26
Ott
Contrappunti, su Punto Informatico di domani.
Paul Boutin ha scritto per Wired un articolo sulla fine dei blog. Non che sia il primo articolo del genere. La sua tesi è che rispetto al 2004 i blog abbiano perso in freschezza e novità e siano stati sopravanzati dall’utilizzo di altri strumenti di relazione online come Twitter, Flickr e Youtube. Per sostenere questo punto di vista Boutin da un lato sottoscrive l’idea che in questi anni si sia andati incontro ad una specializzazione degli strumenti di interazione (Flickr per le foto, Youtube per i video ecc.) dall’altro celebra, con qualche superficialità, l’apologia della brevità legata ai 140 caratteri di Twitter, come se essere concisi e sintetici sempre ed in ogni modo sia la nuova cifra stilistica della comunicazione testuale su Internet. (continua)
Ottobre 26th, 2008 at 12:34
Stamattina ho visto 15 minuti di Loren Feldman sulla presunta morte dei blog (al Blog08 di Amsterdam che si é tenuto nei giorni scorsi): é andato diretto al punto, ovvero che Twitter, Friendfeed e Facebook piacciono a chi non é in grado di crearsi un’audience, perché l’immediatezza dello strumento permette di essere commentati da tutti, anche sulla più piccola sciocchezza che si scrive.
Feldman dice che questi strumenti hanno successo perché vengono incontro alla nostra paura di essere soli, là fuori.
Il blog rimane lo specchio del blogger, luogo centrale della sua (eventuale) capacità di proporre contenuti: se i contenuti scarseggiano non é per colpa di uno strumento che sta morendo, ma per la scarsità naturale del talento.
Ottobre 26th, 2008 at 12:36
Chiedo scusa, il link corretto al video é questo: http://www.1938media.com/blog08-speech/
Ottobre 26th, 2008 at 18:46
vivo dislike! :) gli strumenti di cui si parla su wired -nel senso che riporti anche tu- sono “specializzati”, “raffinati” possiamo usarlo quanto ci pare ma ha un significato diverso, e decisamente un po’ fuoriluogo nel merito. l’apologia della brevità va fatta con forza (cfr. GG “leggere oggi è un’attività vintage” o nietzsche prima di lui), e non ha proprio niente di superficiale a meno che tu non intenda -come esperto- sostenere che l’utenza di riferimento di internet si sciropperebbe volentieri questo post, per esempio, se 1) non fosse molto “di settore” e se 2) in capo non ci fosse ‘massimo mantellini’. | mi scuso per i toni netti, cerco solo di esprimere un’idea diversa in modo conciso. senza niente di personale! :) ci mancherebbe.
mi permetto giusto un altro appunto sul secondo paragrafetto, che è quello che, tumbleloggato, mi ha portato fin qui. :) non mi pare questo chiarificante esempio dire che “twitter è twitter”, tanto più se la premessa è che “la tecnologia presa da sola non significa granché”. nessuna cosa è quella cosa, le cose sono quello che ne facciamo. dovrebbe andare abbastanza da sé come ragionamento. :) penso anche, portandomi alla chiusa -per scampare al ruolo di editor non richiesto :D- che nessuna persona di buon senso che abbia ancora -soprattutto- voglia di *comunicare* possa pensare di riuscirci a “discreto livello” (in modo diffuso, realisticamente, con obiettivo di effettiva/efficace permeazione del proprio pubblico) facendo base intorno a un blog “classico”. poi, faccio salvi due casi: quello di chi abbia già una base davvero molto solida e quello dei fuoriclasse del proprio settore. ma penso sia evidente neanche boutin si preoccupasse di queste due categorie, o delle corporazioni “professionali”. :)
TERRA TERRA:
1) Non si capisce quale sarebbe questo tuo punto, posto l’intento -che esprimi- di dovuta e ferrea opposizione alla tesi espressa da Boutin su Wired.
2) Se anche il punto fosse proprio, nella sua semplicità -come delineato nel paragrafo di apertura-, “Boutin ha scritto tutte castronerie”: non si seguono le argomentazioni addotte (?).
Ottobre 26th, 2008 at 20:46
Mah… da un lato i blog hanno deluso, perche’ non hanno fatto la rivoluzione, non hanno costruito il giornalismo dal basso, anzi, i piu’ seguiti sono di redazioni tradizionali e di giornalisti professionisti, e, in piu’, i blogger indipendenti che vorrebbero fare qualche soldo hanno intrecci e commistioni non sempre dichiarate con il marketing.
D’altra parte, nessun altro strumento e’ di per se’ assoluto e vincente, Twitter non puo’ essere usato da ua persona normodotata per fare discussioni serie, lo stesso Facebook sta iniziando a diventare pletorico e illeggibile, e, tendenzialmente, la conversazione on line diventa sempre piu’ difficile da seguire, perdendo quindi in incisivita’ e in importanza.
Insomma, nulla di nuovo sotto il sole. Che in Internet le persone usano sempre piu’ strumenti, che nessuna applicazione e’ killer, che i blogger non sono rivoluzionari, lo ripetiamo in molti, da diversi anni.
Tutto il resto sono solo le solite, noiose e fumose teorizzazioni, del tutto inutili, mentre il mondo va avanti per conto suo e incurante dei suoi se-dicenti guru.
Ciao, Fabio.
http://xoomer.alice.it/fabio.metitieri
Ottobre 27th, 2008 at 14:23
sinceramente mi pare la solita polemica che salta la parte relativa all’analisi degli strumenti e dei loro impieghi per giungere subito a gridare una notizia che tale non è
tutti emuli di Fukuyana, non vedono l’ora di dichiarare finito qualcosa, quello ci provò addirittura cona la storia, che evidentemente non ha insegnato niente a lui come a quelli che hanno sparso questa genialata
quanto al giornalismo “dal basso” o citizen journalism, non è vero che sia messo tanto male, vero è invece che dave darsi modi e luoghi dove concentrare il meglio di tanti sbattimenti in modo che siano facilmente accessibili anche a chi non riesce a farsi tutto il giro della rete per rendersi conto
Gennaio 20th, 2009 at 02:16
Volevo leggere il resto dell’articolo, ma non funziona il link