Devo dire che trovo convincenti le argomentazioni di molti commentatori di questo blog all’ultima sparata di RyanAir. Secondo la loro interpretazione non si tratta di una umorale sfuriata di PR stressate dalla Guinness calda ma di una precisa strategia comunicativa. E sia. Del resto è una apertura di credito che sento citare molto spesso (l’ultima in ordine di tempo fra le vicende riconducibili secondo alcuni a dinamiche simili è quella della pubblicità di Current TV rifiutata dalla Municipalizzata romana) e che magari può (talvolta, non sempre) essere il risultato di una attenta strategia. Tuttavia uscendo a gran velocità dai grandi numeri e dalla presunta capacità virale di creare valore per la propria azienda urlando “cacca”, disinteressandomi insomma assai delle raffinatezze dei comunicatori di professione, il risultato netto di simili episodi di guerriglia markettara, a casa Mantellini è che in condizioni di offerta anche solo lontanamete paragonabili preferirò, nei secoli dei secoli, qualsiasi altra compagnia a RyanAir.

19 commenti a “La logica dei piccoli numeri”

  1. Alphakappa dice:

    Nella mia esperienza non è facile trovare compagnie che ti fanno viaggiare a tariffe minori. Quindi, che sia sgradevole o no quell’episodio, io me ne fotto e continuo a viaggiare con RyanAir.

  2. roberto dadda dice:

    Massimo non so se sia una strategia specifica e pensata o se banalmente abbiano deciso di fregarsene dei blogger, ma la sostanza è che gli aerei Ryan viaggiano sempre zeppi e questa è la sola cosa che conta.

    Io ho viaggiato una sola volta e, anche a condizioni sensibilmente diverse, sceglierò sempre altre compagnie perchè un viaggio con un imbarco modello carro bestiame con i sedili non reclinabili non lo faccio più. Il mio benessere vale piùdi qualche centinaio di euro.

    Evidentemente c’è un grande mercato per chi guarda solo al prezzo e chi viaggia tanto scomodo pur di risparmiare se ne frega di qualsiasi cosa possa dire un blogger.

    E’ la dimostrazione del fatto che la coda lunga è solo una bella descrizione di un fenomeno, ma cade rovinosamente nelle considerazioni di business: guadagna chi sta nella testa. Del resto la teoria nasce da un giornbalista che non si è mai occupato di economia ed è stata fortemente contestaat da tutti gli economisti.

    In buona sostanza che io o te viaggiamo o meno con loro e che i blogger parlino bene o male di loro a Ryan non interessa fino a che avrà i voli zeppi!

    bob

  3. Roberto Marsicano dice:

    Dal libro di Naomi Klein No Logo

    Domanda al CEO di Nike su quale fosse il segreto del loro successo

    Risposta: Branding, branding, branding

    Oggi, più che mai (data la crisi), occorre pompare il marchio, ad ogni costo e dappertutto: è in corso una guerra di tutti contro tutti, per gli spiccioli nelle tasche dei consumatori, e sopravviverà chi riesce a mantenere il brand nella testa della gente.

  4. Alphakappa dice:

    “In buona sostanza che io o te viaggiamo o meno con loro e che i blogger parlino bene o male di loro a Ryan non interessa fino a che avrà i voli zeppi!”

    Ecco, appunto. Sicuramente ricorderete il caso della madre blogger, la cui bambina aveva avuto un dispiacere con un Carrefour di Milano. Ha fatto molto rumore nella blogosfera italiana (solo nella blogosfera però, e già questo…). Vi risulta che Carrefour abbia avuto un calo di vendite per l’incidente? Vi risulta che i “miliardi” di blogger italiani ora non comprino più da Carrefour? Io continuo a comprare da Carrefour 1) perché risparmio dai 20 cent agli 80 cent, se non all’euro e passa sui singoli prodotti; 2) perché in fondo non ritenevo Carrefour così responsabile della faccenda.

    A parlare di long tail si fa sempre presto, salvo poi rendersi conto che non si spiega “quantitativamente” se la coda vale davvero più della testa.

    Allo stesso modo, RyanAir risponde al bisogno di milioni di persone di muoversi per l’Europa a basso prezzo sacrificando alcune cose. Di più, molti dei viaggiatori RyanAir sono giovani e non hanno mai viaggiato con altre compagnie che non siano low cost, quindi probabilmente nemmeno conoscono le comodità che offrono Alitalia, British, AirFrance, Lufthansa, Iberia, etc.; per questo non si pongono nemmeno il problema della comodità. Io pago i voli 1 cent, 1 euro, 5 euro, 10 euro, mai più di 100 euro A/R; faccio il check in online perché viaggio con un solo trolley, risparmio ed evito code; ho preferenze per i posti posteriori che sono quelli di norma lasciati liberi dal resto (evidentemente non sono a conoscenza di alcune statistiche sulla sopravvivenza in caso di incidenti :-) ), quindi posso tranquillamente imbarcare per ultimo restando seduto tutto il tempo dell’imbarco.

    Di questi milioni di persone che vogliono viaggiare, quanti sono dell’opinione, seppur rispettabilissima, di Roberto? Lo 0.1%, l’1%? Quanto vale questa nicchia? E’ strategicamente corretto che una compagnia low cost curi una nicchia?

  5. Massimo Moruzzi dice:

    @Massimo: il parco buoi non la pensa come te, e non guarda mai o quasi mai cosa offrono le altre, il che è anche il motivo per cui se compri il biglietto vicino alla data di partenza di solito costa di meno viaggiare con gli altri che non con Ryan, che ormai è piena.

  6. spider dice:

    Mah, la strategia comunicativa secondo me è questa: “quanto contano i blogger per il business? Zero, quindi me ne frego”.

    A me se Ryanair o chiunque altro risponde ai blogger proprio non importa nulla. Anche perché: quali blogger? Il 15enne che scrive su live.com? Mantellini che è fico perché si fa incontrare dall’AD di Microsoft Italia? Tutti quanti?

    Un’azienda dovrebbe rispondere ai propri clienti quando questi la contattano: numero verde, ufficio reclami (o in qualsiasi modo americaneggiante lo chiamiate oggi), anche blog se ne ha uno. Ma andare a rispondere a tutti i blogger, bah, mi pare una scemenza tra il fighetto e l’aventino.

    Poi visto che ci sono volevo dire anche un’altra cosa, collaterale: ma quanto contano i blogger per gli affari? Davvero un Maxime che recensisce quella cagata di UEBBI parlandone nemmeno bene, fa bene a UEBBI? O il Beggi che fa una recensione mediocre di un Xperia o di qualche altro telefonino? Vendono più Xperia e UEBBI dopo?

    Chi ha deciso che un geometra o un tecnico informatico siano in grado di fare una recensione? Sono cose difficili da fare e da scrivere, richiedono tempo e soprattutto strumenti ed esperienza. Leggetene qualcuna su Dpreview o su Cnet, per farvi un’idea.
    Ma c’è la reputazione. Ah beh.

    Blogger, vi sopravvalutate e parecchio ;)

  7. L1 dice:

    potremmo considerarla come un’interessante involuzione del concetto di “conversazioni”. loro ci mandano a quel paese, noi li usiamo quando vogliamo e se vogliamo, ma senza sentimento: il mondo sta andando verso un vaffa continuo e reciproco; accade per molti altri ambiti, se ci pensiamo: uso l’autostrada, ma vaffa gli autogrill; vado dal dottore, ma vaffa il SSN, e via cosi’. non dico che sia un bene, ma mi pare che ci siamo proprio dentro. insomma, dopo tanto conversare, succede pure che ci si ignora a vicenda.

  8. Stefano dice:

    Sì caro Massimo, l’unico modo per non farsi prendere per il culo da strategie del genere è dichiararle fallite.
    Senza indugi.
    Sempre ragionarci sopra, mai dare per scontato.

  9. verme dice:

    @spider: tempo al tempo

  10. Massimo Moruzzi dice:

    @spider : quanto contano i blogger? dipende quali blogger e soprattutto quale business. E’ chiarno – o no? – che se sei Tavernello o RyanAir, o qualunque altro prodotto di massa e che spende milionate e milionate di marketing, i blogger contano ben poco.

    Non così, per dire, se stai lanciando un nuovo CMS, o se sei un’agenzia pr che cerca clienti, o uno studio grafico, o anche una casa che produce strumenti per veterinari che vuole parlare con i (non molti, immagino) veterinari che sono davvero online oggi.

  11. Stefano dice:

    @Massimo Moruzzi
    I blogger contano forse poco adesso, ma un’azienda dovrebbe avere una visione di medio lungo termine.
    E nel medio lungo termine le info dei blogger saranno molto più considerate dei banner su Repubblica.it. O laneno questa è una possibilità concreta.

  12. Massimo Moruzzi dice:

    @Stefano: Ryan non compra banner. Compra paginate intere, su Repubblica. E un sacco di 6m x 3m in metropolitana. E tutto sommato mantiene quello che promette. IMHO dei blogger fanno bene a infischiarsene. E “nel lungo termine siamo tutti morti” :)

    – J.M. Keynes

  13. Stefano dice:

    @Massimo
    Il lungo termine di Keynes erano 50 anni o forse più, mentre adesso per le aziende il breve termine è oggi, il medio tra sei mesi e il lungo tra due anni.
    Tra due anni non saremo tutti morti, ma forse nazionalizzati prima del fallimento, quello sì… Le banche insegnano.

  14. Massimo Moruzzi dice:

    non so quanto fosse lungo il “lungo termine” di Keynes, onestamente, ma sono sicuro che RyanAir potrà fregarsene dei blogger anche fra due anni, e tanto più visto che hanno ben altre cose a cui pensare, che Alitalia magari verrà salvata di nuovo coi nostri soldi, ma loro o ce la fanno, o chiudono…

  15. Alphakappa dice:

    Concordo con Massimo, e ribadisco, come ho già scritto sopra, che l’approccio al mercato di un’azienda low-cost/mass-market non può che essere differente da quello di un’azienda di nicchia.

    Nel caso di RyanAir – marchio consolidato, rivolto a milioni di utenti, conosciuto da tutti, che non ha “prodotti” o “modelli”, fra l’altro non appartenete a un qualche settore tecnologico – il blogger non conta una cippa. Né oggi né fra 5 anni.

    Io non ho studiato marketing e non sono un sapientone, quindi non so (ma non credo) se sia stata una strategia quella di rispondere piccatamente. Ma se vogliamo, questa roba può anche ascriversi alla voce “maleducazione” del dipendente. E comunque finché alla pizzeria che mi piace non sono io a essere trattato male dal cameriere, ma il mio vicino di tavolo, chissenefrega, continuerò ad andarci!

  16. Stefano dice:

    Io non farei troppe previsioni, ma mi limiterei a indicare delle possibilità.
    Oggi è così. Domani è possibile che sia tutto uguale come che tutto cambi.
    Oggi il petrolio vale 40 $ quando molti sostenevano sarebbe arrivato a 200. La crisi economica era stata prevista da pochissimi.
    Su temi che sono ancora meno quantitativi, io ci andrei cauto con le certezze.
    Da una parte e dall’altra, certo.

  17. emanuele dice:

    Sono molto attento a ciò che si dice nei blog ma francamente ho volato con Ryanair anche sapendo che puliscono male gli aerei tra un volo e l’altro, che le hostess hanno i brufoli e ti assediano per venderti i gratta e vinci. Che siano anche un po’ maleducati (ma forse è un caso singolo) e non gli interessino i giudizi dei bloggers non deve sorprendere. Come ha già osservato qualcuno la loro forza è il prezzo.
    Poi però se qualche bloggers con competenze vere (tecniche intendo) cominciasse a parlare di sicurezza, controllo, capacità dei piloti ecc. ecc. allora si preoccuperebbero pure loro.

  18. Massimo Moruzzi dice:

    comunque, o sono dei geni della comunicazione, o sono alla frutta
    http://it.notizie.yahoo.com/4/20090227/tts-oittp-ryanair-toilette-ca02f96.html

  19. Stefano Hesse dice:

    La risposta, dal punto di vista pr e di branding, è perfetta. Maleducata e supponente, come molti vorrebbero fare o essere, e perfettamente in linea con la mancanza totale di fronzoli rispecchiata nelle creatività e nella gestione.

    Che poi i loro aerei facciano schifo e che il servizio sia di infima qualità, comprese eventuali gestioni di clienti al check-in, non è parte di questa discussione, anche se vero. Potrebbero fallire domani, non lo so, ma la risposta, ripeto, era in linea col la loro identità di marchio.