15
Gen
Dopo molte false partenze che Lorenzo Campani elenca con pazienza certosina, pare che oggi pomeriggio il Ministro Brunetta abbia infine affidato a Michela Vittoria Brambilla una dote di 10 milioni di euro per gestire italia.it.
Gennaio 15th, 2009 at 19:45
Girava questo video della Brambilla. D’altronde è sempre stata innovativa e portata per il turismo:
http://www.youtube.com/watch?v=FtUXaCh-whM
Se promuove così Italia.info…non ci resta che sperare.
Gennaio 15th, 2009 at 20:06
Altri 10 milioni? Ma vogliono entrare nel guinness dei primati?
Gennaio 15th, 2009 at 20:33
Son ragazzi..lasciamo giocare..
Gennaio 15th, 2009 at 20:59
Con 50.000 euro la metà dei frequentatori di questo blog farebbe sicuramente meglio.
Sicuramente.
Io mi metto nell’altra metà, per correttezza.
Gennaio 15th, 2009 at 21:00
ma quanto costa metter in piedi questo sito, e immagino che bel sito!
Gennaio 15th, 2009 at 22:26
ma la Brambilla quella che andava in tivù a far vedere il reggicalze? E Brunetta quello che tuona contro i fannulloni e gli sprechi? Ma proprio loro due?
Gennaio 15th, 2009 at 23:02
Da QUI si legge il testo effettivo dell’accordo.
Da cui si evince che già esiste un’ipotesi preliminare di progetto da almeno tre mesi e su cui si è già espresso il CNIPA.
E che ci sono risorse economiche residue (non meglio definite) oltre i 10 milioni di euro per la promozione e la futura gestione.
Prossima settimana ci dovrebbe essere la presentazione del progetto in conferenza stampa a Palazzo Chigi.
Gennaio 15th, 2009 at 23:19
Ma quell’idea di RItalia? Perché qualcuno non la sviluppa per davvero? Poi alla peggio lo vendono alla Brambilla. :-)
Gennaio 16th, 2009 at 10:02
Non so perchè, ma ho l’impressione che a breve avremo un ritorno di Scandalo Italiano…
Gennaio 16th, 2009 at 10:37
Questa specie di progetto Italia.it va contro tutto ciò che dovrebbe essere la comunicazione sul web: immediata, veloce, condivisa.
Gennaio 16th, 2009 at 14:30
RItalia è un fallimento ancora più fallimentare di italia.it.
Il trinfo della figuraccia. Quelli che “noi lo facciamo meglio aggratis” e alla fine hanno fatto peggio dei politici: parole parole parole. Italia.it, per quanto fatto malissimo sotto ogni punto di vista, almeno c’è.
Sarebbe auspicabile che questa volta tacessero.
Gennaio 17th, 2009 at 11:28
Questa volta la questione è ancora più complessa. Oltre ai difetti di comunicazione che si sommano a quelli del vecchio italia.it, esistono altri due obiettivi dietro al progetto:
1) stabilire la necessità di centralizzare alcune decisioni e alcuni poteri ricreando il Ministero del Turismo abolito nel 93. In linea di principio sono anche d’accordo ma la legge attuale prevede che le competenze turistiche siano regionali. Se prima non cambiamo la legge il ministero sarà una scatola vuota.
2) il nodo della “promocommercializzazione” di cui ho già scritto e mi cito per comodità (scusatemi):
“A parte la questione legale che non è affatto banale (solo i soggesti misti pubblico-privati possono fare business), e la valutazione delle ripercussioni sui tradizionali canali distributivi ( agenzie di viaggio ), esiste un problema enorme di compatibilità con i vari portali regionali che già esistono da tempo (sostanzialmente Trentino e Alto Adige) che sono appena stati rifatti (vedi Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna) e gli altri a cui si sta già lavorando con capitolati e specifiche tecniche ormai già ben definite.
Se poi si aggiunge che anche molte province, STL o APT e consorzi vari (vedi stanno anche loro attrezzandosi per la promo commercializzazione turistica, lo scenario che sembra presentarsi rischia di essere davvero complicato.
Chi detta le regole e gli standard? Chi impone l’obbligo dell’interfacciabilità?
Un ministero non esiste, l’ Enit è un ente finalizzato alla promozione, le competenze turistiche, per legge, sono state decentrate. Come sarà possibile creare una proposta coerente che non includa ulteriori sprechi e/o duplicazioni di risorse?”
Ecco i quesiti che ho posto qualche mese fa, ma sembrano tutti ancora senza risposta, almeno per ciò che è dato sapere.