17
Ago
Ho ancora negli occhi i cento metri irrisi da Usain Bolt. Raramente ho visto una gara veloce vinta con strapotere così cosmico. Con un atleta che negli ultimi trenta metri, si volta, controlla più volte gli avversari, si batte il petto, saluta la madre in tribuna, manda un sms alla fidanzata, un msn al presidente della Giamaica, un fax alla Regina Elisabetta, prenota un tavolo per 12 nel locale più chic di Pechino, urina nelle provette, le sigilla, le lancia ai commissari, tira fuori dal body una bandiera del Tibet, la sventola in direzione di Hu Jintao, rutta, si stira, rimorchia una cheerleader, si fa una canna con un cugino di Bob Marley, racconta una barzelletta sporca su Halle Berry alla CNN e, alla fine, taglia il traguardo.
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