14
Dic
Contrappunti, su Punto Informatico di domani.
Forrester dice che alla gente i blog aziendali, i cosiddetti “corporate blog” non piacciono. Che i clienti non si fidano. Che simili strumenti di relazione non aiutano troppo la reputazione della azienda. Forse non era difficile prevederlo. Le aziende, specie quelle grandi, viste con gli occhi del cliente, sono spesso entità astratte, la cui rappresentazione è demandata quasi interamente al messaggio pubblicitario. Moloch per il resto barricati dietro una linea telefonica di quelle del tipo “prema 2, prema 1 ecc” o al di là di un sito web e un indirizzo email attraverso il quale sarà difficile ottenere risposta. (continua)
Dicembre 14th, 2008 at 15:24
Amen.
Ammirabili anche gli sforzi di Mauro Lupi quando parla di Company Generated Contents, ma il vero problema è come spiegare alle imbalsamate, ingessate, imbarocchite e ignoranti aziende italiane che la comunicazione online non è qualcosa di semplicemente appaltabile ad un ufficio comunicazione come è sempre avvenuto finora per la comunicazione tout court.
Non a caso i grandi blog aziendali di successo sono quelli dietro cui c’è una passione e una persona, (i CEO Blog, in sostanza) quasi sempre unica: John Nack di Adobe, Jonathan Schwarz di Sun, Mark Cuban nella sua veste di proprietario dei Dallas Mavericks, Craig Newmark di Craiglist.
Non a caso tutta gente che sulla rete e sui suoi meccanismi ha molto di più da insegnare che da imparare, però. E che soprattutto non ha intenti prettamente commerciali e non si preoccupa di un ROI diretto sul prorpio investimento in rete. E non usa mai la dicitura parco clienti, soprattutto.
Dicembre 14th, 2008 at 20:41
bel post, bel commento, belle (91) tesi.
fra i CGC, comunque, a mio avviso rientrano anche cose diverse – e meno pericolose, e con meno rischio di essere marchette o noiose – di un blog aziendale.