Ma ho ancora nel cuore il mio primo giorno di scuola alle elementari, i miei bellissimi quaderni di Superman e di Batman (eroi in calzamaglia che andavano molto in voga a quei tempi), e la maestra che mi raggela dicendomi: questi non si possono usare. Insomma, è una storia antica. La grande distribuzione lo sa, e ne approfitta. Vi vende la sensazione di essere genitori previdenti scaricandovi pacchi di carta che v’ingombreranno la mensola alta del garage fino alla consumazione dei giorni. Non cascateci. Il vero risparmio è comprare all’ultimo momento solo quello che l’insegnante vuole. Si salva pure un po’ di foresta.
27
Ago
Leonardo scrive (giustamente) che ormai l’esborso annuo per i libri scolastici ammonta piu’ o meno a quello di un notebook mediamente equipaggiato. Basterebbero insegnanti illuminati e poco d’altro per far risparmiare ad ogni famiglia una discreta quantita’ di denaro che oggi va ad ingrassare una editoria scolastica famelica e senza controllo della quale ci lamentiamo inutilmente ogni volta che arriva settembre. Tranne poi trovarci a casa figli con schede malamente fotocopiate ogni anno uguali e zaini da 15 kg. da trasferire ogni giorno da casa a scuola e ritorno. Ed in ogni caso cari genitori, estendo l’appello: aspettate a comprare i quaderni.
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Agosto 28th, 2008 at 08:16
Visione affascinante, ma un po’ semplicistica.
Negli USA esperimenti di questo genere sono stati fatti, ma hanno rivelato come gli wiki ed i libri elettronici in generale sono adatti alla consultazione, ma pessimi per l’apprendimento progressivo e la cosa è stata abbandonata quasi dappertutto.
Senza contare che i libri li dovresti comunque pagare, certo meno, ma pagare li devi e a quel punto i costi crescerebbero.
bob
Agosto 28th, 2008 at 08:36
Concordo sui quaderni all’ultimo.
Giorni fa, il libraio cui avevo sborsato un 200 euri di testi mi fa “è il peso della cultura”. “No – rispondo – è il peso della carta. Chissà che il futuro sia digitale”.
“E i diritti degli autori?” mi replica il suo collega.
“Mi sa – gli faccio – che col cambiare una virgola e col pubblicare l’edizione riveduta gli editori si sono già messi in pari”.
M’ha dato ragione. Il dibattito continua.
Agosto 28th, 2008 at 09:07
All’ITIS Vito Volterra di San Donà di Piave (http://www.istitutovolterra.it/) i libri di matematica sono gratuiti. Li hanno realizzati gli insegnanti e messi a disposizione di tutti. Mi sento orgoglioso di essermi diplomato in questo istituto nel lontano 1990. C’è sempre il costo della stampa del testo di 160 pag. ma credo sia sopportabile. Penso che sia un esempio da seguire.
Agosto 28th, 2008 at 09:34
Si potrebbe finanziare la realizzazione di libri con licenza FDL. Il costo di un libro di testo messo in concorrenza per la stampa non supererebbe i 10-15 euro, contro i 30-40 o anche più del costo in assoluto monopolio (gli utenti non possono scegliere, lo fanno gli insegnanti).
Risparmiare sui libri aprendo ai generici scolastici
Agosto 28th, 2008 at 09:57
Mah, io ci andrei piano a dire che negli USA “la cosa è stata abbandonata un po’ dappertutto”.
Tutto quello che ho trovato io è la notizia di Punto Informatico su quella scuola di Syracuse in cui hanno scoperto che i giovani giocano e si messaggiano e rompono i computer. Tutte cose che vanno messe in conto, indubbiamente. Ma da Syracuse a “dappertutto” ce ne passa un po’.
Agosto 28th, 2008 at 10:19
@alessandro Attenzione a cadere nell’errore di pensare che su internet ci sia per definizione tutto e che se una cosa non la trovi in rete non esiste.
Il dibattito sull’utilizzo di sistemi tipo eBook nella educazione va avanti nelle università ed i risultati sono pubblicati su riviste di pedagogia che non sono in rete, ma che non per questo non esistono.
Del resto l’ipotesi di una educazione paperless è naufragata come è naufragata nella maggior parte delle situazioni anche l’idea del paperless office.
bob
PS a Milano nella scuola media i libri li paga il comune, basta essere residenti da più di due anni.
Agosto 28th, 2008 at 11:04
se non ha funzionato negli usa figuriamoci da noi con la gelmini..uhauahauha
cmq l’idea dei libri scritti dai professori come dice il ragazzo di s.donà di piave mi pare un’ottima idea nella direzione giusta..meglio fare dei passetti alla volta piuttosto che far tutto su wiki subito no?
poi bondi saprà che è wikipedia?
Agosto 28th, 2008 at 12:09
Le tre insegnanti illuminate di Lalli le hanno la lista dei desiderata alla fine dell’anno scorso. Ah, non la troviamo più.
Agosto 28th, 2008 at 12:30
In Francia nelle scuole pubbliche e private, i libri li fornisce la scuola (tranne quelli con gli esercizi da riempire, che li dà gratis il Comune, insieme al dizionario)
Se un allievo rompe o non restituisce un libro, allora lo deve pagare.
Semplice e sociale.
Non scordiamoci a chi appartiene la mondadori.
Agosto 28th, 2008 at 15:23
Boh, io non credo che il mezzo (l’e-book, poi, che replica in tutto e per tutto il modo di lettura del libro) sia di per sé inadatto.
Dovremo cambiare (e cambieremo, questo accadrà di certo) i nostri sistemi di apprendimento. Non è vero che Internet sia un sistema superficiale. àˆ solo diverso e va approcciato in maniera differente.
Il paperless office non funziona, infatti, laddove esistono ancora metodi di lavoro legati alla carta (e l’italia ne è un esempio). Invece molte piccole e giovani imprese lavorano alla grande non solo stampando pochissimo, ma addirittura con i componenti del team a distanza.
Agosto 28th, 2008 at 19:33
Leggere sul pc dopo un po’ è stancante, ma è sufficiente stampare quello che serve. Ricordo che all’università si fotocopiava di tutto, poi dopo che finii ci furono le prime incursioni della Guardia di Finanza. Ora c’è la legge che dice che non si può fotocopiare più di una percentuale di un testo, così per fare un testo intero i ragazzi fanno tre o quattro viaggi in copisteria ritirano 40 pagine e riportano il testo il giorno dopo. Se non facessero così avremmo sempre meno laureati.
Agosto 29th, 2008 at 09:01
Non penso che l’unico metodo di studio “previsto” da Internet sia il Wiki, anche se il sisitema ipertestuale garantisce una maggiore velocità di ragionamento.
Almeno per me,ovviamente.
Sono rimasto colpito dall’esperienza di San Dona, speriamo prenda piede.
Agosto 29th, 2008 at 11:51
Quest’anno il grande va in prima media.
Siamo rimasti sconvolti dalla quantità di libri che abbiamo dovuto acquistare.
Per quantità di carta buttata, per peso sulla schiena e per i costi.
Che, poi, dubito fortemente che, a fine anno, mio figlio potrà dire di aver studiato, bene, tutta quella roba.
Agosto 29th, 2008 at 17:54
la via perseguibile mi pare quella che le scuole debbano fornire i libri agli alunni, che ovviamente dovranno restituirli integri.
Agosto 29th, 2008 at 18:47
Mia figlia ha ancora due anni e pertanto non sento ancora il problema.
Ho ancora tre-quattro anni di autonomia.
In questo frattempo, non sarebbe bello scrivere wikilibri scaricabili e stampabili liberamente con licenza gpl?
Se fossero ben fatti, quale sussidiario a pagamento potrebbe batterli?
Agosto 29th, 2008 at 19:34
@Ernesto: è quello che ho proposto io.
Non è nemmeno detto che l’iniziativa debba per forza partire gratis: il Ministero investe una cifra ridicola e si fanno scrivere libri GPL, o si liberano testi già scritti (potrebbe diventare un bando).
Agosto 31st, 2008 at 04:08
Io credo che la cosa vada spinta su due binari, paralleli ed interdipendenti: uno è quello della discussione e dell’opinione, l’altro quello dei fatti.
Fra i vari progetti fratelli di Wikipedia, tutti misconosciuti ai più, esiste Wikibooks, nato appositamente per la scrittura collettiva di manuali e libri di testo. Stesso software di Wikipedia, stesse modalità : mancano tenste pensanti, insegnanti, volontari che rendano quel progetto una fucina di buoni testi. Wikipedia sarebbe poi un riferimento enciclopedico, Wikisource uno bibliografico. Tutte queste cose potrebbero tranquillamente essere stampate, rilegate e vendute, ma essendo in GFDL i prezzi sarebbe enormemente più bassi.