Minotti pubblica le motivazioni della sentenza verso Carlo Ruta dove, fra le altre cose, il magistrato Patricia di Marco, in nome del Popolo Italiano, tenta disperatamente di “definire” un blog e di distinguerlo da un quotidiano. Un tentativo come si vede disperato, in un italiano faticoso, riempito di “pertanto”.

In ultimo va chiarito che non assume rilevanza, al fine di escludere la penale responsabilità dell’imputato, l’affermazione resa dallo stesso in sede di spontanee dichiarazioni, secondo cui il prodotto dallo stesso pubblicato non fosse un quotidiano, ma semplicemente un “blog” inteso come diario di informazione civile.

Al riguardo giova innanzitutto evidenziare che il “blog” è principalmente uno strumento di comunicazione ove chiunque può scrivere ciò che vuole e come tale può anche essere usato per pubblicare un giornale.

Infatti un “blog” può anche essere utilizzato come metodo di presentazione di un giornale, cioè di una testata registrata con una sua linea editoriale, per coinvolgere il pubblico.

Pertanto diverso può essere l’uso che si fa del blog nel senso che lo si può utilizzare semplicemente come strumento di comunicazione ove tutti indistintamente possono esprimere le proprie opinioni sui i più svariati argomenti ed in tal caso non ricorre certamente l’obbligo di registrazione, ovvero come strumento tramite il quale fare informazione.

Nella fattispecie de qua, come risulta dalle pagine acquisite agli atti e come ha riferito il teste La Tora, per pubblicare degli articoli sul sito creato dal Ruta era necessario contattare costui e sottoporre alla sua preventiva valutazione l’articolo che si intendeva pubblicare.

Pertanto appare evidente come il sito in questione non fosse un blog, al quale chiunque potesse accedere e partecipare al dibattito, ma era un vero e proprio giornale dotato di una testata e di un editore responsabile.

11 commenti a “COSA E’ UN BLOG?”

  1. Bloggointestinale dice:

    magari capisco male, però sembra che basta avere i commenti in moderazione per essere una testata.

  2. noblogo dice:

    Mi sembra una definizione assurda.

    Se hai i commenti chiusi non è un blog?

  3. Gigi Cogo dice:

    Ah ecco. Quindi Luca Sofri non è un blogger mentre Beppe Grillo si.
    Comincio ad avere le idee chiare.

  4. Daniele Minotti dice:

    Sempre detto che la moderazione preventiva e’ pericolosa…

  5. dotcoma dice:

    a me sembra tutto chiaro, giusto e comprensibile. l’unico dubbio è: Nella fattispecie de qua… quel “de qua” è latinorum o romanesco? ;-)

  6. Daniele Minotti dice:

    Massimo: de qua, de quo, de quibus, gergo leguleio derivato dal latino, per esibire cultura (lo faccio anch’io) e avere una manciata in piu’ di sinonimi in discorsi barbosi e ripetitivi.
    A volte penso che dvremmo rivoluzionare il nostro modo di scrivere e parlare, ma temo sempre di essere additato come volgare, dalle argomentazioni poco pregevoli anche nella sostanza.
    I miei timori sono sbagliatissimi, ma vi prego di capire che io non sono un luminare, un principe del foro che può permetersi tutto.
    Quasi quasi ci scrivo un post… grazie per lo spunto :-)

  7. Anonymous dice:

    Questa sono la cultura e la preparazione dei magistati italiani, una prosa ottocentesca che tenta di dissimulare una totale incapacità  di comprendere e interpretare la realtà .

  8. Lorenzo Lazzeri (spider) dice:

    scusate io non me ne intendo, ma a me la motivazione del giudice non sembra così campata in aria.
    alla fine basterebbe chiarirsi e capire bene cosa significa registrarsi: costa? uno può fare il direttore responsabile del suo stesso sito (senza ovviamente essere giornalista)? so che per testate tecniche non è necessario essere giornalisti, magari può valere per analogia anche per i blog…?

  9. Anonymous dice:

    Lorenzo, a me, “de qua”, appare evidente che quel magistrato un blog non lo abbia nemmeno mai visto. Probabilmente, non si è nemmeno mai connesso ad Internet. La motivazione è folle. Se hai un blog e pubblichi testi scritti da altri, previa validazione, sei un editore. E quindi devi registrarti come testata giornalistica. A te sembra un ragionamento che fila? Ti rendi conto che con una motivazione del genere diventa editore soggetto a registrazione qualunque gestore di forum moderato ( ove cioè i post sono resi visibili solo dopo l’approvazione ) ?
    Ti sembra normale?
    La realtà  è che Governo e Magistratura sono solamente due aristocrazie borboniche chiamate a legiferare/giudicare su tematiche e argomenti che non conoscono nemmeno. Siamo un paese per vecchi ormai. La fine è solamente una questione di tempo.

    Prosit.

  10. Daniele Minotti dice:

    Mah… Governo e Magistratura… Mettiamoci anche il Parlamento perche’ tutto si basa su una legge votata dai due rami…

  11. Lorenzo Lazzeri (spider) dice:

    Anonimo (ma non c’avete almeno un nick?), quello che dici, alla luce delle leggi che ci sono in italia, in effetti non fa una grinza. Se pubblico qualcosa, previa valutazione (quindi decido io cosa pubblicare) di fatto mi assumo la responsabilità  di ciò che viene pubblicato. Non è così?
    Anni fa gestivo un server IRC facente parte di una rete sperimentale e una delle prime cose che imparammo fu a mettere un bel disclaimer che spiegasse agli utenti che quello che dicevano era loro piena responsabilità  e che non si sarebbe svolta alcuna moderazione preventiva.

    Semmai, secondo me, il punto è un altro: quella sentenza condanna (a una multa di 250 euro mi pare di aver capito) una persona per il “reato” di stampa abusiva. Reato che evidentemente è previsto nel nostro codice e che non dovrebbe esserci, ma c’è.