Il comunicato stampa di Mediaset sulla sentenza del tribunale che vieta a RCS di riproporre sui suoi siti web filmati tratti dal Grande Fratello è paraculo il giusto. Quello che non dice è stato poi sottolineato da Marco Pratellesi che sul suo blog su corriere.it. Marco specifica che la sentenza ha dato ragione a Mediaset nel merito di 5 filmati del GF ma ha contemporaneamente escluso (come invece Mediaset chiedeva) che RCS fosse inibita dal riprodurre immagini da trasmissioni Mediaset per le quali sussista un diritto di cronaca e di critica.

Se questo piccolo evento scava una distanza abissale fra comunicare attraverso asettici comunicati stampa e comunicare mettendoci la faccia, contemporaneamente tocca un problema irrisolto e serio che la sopraggiungente crisi (c’e’ la crisi! c’e’ la crisi si grida ormai ovunque) sembra destinato ad acuire ulteriormente.

Una dura opposizione di principio sulla condivisione dei contenuti non conviene a nessuno, nemmeno ai grandi attori dell’intrattenimento come Mediaset. Cosa succederebbe per esempio se l’assolutismo di certe posizioni fosse esteso a trasmissioni come “Striscia la notizia”? Immaginare di essere il custode assoluto dei contenuti che si è prodotto e distribuito è oggi una idea piuttosto balzana ed il principio cardine al quale riferirsi dovrebbe essere, fra persone ragionevoli, quello che la circolazione delle informazioni (anche delle nostre) è utile a tutti noi compresi.

Detto questo è anche vero che c’è ambiente ed ambiente ed il discrimine più saldo, per conto mio, almeno in rete, è quello dell’utilizzo che si intende fare del materiale “altrui”. La condivisione di frammenti televisivi di utenti su Youtube (o su un blog) non può avre lo stesso valore del grande editore che si abbevera in rete cento volte al giorno impadronendosi di contenuti utili al proprio business, senza preoccuparsi di citare nemmeno la fonte. O citandola quando qualche rompiscatole glielo fa notare. O invocando il diritto di cronaca a scapito del rispetto delle licenze d’uso.

Per esempio oggi su corriere.tv c’e’ la riproposizione di un filmato che i giorni scorsi ha fatto il giro di Internet prodotto da Scenesystem. Sarebbe interessante sapere se il Corriere, che ha aggiunto un bel logo all’animazione, abbia in qualche misura concordato con i creatori (che non sono nemmeno citati) la messa online o se, semplicemente, lo abbia “trovato” su Internet.

Di esempi del genere ce ne sono decine su tutti i siti editoriali italiani tutti i giorni. Quello che deve essere chiaro è che Internet favorisce una etica dello scambio informativo (attraverso una funzione misteriosa chiamata “link”) che avvicina le persone che la praticano e tiene a rispettosa distante quelli che fanno i finti tonti.

(per esempio noto oggi che La Stampa ha aggiunto, credo da poco, un indecente frame superiore quando si esce dalle proprie pagine web attraverso uno dei rari link esterni, esattamente come corriere.it ha fatto per anni e come anche Facebook comicamente fa). Sara anche che c’è la crisi ma sembra davvero che ci sia in giro un sacco di gente che non capisce. O che crede di aver capito ma invece no.

(via luca de biase)

15 commenti a “Fuori c’è la crisi (del link)”

  1. Morpheu5 dice:

    Tra l’altro il riferimento agli autori di quel video adesso c’è.

  2. soloparolesparse dice:

    Tra gli “editori tradizionali” c’è la strana abitudine di considerare proprio ogni contenuto presente in rete.
    Ecco che Corriere e Repubblica (per nominare i due principali) utilizzano liberamente video presi da youtube senza embeddarli ma riportandoli nel proprio canale video.
    E come attribuzione compare qualcosa tipo “tratto da youtube”.
    Non ci siamo… non ci siamo proprio!

  3. Daniele Minotti dice:

    Interessante. In effetti, a parte queste battaglie che proprio non capisco (non soltanto per i motivi – immediati, ma mai abbastanza ricordati – fatti presenti da De Biase), ci si dimentica un po’ troppo spesso del diritto di cronaca.
    Mi spiace che Pratellesi non abbia pubblicato l’intero provvedimento, mi avrebbe fatto piacere leggerlo.
    Se qualcuno…

    P.S.: Ah, si’… anch’io ho notato il frame de La Stampa (leggendo l’articolo di Massimo). Volevo dirlo, ma temevo di essere additato come alcolista…

  4. Daniele Minotti dice:

    Piccola correzione: mi sono accorto del frame cliccando in fondo all’articolo di Massimo dove si linka questo blog (che appare sotto il frame).

  5. roberto dadda dice:

    Sapete che io non riesco a capire cose ci sia di indecente in quel frame, peraltro utilizzato da migliaia di siti nel mondo.

    Qualcuno mi spiega per favore?

    dadda

  6. Pelushi » Il Corriere non può pubblicare i video di Mediaset. Dov’è il limite della condivisione? dice:

    […] Leggi l`intero post » Commenta | […]

  7. Daniele Minotti dice:

    Bob, premesso che, in effetti, ce ne sono di piu’ sfacciati (quello, in fondo – e per dirla tutta – fa presente che si tratta di un link esterno), al di la’ del traffico che potrebbe (ci metto il condizionale) generare su La Stampa (a tutti i fini), la pratica del framing (pur anche in questo modo soft) non a caso e’ stata oggetto di discussioni giuridiche non da poco. Il problema, per farla semplice, e’ l’*appropriazione* di un contenuto altrui sotto una testata differente. E’ una questione di diritto d’autore, in buona sostanza.
    Certo – va ribadito – quello e’ assai piu’ soft, ma non sempre va cosi’.

  8. Daniele Minotti dice:

    @Bob, ancora
    Aggiungo che, ribaltando la prospettiva, bisognerebbe chiedere a La Stampa perche’ lo fanno (e a tutti i siti cui fai giustamente riferimento tu). Non ha, secondo me, un gran senso tecnico, laddove, peraltro, la forma _blank mi sembra quella piu’ corretta e neutra.

  9. roberto dadda dice:

    Grazie Daniele, non avevo pensato a questo risvolto anche se credo che qui le cose siano un poco difficile da definire perché inuncerto senso il non approprio dei contenuti, ma porto il navigatore sul sito target in modo integrale.
    Il motivo sta nella illusione di non perdere il contatto con il navigatore che dipo avere letto quello che c’è nel link torna da te, la cosa può avere un senso, ma si rischia di infastidirlo.
    Confesso che qualche volta è utile perché si rischia di link in link di perdere la traccia della pagina dalla quale eri partito.
    Rileggevo il post e facevo una considerazione: il titolo parla di crisi dei link, ma la sentenza se ho capito bene non opina sulla licabilità, ma sulla incorporazione nella pagina dei filmati e credo che tra le due cose ci sia una differenza concettuale non banale.

    dadda

  10. Daniele Minotti dice:

    @Bob
    Confermo che si tratta di modalita’ piu’ soft, pero’ giuridicamente discutibili.
    Io, personalmente, penso che linkando un materiale esterno sia sempre meglio mettere _blank (neppure stessa sessione).
    Questo de La Stampa (a altri piu’ sfacciati) e’ un po’ un ciucciare e dovresti considerare l’utonto medio.
    Quanto al provvedimento (che non e’ detto sia una *sentenza*), tendo sempre a non pronunciarmi prima della lettura della motivazione. In fondo, me lo si passi, io faccio l’avvocato, i giornalisti, normalmente, no.
    Se qualcuno ce l’ha (la *sentenza*) la tiri fuori. Poi dico la mia, non necessariamente perfetta. Pero’, ecco, linkare il provvedimento originale non sarebbe stato peccato, ma cio’ succede molto raramente.
    San Tommaso docet…

  11. vittorio pasteris dice:

    1) condivido la curiosita di Daniele circa il testo del provvedimento: ovvero chi sa dove trovarlo per primo faccia un fischio agli altri. Serve per curiosita, serve per leggerci sopra il parere di Daniele ma serve pure per mestiere perchè penso servirà come riferimento in giurisprudenza per un po’

    2) discorso framing: non parlo come Lastampa, non ritengo giusto farlo. Penso ci siano persone che per lo meno ad oggi siano deputate a farlo piu di me. La pratica del framing come avete detto ha sostanzialmente due obiettivi principalmente per gli utonti: intercettare qualche page view in piu e evitare che l’utonto si perda nel mare di internet. Secondo me e’ un placebo psicologico per editori e giornalisti che conoscono poco la rete. E come noto e ovvio e’ terra borderline e neppure troppo per il territorio dei diritti d’autore. Nel senso che difficilmente trovate un framing fatto su sito di altro editore in quanto il “rischio fax da avvocato” sarebbe eccessivo ed e’ tutto dire …

    3) La crisi economica, la relativa chiarezza giurisprudenziale e la ricerca spasmodica della pagina vista sta facendo un po’ abbassare la guardia sul tema “utilizzo di una sana policy di gestione del diritto d’autore sui media digitali in rete”. Soprattuto sui media multimediali leggi soprattutto audio e video. Anche perche eventuali plagi o consimili sono facilmente dimostrabili su testi o immagini. Varrebbe la pena che si condividesse un codice di autodiciplina come in altri contesti, per lo meno quelli che ritengono di voler ancora cercare di fare un certo tipo di informazione (evito di aggiungere di qualità per ragioni di modestia intellettuale)

  12. Paolo dice:

    Condivido al 100% la parte sul

    “non può avre lo stesso valore del grande editore che si abbevera in rete cento volte al giorno impadronendosi di contenuti utili al proprio business, senza preoccuparsi di citare nemmeno la fonte”

    Come hai detto tu, oltre a non citare la fonte ci si preoccupa di coprire con il proprio logo o di tagliar fuori in qualche modo il simbolo della rete, come se gli utenti possano arrivare a credere che se vedono il mago Forest (per non dire la gialappas) in un video di corriere TV debbano quasi esser portati a pensare che sia un contenuto del Corriere.

    Aggiungo che mi è capitato qualche volta che di segnalare sui blogs dei giornali qualche link che potesse contribuire alla discussione oppure che potesse crearla e mi è stato risposto che non sarebbe stato pubblicato in quanto il link di destinazione conteneva della pubblicità…ma credono di averli solo loro gli sponsor o forse si son del tutto dimenticati di averli?

  13. marco dice:

    Massimo, posso solo vagamente correggerti? Quando dici: “tutti i siti editoriali italiani”? In Mondadori tagliamo le mani a chi si permette di prendere materiale da “Internet” senza autorizzazione. Usiamo foto di Flickr quando sono libere e citando l’autore, non scarichiamo da YouTube ma linkiamo direttamente eccetera. Lo so che dicendolo sembro un po’ maestrino e tra l’altro questo non significa che non sia mai capitato anche a noi di fare qualche cavolata, ma solo per confermarti che la nostra policy è quella che ti ho raccontato. Sui link esterni non sto nemmeno a dire perché quella è stata una battaglia vinta già nel 2001.

  14. massimo mantellini dice:

    hai ragione Marco, Mondadori e’ abbastanza fuori dalla mia navigazione abituale, lo dico a mia discolpa, ma hai ragione

  15. marco dice:

    Caro Massimo, allora mi toccherà scatenarti contro le temibili ragazze di cosmopolitan o le ancora più temibili giovani donne di Donna Moderna. A parte gli scherzi, volevo proprio dire che un po’ tutti quando pensano al web editoriale pensano ai quotidiani, ma in realtà non ci sono solo loro e anzi il mondo femminile segue spesso percorsi di navigazione assai diversi (e come potrebbero fare diversamente con le gallery che pubblicano prodotti tipicamente maschili?). Buon w-e. M.