1- Si tratta di un progetto italiano, non della localizzazione nella nostra lingua del mensile californiano dal quale saranno tradotte solo alcune cose.
2- Il lavoro di preparazione e’ attivo gia’ da molti mesi. Poco dopo la versione italiana partira’ anche la versione UK (in aprile).
3- Una parte della discussione ha ovviamente riguardato la questione della “fine della carta”. Ha senso fare oggi un mensile di carta che parla di tecnologia? Ci sono ovviamente molte ragioni sacrosante che oggi allontanano i lettori dalla carta, specie quella dei mensili di informatica che sono oggi penalizzati dal mercato. Poi ci sono gli aggregatori, i blog, la microeditoria ecc. Dicevo stamattina che se resta uno spazio di senso per un mensile cartaceo questo e’ forse in relazione a fenomeni di vicinanza delle tematiche della innovazione. Ci sono tematiche vicine e casuali che un mensile come Wired potra’ esplorare e che non arriverebbero al mio aggregatore. Materie che possono interessarmi delle quali io non so nulla. Stara’ al filtro della redazione immaginare le parentele tematiche che possono rendere interessante Wired per un numero ampio di lettori.
4- Calma. Marco Magnocavallo ha raccontanto che i tempi medi di permanenza sui sito del network che dirige (blogo.it) sono assai bassi. Molte milioni di pagine viste ma con una permanenza media di ciascun lettore vicina al minuto. Un altro possibile spazio della carta (in generale) e’ quello di tutelare un accesso “calmo” alle informazioni da contrapporre all’infosnackig che oggi e’ diventata la regola del consumo informativo sul web. Si tratta di un problema serio e complesso del quale forse non ci rendiamo ancora conto a sufficienza. Raccontare storie lunghe e articolate capaci di bloccare l’isteria della navigazione e di favorirne la metabolizzazione non e’ certo una prerogativa unica della carta, ma di sicuro sulla carta funziona meglio che online.
5 Wired Italia avra’ ovviamente anche una parte web. La notizia positiva e’ che, analogamente a quanto avviene sul sito USA, una buona parte dei contenuti che compaiono sul mensile saranno liberamente disponibili online (Riccardo Luna molto saggiamente ha detto che lui non crede che cio’ possa ridurre le vendite inedicola). Quella forse negativa e’ che non mi pare che il progetto web (che in USA ha una importanza almeno uguale a quello cartaceo) sia ancora molto ben definito. Mancano 100 giorni, non c’e’ molto tempo.
update: vedo ora guardano i feed (sono appena tornato a casa) che Emmebi segnala questa news di Valleymag su licenziamenti proprio a Wired Usa.
Novembre 12th, 2008 at 23:30
Traduzione: ho sempre detto che la carta è obsoleta perché mi facevano scrivere su Punto Informatico, se mi fanno scrivere su Wired dico che la carta è importante. Ci sono anche i tramezzini?
Novembre 12th, 2008 at 23:31
Molto interessante il discorso sulla “calma”, però non mi convince. Non credo sia una questione di carta o web, se non in minima parte. Ti faccio un esempio che conosco bene: su Apogeonline, che certo è una rivista online di tecnologia molto particolare, registriamo tempi medi di permanenza di 6/8 minuti per pagina e di 15/22 minuti sull’intero sito. Sai che per me i numeri lasciano il tempo che trovano, però mi sembrano tutto tranne che un mordi e fuggi.
Come me lo spiego? Ho diverse idee in proposito, e prima o poi ci ragiono su con calma. Però una cosa mi è chiara: su Apogeonline infrangiamo deliberatamente un po’ tutte le regole di lunghezza e di disposizione ideale dei testi che vanno per la maggiore. Da un punto di vista dell’impaginazione, non inseguiamo praticamente nessuna delle regole d’oro del giornalismo online d’assalto. Ci permettiamo il lusso di pubblicare articoli quasi sempre molto lunghi, talvolta impegnativi e quasi sempre privi di quegli orpelli e ammiccamenti che si suppone facilitino la lettura.
Per contro è anche vero che non ostacoliamo la fruizione dei contenuti con la pubblicità , non confondiamo il lettore con mille distrazioni, favoriamo in continuazione l’uscita dal nostro sito per consultare altri siti. Insomma, facciamo un po’ le cose a modo nostro. I risultati sono interessanti.
I miei due cent al dibattito, nulla più.
Novembre 12th, 2008 at 23:33
Magnocavallo quello di “Fallimento Internet”: portiamo internet alle persone che non lo conoscono, ma facciamo la pubblicità solo in rete?
Novembre 12th, 2008 at 23:57
Nello streaming ho sentito Luna dire che lui compra comunque il cartaceo perche’ gli piace anche se gli stessi contenuti sono online. Lui si’, evidentemente puo’ permetterselo. Ma quanta gente che naviga regolarmente spendera’ poi 4 euro per leggere le stesse cose su carta?
E’ bello dire che il web non portera’ via compratori di carta, ma e’ abbastanza falso.
Io ad esempio molte volte non ho comprato l’Espresso perche’ trovavo gli stessi articoli online. E se il Corriere fosse tutto online la mattina, difficilmente andrei a spendere il mio euro… voi?
Novembre 13th, 2008 at 00:05
Alessio, stattene al posto tuo e non rubarmi le battute e soprattutto il mestiere: l’unico mantellinologo certificato sono io!
Bello, comunque, vedere come Mantellini ha risposto a tutte le domande e a tutte le possibili obiezioni che erano state fatte alla cosa e alla sua partecipazione al tutto.
Comunque, si’, dai, su carta, finche’ un editore paga e si resiste in edicola, un po’ di soldi ci sono, e quindi anche i Tramezzini. Certamente molto di piu’ delle miserie che pagano Punto Informatico e (forse, se paga) Apogeonline. Poi, quando chiuderanno, pazienza, magari Mantellini passera’ da Maria de Filippi, che li’ in Tv si’ che pagano sul serio.
E una scusa si trova sempre, dai, tipo la necessita’ di educare i ggiovani (o gli anziani, fai tu) alla blogosfera.
Ciao, Fabio.
http://xoomer.alice.it/fabio.metitieri
Novembre 13th, 2008 at 00:16
carta vince, carta perde…
non è questione di costi della rivista, del quotidiano del periodico o del libro. Non credo sia quello il problema. Io acquisto il cartaceo quando affronto un viaggio. Mi fermo in edicola e faccio il pieno. Più lungo è il viaggio e più carta acquisto. Fuori da questo contesto io vivo in rete e leggo di tutto. Dalle cose serie alle barzellette.
E come per le barzellette leggerle dopo due mesi o quasi per me non ha senso. Già oggi quando mi capita di vedere un Tg serale ho la netta sensazione che mi stanno vendendo un prodotto scaduto. Sia chiaro, questo vale per me e non pretendo sia valido per tutti.
Novembre 13th, 2008 at 00:16
Ho sempre sbirciato i tempi di permanenza delle cose che gestisco io, anche con diversi servizi. Mi sono sempre stupito dei tempi ristrettissimi.
Ma, ovviamente, si parla di tempi medi. Come se, per la carta, si contassero, ipoteticamente, anche coloro che prendono la rivista dallo scaffale, la *fisarmonicizzano* per farsi fresco e la ripongo velocemente.
Comunque, mi stupisco dei numeri riportati da Maistrello.
Novembre 13th, 2008 at 00:24
Ma le barzellette… *scadono*?
Novembre 13th, 2008 at 00:32
cavolo se scadono. Prendi quella del berlsuca sull’abbronzato. era vecchia e già utilizzata da tal calderoli. ;)
Novembre 13th, 2008 at 00:37
Maddai…
Novembre 13th, 2008 at 01:28
No, Lunar, spiacente, ma il copyright di Obama abbronzato ce l’ha un giornalista di Repubblica: Zucconi che lo defini’ tale prima di Berlusconi…
http://elezioni-usa-2008.blogautore.repubblica.it/2008/10/31/piu-sondaggi-per-tutti
Novembre 13th, 2008 at 01:33
Ma ci siete andati sui blog del network blogo.it?
Leggo con regolarità ossblog, melablog, downloadblog.
Cioè, davvero vi chiedete perché uno su uno di questi siti ci resta meno di un minuto mentre invece legge per esempio un’inchiesta bellissima e scritta benissimo sulla spy story Ferrari-McLaren o quella sull’auto ecologica Zap, ma pure quella sul fenomeno blog (negli USA) che non ricordo come si chiama (ma non è importante)?
Dai su, va bene l’ideologia, va bene predicare Internet, va bene il partito preso, ma un minimo di obiettività per fare queste valutazioni ci vorrebbe.
Lorenzo Lazzeri
(firmo così Metitieri non mi scambia per Lunar) ;)
Novembre 13th, 2008 at 01:40
Io ricordo che l’aveva usata Castelli con la Rula!
Visto lo splendido palcoscenico di blogstar che se la cantano e se la ballano, secondo me ciaofabio avrà parecchio materiale :-)
“dal quale saranno tradotte solo alcune cose”
cioè, in pratica nella versione inglese c’è, chessò un Kevin Kelly, e nella versione italiana abbiamo un Valdemarin?
Miseria che saltone!
Cmq già me la immagino… 10 pagine di articoli e 10 di pubblicità di IBM, Microsoft, Nokia, ecc.
A proposito di innovazione nei business model… un magazine cartaceo basato sulla pubblicità . Wow!
Si aprono le scommesse sul panettone 2009? ;-)
Ciao
Diego
Novembre 13th, 2008 at 02:13
era caderoli a matrix
http://tinyurl.com/5tz7m2
ok per zucconi ma lui non è un uomo di stato. Chi ha una funzione pubblica ha meno libertà del privato cittadino. Comunque stiamo divagando. :)
spider, poi mi spieghi lo scambio che potrebbe fare CiaoFabio. Mica ho capito.
Novembre 13th, 2008 at 08:01
Mah, anch’io, a volte, vi scambio, giuro.
Lunar, Spider… ci mancherebbe Polar.
Novembre 13th, 2008 at 09:40
Macchè panettone 2009, qualche numero che è già in cantiere, gli investimenti pubblicitari che si diradano, dopo l’estate non torna più in edicola. L’alternativa è che diventi simile a ‘Jack’ (che ho guardato con orrore in un bar mentre mi preparavano una piadina) dove peraltro il tono sensazionalistico da uomo del popolo del padrone di casa di questo blog non sfigurerebbe (Mantellini is the new Sarah Palin).
Novembre 13th, 2008 at 10:20
La carta è quasi morta.. Per fortuna. Viva l’ambiente.
Novembre 13th, 2008 at 11:15
Voglio fare il critico…
Business 2.0, Red Herring, B2.0 UK e GER… più altri, grandi magazine falliti…
Sono molto scettico su Wired Italia. Non ho trovato in giro un dato: qual è il numero di copie/mese per sopravvivere?
Il paragone/riferimento con Nova non regge: Nova è un “settimanale” e sta in piedi anche perchè è il Sole che vende. Facciamo i conti della serva: quante copie in più vende il giovedì il sole grazie a nova? la tiratura di oggi è poco più che 375k, non ho una copia sottomano di un altro giorno, ma domani voglio controllare.
E al di là di quanti sostengono di comprare il sole solo perchè c’è Nova, credete che gli inserzionisti pagaherebbero la stessa cifra con un Nova “stand-alone”? mmh, io no.
E non penso neanche che il problema possa ruotare attorno al costo della rivista: 4 euro sono una cifra abbordabile per un mensile (panorama, settimanale, quanto costa?)
forse è ben più ampio ed è un mix di fattori (sociali, economici e di target).
in ogni modo, mando un sincero in bocca al lupo a Wired Italia.
emanuele
Novembre 13th, 2008 at 11:30
in mezzo a tanto bashare aggiungerei pure una domanda, su un dettaglio che forse e’ sfuggito: si tratta di un’altra pubblicazione che stara’ in piedi grazie al denaro pubblico, a sostegno della stampa? perche’ se e’ cosi’, ha senz’altro qualche chance di successo.
Novembre 13th, 2008 at 12:18
Con tutte le brave persone a spasso e le firme storiche dell’informatica chi diavolo è sto Luna, ex direttore del Romanista? Quali meriti ha per guidare una testata così prestigiosa hi-tech? Chi risponde?
Marco
Novembre 13th, 2008 at 12:45
Un saluto da un neolettore…
Novembre 13th, 2008 at 13:50
@sergio: sono d’accordo, infatti non a caso dicevo che la variabile “lunghezza” non e’ appannaggio solo della carta. Poi credo che tutte le scelte che fate ad apogeo siano da sole la spiegazione ai vostri tempi di permanenza dei lettori sul sito.
@esau: anch’io non sono del tutto convinto feticistico legato alla carta che faceva Luna. Mi pare che il costo incida per molti e forse un mix di online-offline (esattamente come fa wired usa) sia la strada migliore per invogliare il maggior numero di persone alla versione cartacea.
Novembre 13th, 2008 at 14:51
a prescindere dalla buona riuscita di questa avventura editoriale io credo che per 80 centesimi al mese, tale è la promozione per 24 numeri, convenga abbonarsi.
io l'ho fatto.
mi eviterà l'insofferenza che potrei provare in edicola – fra qualche mese – guardando le copertine gonfia-vendite dei numeri estivi (alla 'focus' & co.): tanti bei culi, tante belle tette che non c'entrano una cippa; mi arriverà direttamente a casa e pace.
se la versione italiana sarà anche solo lontanamente degna parente di quella d'oltreoceano, saranno 80 cent ben investiti.
altrimenti, avrò gettato alle ortiche un caffè al mese.
e poco male, lavoro alla illy: due bar interni 0/24 baby, ooh yeah.
saluti. :)
Novembre 13th, 2008 at 15:28
Marco stai dicendo che questo Luna è passato da una rivista per tifosi da curva a Wired?
Dagli arbitri venduti agli aggregatori? Non ci posso credere
Novembre 13th, 2008 at 16:36
Alessio:
(Mantellini is the new Sarah Palin).
Eddaiii, Alessio…. E dillo, che vuoi fregarmi il posto da mantellinologo…
Ciao, Fabio.
http://xoomer.alice.it/fabio.metitieri
Novembre 13th, 2008 at 17:02
Finchè ce lo lasceranno fare….facciamolo
Novembre 13th, 2008 at 19:58
Salvelli, non ne azzecchi mai una. Mai. Pensa, informati, prima di scrivere.
La carta non e’ affatto morta. Sono in drastica riduzione solo le stampe di riviste e quotidiani.
Non ricordo chi avevo sentito, dire in webcast le stesse cazzate, sulle grandi tipografie che devono preoccuparsi per la loro morte, poco tempo fa. Mi pare il direttore multimedia di Rcs. Insomma, manco i grandi manager sanno che beato stanno dicendo, e il settore quindi e’ in ottime mani…
Ciao, Fabio.
http://xoomer.alice.it/fabio.metitieri
Novembre 13th, 2008 at 21:44
boh..io ho deciso di dargli fiducia, chè leggo volentieri da 10 anni wired usa. per cui mi sono abbonato per 2 anni a 18 euro.
PS:
l’ ambiente non si salva eliminando la carta stampata.
/alberto – palber-*-libero.it
Novembre 13th, 2008 at 21:53
Occhio a ‘sti abbonamenti: chi vi rimborsa se chiudono prima del panettone? (Cosa che ovviamente nessuno si augura) Oppure: e se il vicino di casa vi frega la vostra copia?
Novembre 13th, 2008 at 21:59
Dateli a mei 18 euro. Poi studio cosa darvi in cambio. Ma pensare che Wired Italia duri addirittura due anni e’ pura follia. Anche secondo me non reggono oltre l’estate.
Ciao, Fabio.
http://xoomer.alice.it/fabio.metitieri
Novembre 13th, 2008 at 22:32
Anche io mi abbonerò..non capisco il motivo di tutte queste critiche per un progetto che deve ancora partire e che ha come radice una delle pubblicazioni più stilose che abbia mai letto.
Aspettate di leggere almeno un paio di numeri, poi si vedrà ..sulla tazza del water o in treno o in spiaggia, una buona rivista la si gode ancora.
Novembre 13th, 2008 at 23:05
Lunar, niente di che: solo che non molto tempo fa Fabio ha detto che si era stufato di controllare i Tizio e i Caio che si celano dietro i nick. Nel caso specifico diceva (magari era una battuta) che scambiava Lunar con Spider.
Tutto qui :)
Siccome non mi costa nulla, cerco di ricordarmi di mettere nome e cognome quando commento qui.
Lorenzo Lazzeri
Novembre 13th, 2008 at 23:24
scusate, a scopo informativo si potrebbe fare un elenco di riviste “tecniche” che hanno chiuso dal 2000 ai giorni nostri. Così, tanto per registrare un dato. Io, come dicevo sopra, non ho più il polso della situazione.
Novembre 14th, 2008 at 00:13
ok spider,
ho creato l’account con tanto di foto così evitiamo le interferenze. :)
Novembre 14th, 2008 at 07:24
Lunar, ecco il mio contributo al tuo elenco di periodici chiusi:
http://www.flickr.com/photos/yukali/225230870/
Ciao, Fabio.
http://xoomer.alice.it/fabio.metitieri
Novembre 14th, 2008 at 10:49
@CiaoFabio: anche i libri non se la passano bene (in generale, non sto parlando di stampa tecnica).
Novembre 14th, 2008 at 11:31
tutto qui Fabio?
allora siamo a cavallo.
Ora ho capito qual è il problema. E’ tutta colpa del mio (ex) edicolante.
Le sue vetrine un tempo traboccanti di riviste ora sono desolatamente vuote. Il puzzone si è impigrito e i periodici li tiene nascosti sotto al bancone.
Novembre 14th, 2008 at 11:45
Lunar, pessimo umorismo il tuo, che non capisco dove vuole andare. Che cosa volevi dire?
Mau, no, i libri, per quanto mi riguarda, si scrivono ancora. Io, almeno, so che se voglio scriverne uno alzo il telefono e lo scrivo. Anzi, ogni tanto alzano il telefono gli editori e mi chiedono di scrivere un libro che non voglio scrivere e che non scrivo.
I cavoli amari sono sul fronte delle pubblicazioni periodiche, per ora.
Ciao, Fabio.
http://xoomer.alice.it/fabio.metitieri
Novembre 14th, 2008 at 12:01
niente Fabio. Non volevo dire niente.
è sempre lo stesso discorso che vale per i dischi, i periodici, i DVD, i giornali, per la televisione e per tutto il “vecchio” mondo. Mica possiamo fare come Mantellini che esalta la rivoluzione della rete a giorni alterni. E’ in atto una rivoluzione? ok, tocca riposizionarsi. E’ inutile tenere in vita le cose col sondino.
Novembre 14th, 2008 at 14:41
Lunar, non parlare a me di riposizionamenti.
Da quando ho iniziato a scrivere per professione, ho visto chiudere pressoche’ tutte le testate per cui lavoravo. Le poche rimaste semplificano e/o vanno sullo scandalismo, per cui non sono accettabili.
Prossimamente, credo che apriro’ uno studio da radiologo, poi apro un blog e mi metto a scrivere su carta, che pare sia una cosa che funzioni, nel Web 2.0.
Ciao, Fabio.
http://xoomer.alice.it/fabio.metitieri
Novembre 14th, 2008 at 16:38
Non perdiamo di vista un dato: l’editore di Wired Italia è il più famoso nel mondo, se va in edicola è perché sa che può starci. Piuttosto chiediamoci che ci sarà dentro a Wired, lì c’è la chiave per il panettone 09. Il nome di Luna è quello che aizzava gli ultrà della Roma sotto casa del presidente della Lazio Lotito e cercava di scalare la Roma con Maurizio Costanzo. Questo è il problema vero… che c’azzecca uno così???
Novembre 14th, 2008 at 17:38
Ops, mi sono scordato il nome:
Lorenzo Lazzeri :)
Novembre 14th, 2008 at 17:38
La più grossa perdita, secondo me, nel mondo delle riviste di carta è stata MCMicrocomputer.
Novembre 14th, 2008 at 22:57
Mah… per l’anonimo e per la lista di Lunar, l’editore dell’Happy Web di Gilioli era un tal Rcs/Corriere della Sera che lo aveva lanciato con nutrita pubblicita’, nonche’ con un primo numero distribuito in edicola gratis in ben 300 mila copie… Eppure…
Ciao, Fabio.
http://xoomer.alice.it/fabio.metitieri
Novembre 15th, 2008 at 08:20
Ai commentatori sul “rischio radiologico”. c’e’ un topic ragazzi, parlate di quello e per il resto scrivetevi una mail, baci.
Novembre 15th, 2008 at 13:06
Che palle ‘sto blog.
Non si può fare nemmeno un po’ di sana ironia… :D
Novembre 15th, 2008 at 18:56
io distinguerei alla grande tra mercato USA e quello italiano, dove il binomio carta-online era e rimane quasi obbligatorio, al di la’ dele rispettive opzioni free-pagamento, per raggiugnmere piu’ gente e fare numeri
parte del motivo per la scomparsa di varie riviste cartacee sul digitale e’ proprio che contemporaneamente non hanno sviluppato una forte presenza online
anche perche’ quest’ultima consente, fra le altre, un’opzione importante di “rompere un po’ tutte le regole di lunghezza e di disposizione ideale dei testi che vanno per la maggiore” – giustamente, sergio, ma cio’ e possibile anche perche’ apogeo ha comunque una nota presenza editoriale a latere
in ogni caso, chiedo: ha senso wired in italia oggi a 15 anni dall’orignale? e possiamo ancora definirlo un giornale di tecnologia? nell’era di condenast, e’ ovvio che il target nostrano sara’, come dire, assai variegato, al pari dei numero USA, no?
e, appunto, assai ricco di advertising di alto livello e jet-set style – ma proprio come per la testata-madre, cio’ potrebbe mostrarsi ben positivo per il prgetto in se’ e (quel che piu’ conta) produrre contenuti di alta qualita’ – con annessa presenza online innovativa e dinamica, e (posso?) lontana dall’apatico low-level di molte testate italiane
Novembre 15th, 2008 at 19:17
OK, Lazzeri, con questo abbiamo appurato che a Wired Italia collaborera’ anche Bernardo Parrella, per evitare che cada nel low-level. Accidenti, che teatrino, che sta diventando…
;-)
Berny, comunque, sulle riviste italiane che hanno chiuso perche’ non avevano “una sufficiente presenza on line”, quale sarebbe la tua analisi, chesso’, per l’edizione italiana di ZdNet, chiusa gia’ anni fa? Oppure, piu’ di recente, per Week.it? Oppure sul fatto che lo stesso Apogeoline dice ai giovani che recluta on line che dovranno lavorare gratis o quasi, perche’ i soldi non ci sono ancora?
Tanto per sapere…
Ciao, Fabio.
http://xoomer.alice.it/fabio.metitieri
Novembre 16th, 2008 at 00:55
fabio: al di la’ a fattori commerciali intrinseci o politiche gestionali interne che non conosco, direi che quelle e simili testate avessero target troppo ristretto, da addetti ai lavori, e presenza online scarsamente dinamica, a doppio canale, “comunitaria” – come e’ invece sempre piu’ che d’obbligo oggi
piu’ in generale, spero solo che mr. luna vorra’ superare un analogo elitismo e uscire dalla tipica auto-referenzialita’ che non da ieri attanaglia la produzione ditigal-culturale nostrana (piu’ che altrove), creando davvero un ambiente variegato e orizzontale, includendo anche outsider qualificanti e con un sacco d’esperienza sul groppone (dove includo me stesso e direi anche te, fabio)
visto che c’e’ alle spalle il circuito conde nast mondiale (generalista quanto si vuole ma appunto per questo ampio e diversificato), la presenza ancora oggi cruciale di wired news online (pur se non siamo piu’ negli anni d’oro meta-90), il 25% della rivista come traduzioni dalla versione USA (mi dicono) – quest’insieme potrebbe finalmente portare a un buon progetto complessivo
credo cioe’ ci sia spazio per tutti nell’interesse di tutti, niente elite e allarghiamo l’area della partecipazione
ps: no, non ho alcun contatto con mr. luna o chicchessia al riguardo
Novembre 16th, 2008 at 03:18
Be’, Berny, se non hai contatti in merito, hai comunque la speranza che l’area di participazione per Wired Italia si allarghi anche a te, come dici. (Ma, se non hai contatti in corso, chi ti ha detto che il 25% saranno traduzioni? Io non ho trovato nulla on line, sui loro progetti. Anyway, se poi vedo la tua firma sul primo o sul secondo numero – piu’ in la’ non credo che lo comprero’ – aspettati delle sonore pernacchie… ;-)
Personalmente, no, grazie, ti ringrazio per il tuo apprezzamento ma io non ci penso proprio, a contattare costoro, almeno finche’ non avro’ letto due o tre numeri per capirne il progetto editoriale (cosa che del resto faccio sempre).
Detto questo e per riprendere il discorso, allora mi stupisce alquanto, conoscendoti da lungo tempo, un tuo giudizio cosi’ positivo (o almeno esageratamente speranzoso), per qualcosa che non si presenta certo come molto innovativo e soprattutto non come alternativo o almeno contro corrente. Anzi, a ben vedere non si presenta affatto, ma ostenta solo il brand.
O tu hai informazioni che non sono on line per i comuni mortali (o, almeno, che io non ho trovato), oppure qui abbiamo, di concreto, solo il capitale del nome: Wired, quella Usa.
Piani editoriali non ne ho visti. Il breve clip on line sulla colazione di presentazione non dice nulla. In redazione non si sa chi ci sara’. Si suppone che vi partecipera’ con collaborazioni chi era presente alla colazione e chi lo sta magnificando maggiormente, ma anche qui di ufficiale non ho letto nulla, e anche Mantellini, dato per certo, non apre bocca, neppure per dire che non puo’ parlarne (e si chiama Trasparenza 2.0, questo, per chi non lo sapesse).
Poi, cosa che tutti i “sostenitori” si guardano bene dal commentare (sempre per motivi di Trasparenza 2.0), il direttore designato ha avuto il seguente percorso, se non sbaglio: cronaca politica su Repubblica, poi dal 2001 solo lavoro su testate sportive, e negli ultimi quattro anni e fino a pochi mesi orsono su un foglio per ultra’ romanisti.
Ora, tanti anni fa, quando ancora nascevano nuove riviste dedicate a Internet (bei tempi), una delle chiavi piu’ importanti per capire come sarebbero state era il curriculum del direttore. Qui pare che sia irrilevante, manco fosse destinato a fare il centralista e non il direttore…
Insomma, tu da dove trai il tuo ottimismo su Wired Italia, a parte che dal marchio statunitense? (Che probabilmente, almeno per qualche mese, reggera’ il suo fascino anche se riconfezionato in italiano).
Sul resto che dici, OK per Week.it, forse era destinata a un pubblico molto professionale. Ma Zdnet, ti correggo, no. E su Apogeonline, che di certo non e’ professionale e che punta all’interattivita’ (OK, censurano sistematicamente ogni commento che non sia piu’ che favorevole, ma son dettagli) che mi dici? Come mai non fanno soldi manco loro?
Oppure li fanno, ma li danno solo a Maistrello?
;-)
Ciao, Fabio.
http://xoomer.alice.it/fabio.metitieri
Novembre 16th, 2008 at 05:25
per natura sono ottimista, e spesso do’ una mano come posso a progetti editorial-digitali, pur avendoci beccato sonore delusioni quasi altrettanto spesso
idem in questo caso: l’ottimismo iniziale e’ d’obbligo, oltre ad essere basato sul marchio-storia del wired usa, e i buchi scoperti attualmente in italia, con un amico romano che mi ha accennato del 25% di traduzioni
non so altro, se non quanto di pubblico dominio: il video e le minime news su wewired.it (neppure un contatto email), dove mi sono registrato, la bio di mr. luna, cosette sparse lette qui e su altri blog
si qualifica tutto cio’ come trasparenza 2.0? no. arriveremo quanto prima almeno a trasparenza 1.0? ci spero. m’interessa partecipare per rendere tutto piu’ innovativo? si, per i motivi di cui sopra. vorrei che ci fosse spazio anche per fabio, antonio, tizio, caio e pinco pallino? eccome!, in qualche modo. sara’ possibile? vedremo.
intanto parliamone e proponiamoci e coinvolgiamoci e facciamo pressione, qui e ovunque
per le pernacchie c’e’ sempre tempo, no?
Novembre 16th, 2008 at 09:51
Hai ragione su molte cose Bernardo. Le aspettative di un progetto del genere (lo diceva chiaramente anche Luna l’altro giorno) sono proprio di fare un prodotto alto, italiano ma non gadgettistico, dedicato ai temi dell’innovazione in senso lato (e quindi non ancorato alle tematiche della rete). La presenza web come dicevo sembra ora quella piu’ debole, ma diamo tempo al tempo.
Novembre 17th, 2008 at 00:31
Berny, per favore, smetti di preoccuparti per il mio spazio. Al mio spazio ci penso io, e dato che non sono una puttana, quando non ci saranno piu’ possibilita’ per fare le cose che mi interessano, non so, apriro’ una pizzeria o andro’ in un call center.
Comunque appunto: nessuna trasparenza, nessuna notizia in merito, nessuna discussione e manco un indirizzo email sul sito. Alla fine del 2008, non nel 1995. Per cui, tutto questo entusiasmo tuo e di Mantellini non lo capisco (OK, quello di Mantellini lo capisco benissimo, fin troppo; su te sospendo il giudizio e per ora le pernacchie).
Oh, e di buchi scoperti in Italia io non ne vedo, ammesso e NON concesso che si abbia almeno una vaga idea di cosa fara’ Wired Italia e per quale pubblico. Quali sarebbero? Hai dato un’occhiata di recente ai dati di vendita delle riviste di settore?
Mantellini, ci stai magnificando un progetto editoriale che ha una presenza Web che definisci “debole” (be’, si’, nel 2008 una rivista di tecnologia senza un indirizzo email sul sito forse e’ un po’ debole…), ma come mai ancora non tuoni e non lanci fulmini perche’ si redimano, questi trogloditi?
;-)
Ciao, Fabio.
http://xoomer.alice.it/fabio.metitieri