Secondo Repubblica un saggio di Vittorio Sgarbi su Botticelli recentemente pubblicato da Skira e’ quasi uguale ad un lavoro di Mina Bacci apparso ne “I maestri del colore” nel 1964. Sono in corso accurate indagini per capire come abbia fatto la Bacci a plagiare il prezioso lavoro del grande critico d’arte ferrarese.

8 commenti a “Botticelli retroattivo”

  1. Camillo Miller dice:

    Beh, se il saggio del 64 non c’è in versione PDF da qualche parte va perlomeno dato merito a Sgarbi per il noioso lavoro di battitura (o magari ha preso una dattilografa?)

  2. Anonymous dice:

    Lo dice lui stesso. Ha preso una dattilografa e le ha detto, boh, scrivi un po’ quel che ti pare. Leggetevi la dichiarazione di Sgarbi se non ci credete.

  3. gyordie dice:

    ci crediamo, ci crediamo! )

  4. Daniele Minotti dice:

    No, scusate. Il fatto più grave è questo subappalto di opere dell’ingegno.
    Succede così anche per tanti autori del mio ambiente e non penso si tratti di una mera dattilografa come dice l’anonimo del piano di sopra.

  5. Mammifero bipede dice:

    Non si dice “dattilografa”, si dice “Ghost writer”!
    Tsk, tsk…

  6. frap1964 dice:

    Io già  me lo vedo nel prossimo incontro con Ricca, mentre grida:”Ladro, ladro, ladro, ladro… ladro d’immagine” :-D
    (al minuto 05:00)
    Incontro con Sgarbi/6

  7. Anonymous dice:

    Le copiature ormai sono prassi consolidata, persino Saviano ha copiato da Di Meo senza citarlo. Ma del resto, come disse Vattimo a proposito di un altro caso divenuto celebre: “Che torto ha Galimberti? Filosofare è copiare”. Difficile dargli torto.
    Matteo

  8. abragad dice:

    È vero che per uscire dall’accusa di plagio Sgarbi ha dovuto ammettere che è stato un problema di “bottega”, ovvero la prefazione è stata fatta scrivere a un negro (termine tecnico) e lui nemmeno l’ha riguardata. La toppa mi sembra seriamente peggiore del buco.