Si e’ conclusa in questi giorni una bega legale che riguardava questo blog, il suo tenutario ed alcuni commentatori di un vecchio post del 2006. La bega nasce a seguito di una querela di Gigi Moncalvo, una delle decine intentate dall’ex direttore de La Padania verso chi avesse scritto di lui in toni meno che benevoli su blog e pagine web. Un uccellino mi ha detto che le querele presentate ad Alessandria da Moncalvo sarebbero molte decine. La questione e’ stata descritta su Nova in una intervista che Luca Sofri ha fatto a suo tempo al giornalista recentemente dimessosi da Rai2, nella quale si esprime il suo punto di vista al riguardo.

Non ho intenzione di entrare qui nel merito della querela che riguarda questo blog se non per dirvi che anche l’ultimo dei frammenti in sospeso di quel caso e’ stato infine archiviato. Il magistrato non ha ritenuto di dover procedere oltre e ha chiuso il procedimento verso l’ultimo dei commentatori indagati. Ma non e’ nemmeno per questo che scrivo questo post, ci sarebbero in effetti da parte mia persone da ringraziare, ironie da tentare ed altre cose da dire sulle quali oggi soprassiedo. Questo post vorrebbe semplicemente sottolineare come simili comportamenti (anche in relazione a oggettivi limiti del sistema giudiziario che tende a rivalersi raramente nei confronti dei “procuratori di allarme”) siano pericolosi perche’ definiscono una distanza fra chi puo’ querelare, spesso a costi molto bassi, e chi invece e’ costretto a difendersi da un giorno all’altro senza avere alcuna conoscenza al riguardo. Anche di fronte ad accuse palesemente infondate ci sono angoscie da affrontare, incertezze che si parano davanti e spese cui far fronte che per molte persone possono essere un problema serio. Si veda ad esempio il caso di Settolo, altro blogger querelato da Moncalvo che ha deciso di spiegare sul suo blog cosa gli e’ accaduto, raccontando anche quanto gli sia costato difendersi da una accusa poi anch’essa archiviata.

Si tratta di un problema nato in buona parte con Internet: da un lato chiunque ha oggi strumenti per esprimere giudizi e punti di vista di qualsiasi genere (e spesso lo fa con colpevole leggerezza), dall’altro esistono strumenti di ricerca che consentono ad altri “chiunque” (nel caso di Moncalvo, come da lui stesso ammesso, nemmeno lui stesso ma un suo amico che naviga in rete alla ricerca di eventuali diffamatori) di tener conto agevolmente di cosa si stia dicendo di lui in rete.

Penso da tempo che non sarebbe una cattiva idea se esistesse una struttura di aiuto, un sito web nel quale raccogliere informazioni di tipo legale al riguardo e competenze, nel quale una sorta di organizzazione di mutuo soccorso possa, nei sempre piu’ frequenti casi in cui ci si trovi di fronte a querele palesemente infondate che ledono vistosamente il diritto all’opinione, fornire assistenza anche legale gratuita. Gratuita per gli ingiustamente querelati, ma pagata con i soldi di tutti noi che teniamo in un qualche conto la liberta’ di espressione in rete.

p.s. lo screenshot qui sopra e’ quello del commento di Malex al mio post che e’ valso anche a lui una gita alla Polizia Postale e tutto il resto. Per intenderci sul livello di certe querele.

17 commenti a “PER UNA DIFESA DISTRIBUITA”

  1. dangp dice:

    La lentezza della macchina processuale rende il tutto più drammatico.
    Se la questione si risolvesse in un paio di mesi forse ci sarebbero meno querele infondate, le controquerele fioccherebbero.

  2. Andrea Sacchini dice:

    > Penso da tempo che non sarebbe una cattiva idea se esistesse una struttura […] fornire assistenza anche legale gratuita.

    In caso la suddetta inziativa venisse messa in piedi… io ci sono.

  3. Anonymous dice:

    In tal caso ci conviene commentare da anonimi, no?

    Mammifero Anonimo

  4. frap1964 dice:

    Anche una causa collettiva dei blogger coinvolti, per “querela temeraria”, laddove ce ne fossero i presupposti ovviamente, potrebbe aiutare.

  5. spider dice:

    La vera soluzione è il risarcimento al querelato. Oltre al pagamento di tutte le spese dirette e indirette (giorni di lavoro persi, spostamenti, spese telefoniche, eccetera). Più un’ammenda del 10%.

    Se per ogni risarcimento richiesto infondatamente il querelante dovesse pagare il 50% di quanto richiede, più il 10% come ammenda, più le spese, vedi che lo strumento della querela verrebbe usato con minore leggerezza.

  6. spider dice:

    Mammifero Anonimo, non basta, usa almeno Tor.

  7. Fabio Metitieri dice:

    Mah… Io quando ero stato avvertito della cosa avevo proposto una colletta per i querelati, ma nessuno mi aveva dato retta.

    Ciao, Flavio Metiti (irriconoscibile)
    http://xoomer.alice.it/fabio.metitieri

  8. Alessandro Ronchi dice:

    Sarebbe interessante che chi querela fosse tenuto a pagare non soltanto i costi, ma anche lo stress che procura.

    Purtroppo sto vivendo una situazione simile con il mio blog. E’ giusto fare sempre attenzione ed ormai i blogger hanno raffinato una certa tecnica, ma chi commenta spesso pensa di essere al bar e non ricorda che il suo messaggio rimane per sempre.

    Non solo rimane, ma come dice giustamente Massimo basta una semplice ricerca per raccogliere tutte le pagine dove si parla di un certo argomento o di una certa persona.

    Bisognerebbe spiegarlo alle elementari, non aiutarci a posteriori (anche se sarebbe utile, ovviamente, creare una associazione o una fondazione a tutela della libertà di espressione).

    Parlo di libertà di espressione non a caso. Qualcuno (come me) può prenderla come una missione, ma altri ad una minaccia rimuovono anche fatti veri o inattaccabili.

    Una fondazione di questo tipo potrebbe partire anche senza troppi soldi, basterebbe un gruppo di esperti che aiutino a scrivere un HOWTO per evitare queste cose e come difendersi.

    Nel caso in cui ad esempio non fosse riconducibile attraverso l’IP l’identità dell’autore di un commento, ci va di mezzo il proprietario, reo di non aver vigilato?

    Ci sono tante domande che potrebbero essere soddisfatte anche solo con un sito web apposito.

  9. Anonymous dice:

    basta una controquerela per calunnia, (ricordo che la calunnia è un reato contro l’amministrazione della giustizia, per aver indotto quest’ultima ad avviare un’azione giudiziaria su presupposti infondati) con relativo giudizio civile per risarcimento del danno subito, pecuniario e biologico. I cittadini normali si difendono così, i blogger non so.

  10. Domiziano Galia dice:

    Mi accodo a Spider ed all’ultimo anonimo. A querela giudicata infondata dovrebbe scattare automaticamente un risarcimento per il querelato. E non del 50% + 10%, ma del 100% + 10%.
    Così i potenti e gli arroganti starebbero un po’ più cagati. Si può dire cagati o devo aspettarmi una querela da tutti i potenti e gli arroganti del mondo?

  11. Anonymous dice:

    a me basterebbe che andasse in tv e dicesse “mi sono sbagliato chiedo scusa”

    Joe

  12. Anonymous dice:

    Perdonami, ma dire che le querele fatte unicamente con lo scopo di rompere le scatole e invischiare qualcuno in un procedimento giudiziario siano “un problema nato in buona parte con Internet” perché solo oggi una persona puà tenere conto di ciò che si dice su di lui, è proprio una sciocchezza.

  13. Anonymous dice:

    Ho contattato Mantellini per fargli sapere che ci sto lavorando da qualche anno per fare qualcosa di molto concreto.

    Se ci sono geek, blogger ed esperti di diritto che vogliono investire tempo ed esperienza io ci sono.

    Spataro
    internet.civile.it

  14. alduccio dice:

    Mi sta capitando qualcosa di analogo, per il mio blog.
    E non voglio dire altro.
    Sono d’accordo con l’idea di un sito di tutela legale e sono anche disposto a metterci dei soldi.

    Non per un discorso di impunità (che credo nessuno voglia, perchè nemmeno a me piacerebbe essere diffamato) ma solo per avere una tutela.

    Ciao
    Aldo

  15. Anonymous dice:

    Se venisse fondata una AssoQuerelati Onlus mi ci associo al volo! (pagando pure la quota annuale)

    Per quanto riguarda la famosa controquerela o meglio denuncia per calunnia:

    1) la querela era contro ignoti, quindi manca la volontà precisa di agire contro un determinato soggetto sapendolo innocente, la querela dice: “sono a conoscenza di questo fatto compiuto da ignoti, caro PM se ravvisi il reato procedi”

    2) manca il dolo, la diffamazione è reato soggettivo, non è come un omicidio, il querelante può sempre dire: “ho percepito la diffamazione, è compito del PM e del GIP valutare la sussistenza del reato”, quindi la denuncia per calunnia viene archiviata.

    PS:
    vogliamo parlare della responsabilità del PM che non archivia nella fase di indagine preliminare contro ignoti?

    vogliamo parlare dell’iscrizione indiscriminata di tutti nel registro degli indagati?

  16. capemaster dice:

    ha riguardato molte più persone di quanto pensi…

  17. tnpo1976 dice:

    A proposito delle “molte persone”, io trovo francamente inconcepibili le querele contro ignoti che coinvolgono una vagonata di persone.
    Se all’interno di una stanza affollata, io vengo diffamato da un tizio che indossa un cappellino rosso, non mi sognerei mai di chiedere all’autorità giudiziaria di procedere verso tutti per individuare il colpevole.
    Anche se non si finisce nel registro degli indagati, si deve comunque subire un umiliante interrogatorio, in cui, a prescindere dall’esito, si viene implicitamente accusati e ci si deve difendere.