nonostante il prezzo (23 euro) sia un po’ da “squali” .
E’ uscito per Codice Edizioni il nuovo libro di Clay Shirky “Uno per uno, tutti per tutti”. Il libro è probabilmente da leggere nonostante il prezzo (23 euro) sia un po’ da “squali” .
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Marzo 22nd, 2009 at 18:40
È che al traduttore han dovuto dare un sacco di soldi :)
Marzo 22nd, 2009 at 19:28
23 euro prezzo da squali??? Sarà che io sono abituato ai testi giuridici che costano ben oltre, anche la II, la III e la IV edizione, quasi identiche. Ma il prezzo non lo decidiamo noi, perché se vi dico i diritti che ci riconoscono (quando ce li riconoscono) vi mettete a ridere…
Marzo 23rd, 2009 at 09:58
qui, se a qualcuno interessa, c’è la versione integrale dlel’intervista a Shirky uscita su Chips&Salsa (Alias – il manifesto) sabato scorso.
http://www.visionpost.it/dlife/comunita-virtuali-proteste-reali.htm
Marzo 23rd, 2009 at 10:35
Caro Massimo, lungi da me iniziare la solita trafila di lamentele da piccolo editore: nessuno obbliga nessun altro a far un certo tipo di lavoro, e – anzi – nel momento in cui lo si fa ci si assume coscientemente il carico di responsabilità e obblighi che ne conseguono. Solo una precisazione (che sentirsi dare degli squali quando ti senti più Nemo che altro…): se non abbiamo sbagliato le previsioni di vendita sarà un volume – che siamo felicissimi di aver fatto – che supererà la soglia del pareggio, ma purtroppo non di molto. La ricchezza è altro. E gli squali, credimi, altro ancora. Il venduto medio della saggistica, le statistiche su cui ci si basa, le prenotazioni… sono numeri davvero piccolissimi, ahimé, e non parlo solo di noi. Daniele coglie un pezzo del problema: acquisire i titoli, pagare decentemente (e solo decentemente, purtroppo) le varie professionalità coinvolte comporta tener conto di economie di scala che sono purtroppo rigide, a partire dai costi distributivi (ecco, lì stanno le pinne!). Parafrasando: questo non è un paese per (o di) lettori.
Marzo 23rd, 2009 at 11:30
@destrynova , hai ragione la mia segnalazione sorvola su questioni importanti (lasciando perdere la questione squali che e’ solo un gioco di parole) fermo restando che 23 euro a me pare comunque una barriera d’ingresso non indifferente, in ogni caso hai molte ragioni e mi scuso
Marzo 23rd, 2009 at 11:41
Ma figurati, Massimo. Anzi, in un momento in cui si discute molto di economie distributive e di modelli di business del mondo dell’informazione, sarebbe molto interessante aprire una parentesi – quadra, graffa, non so – su cosa accade nel mondo dei libri. E grazie per la tua citazione del libro!
Marzo 23rd, 2009 at 13:31
@destynova: da produttore cinematografico e televisivo indipendente capisco perfettamente le motivazioni che hai fornito. D’altra parte in questo caso mi sono trovato dall’altra parte della barricata. Proprio sabato ero in Feltrinelli e mi sono rigirato il libro fra le mani, pensando se acquistarlo o meno. Mi interessava, eccome. Alla fine ho lasciato stare, che 23 euro sono una bella cifretta. Ripeto: mi rendo conto delle motivazioni, ma d’altra parte certi progetti, a mio modo di vedere, dovrebbero essere portati avanti a ricasco di altri, se ci teniamo. Questo significa alzare di un tot altri prezzi per finanziare il progetto in questione, non tenere il singolo volume a 23 euro, perché si rischia di tagliargli le gambe. Ci penso da tre giorni a quel libro, e ne leggo ottime cose in rete, probabilmente finirò per comprarlo, ma un po’ mi brucia.
Marzo 23rd, 2009 at 14:53
Pubblicare un ebook a pagamento quanto avrebbe fatto risparmiare all’editore?
No carta e no distribuzione fisica, possibile un risparmio di 7-8 euro?
poco? troppo?
grazie.
Marzo 23rd, 2009 at 15:24
@leon: prima o poi, tutti siamo clienti, e le due complicità – quella di operatori del settore e quella di consumatori – hanno più punti in comune di quanto non si creda.
@stefano: non è così facile. Ci sono situazioni complesse alle spalle, fatte di tanti soggetti e intermediari, e contratti che non possono essere cambiati. L’Italia (anche per queste cose) per molti agenti ed editori stranieri è a destra della Kamchatka e a sinistra del Paese dei Balocchi: le statistiche di vendita sono note ovunque. Senza entrare nello specifico: senza distribuzione fisica gli agenti non vendono i libri, certi libri, almeno, agli editori. Credo che gli ebook siano un pezzo importante del futuro, ma al momento non è una via percorribile.
Marzo 23rd, 2009 at 15:34
@destynova (e in parte anche @stefano): già, ma rimane il fatto che dal punto di vista industriale posizionare il prodotto in questione in quella fascia di prezzo (pur considerato che si tratta di saggistica) è come dire al consumatore di non comprarlo.
Per quanto riguarda la distribuzione digitale capisco a perfezione: ho un bel documentario per le mani che mi costa decisamente troppo distribuire su supporto fisico, ma non posso distribuire digitalmente – perché peraltro al di là delle problematiche di settore (non passa per distribuzione “vera”) il pubblico è pigro, tolti i pochi scafati (che sono pochi, appunto).
Però ho ben presente che quello stesso film se lo piazzo a 15 euro a copia non andrà molto lontano (non vale il paragone con il libro di cui parliamo, il valore è comunque diverso, com’è diverso il prodotto).
Marzo 23rd, 2009 at 16:42
@Leon
Ma il pubblico online è davvero più pigro di quello che gira per negozi?
Per i libri sicuramente, per l’audiovideo pensavo di no, anzi.
@destynova
ora mi è chiaro
Marzo 23rd, 2009 at 16:53
@Stefano – non è che è più pigro quello online rispetto a quello in giro. È pigro punto, e soprattutto gli piace avere la copia fisica in mano. I numeri sono troppo diversi – al momento, sul nostro mercato – per poter sostenere un investimento esclusivamente su questo mezzo. D’altra parte – non sai quanto ci ho pensato – sarebbe molto bello che la Apple aprisse l’iTunes Store anche da queste parti al video e ai produttori indie, come ha fatto nella musica già da anni. Non ho ben chiaro il motivo per cui l’iTunes Store è sostanzialmente fermo, in Italia come altrove, d’altra parte quella sarebbe un’ottima occasione per un produttore italiano per confrontarsi con un mercato globale, a bassi costi di distribuzione (se non l’accordo con il distributore, ossia la Apple) e con una platea già selezionata. Viceversa, nello stato attuale, rilasciare un prodotto per cui non c’è una grandissima attesa solo su un canale digitale significa perdersi per strada il 99% dei probabili acquirenti. E ciò non è bene, visto che dei costi – foss’anche per una sola copia, anche se digitale – vanno sostenuti.