Quattro milioni di blog, dunque, nel novembre 2007. E quanti ce ne saranno nel novembre 2017? Dieci milioni? Verrà il giorno in cui ogni internauta scriverà un diario in rete? Il giorno in cui ce ne saranno, in Gran Bretagna, ventisei milioni o forse sessanta milioni, e magari altrettanti in Italia? E, se quel giorno verrà , chi avrà il tempo di leggere e commentare i blog degli altri, visto che tutti saranno impegnati a scrivere il proprio?
26
Nov
In bocca al lupo ad Enrico Franceschini, corrispondente a Londra di Repubblica che apre oggi il suo blog. L’idea espressa nel suo primo post che il grande numero di blog aperti in rete possa significare molta voglia di comunicare e minor voglia di ascoltare, e’ una idea che francamente mi trova dissenziente. Io quando sento la parola “blogger” penso molto prima ad un lettore di blog che non ad uno che ne scrive uno.
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Novembre 26th, 2007 at 17:05
Mah, diciamo che se impiego meno di un'oretta a settimana a postare, mi rimane parecchio tempo la sera e la notte per leggere e commentare.
Boh, a me sembra una presa di posizione alla "achille e la tartaruga"… insomma, parole al posto dei numeri.
Novembre 26th, 2007 at 17:52
Ho avuto uno scambio di mail con Franceschini qualche tempo fa riguardo ad un suo articolo. Non posso sinceramente dire che mi sia sembrato un grande giornalista ne un possibile grande bloggher ma sicuramente mi è sembrato una persona che mette passione e crede in quanto fa. Non giudichiamolo dal primo post. Talvolta la voglia dell'apertura enfatica uccide i contenuti
Ciao
Novembre 26th, 2007 at 18:11
Franceschini scrive:
Dall’altro, è un incubo orwelliano: una cacofonia di voci in cui può diventare difficile udire quello che ci interessa, distinguere l’inutile dall’utile, il vero dal falso.
In altri ambiti avrebbe anche ragione. Ma sulla Rete no. E' anzi più semplice distinguere il vero dal falso in Rete che leggendo un giornale o peggio guardando la Tv.
Altro discorso sarebbe riflettere sull'utilità per l'umanità di buona parte di questi quattro milioni di blog. Ma anche li, in fondo che problema c'è? Se un blog ha un minimo di qualità verrà visitato, se è inutile verrà semplicemente ignorato e, con buona pace di Franceschini, sarà come se non esistesse.
Ciao,
Maurizio
Novembre 26th, 2007 at 18:46
Impegnati a scrivere il proprio? Ah già . (basta fare un post al mese, come me, così c'è tutto il tempo di leggere quelli degli altri)
Novembre 27th, 2007 at 01:53
La previsione mi ricorda quella che fece un giornalista nella manhattan del secolo scorso affermando che il traffico si sarebbe fermato quando fosse salito al punto da riempire tutta l'isola con un metro di sterco di cavallo.
Non è successo come non succederà l'espansione sfrenata che il nostro amico prevede!
dadda
Novembre 27th, 2007 at 04:54
come fa un giornale come repubblica ad aprire un nuovo blog senza feed rss? mah!
Novembre 27th, 2007 at 05:00
chiedo venia: ci sono.
Novembre 27th, 2007 at 05:34
L'idea che chi scrive non legga la trovo deliziosamente onirica e surreale, uno di quei luoghi comuni che non significano niente, ma che tutti asseriscono convintamente.
Novembre 27th, 2007 at 10:44
Non credo che sia un luogo comune. E credo che Franceschini abbia ragione, se non quando parla di blogger che non leggerebbero altro (anche se interpreto questa frase come una provocazione), sicuramente quando scrive del rischio di un indistinto rumore di fondo, di un surplus di informazione che confonde.
In molti blog ci si sofferma sui post, si commenta con calma, si discute. Uno è questo blog.
In tanti altri, la maggior parte, e li abbiamo incontrati tutti, c'è il nulla. Post su post di niente, commenti blandi per corteggiare il proprietario e stop. Come dico io, si fanno comunità (e sono comunità vaste, non piccoli numeri) in cui ogni blogger coltiva il proprio bloggarello (come il vecchio orticello).
Novembre 27th, 2007 at 11:01
Mi hanno insegnato che per conversare è sempre meglio prima ascoltare. Quindi non mi preoccupo dell'aumento dei blog. A volte non riesco a postare perché non ho tempo di leggere tuttto quello che mi interessa.
Novembre 27th, 2007 at 16:27
Beh però, dai. Ammetti che il senso di un'osservazione del genere c'è tutto: effettivamente un buon produttore deve anche essere un buon lettore – e questo valeva e vale anche e soprattutto offline. Rimane il fatto che il tempo sia sempre terribilmente scarso. E che alla fine faremo come i critici da quattro soldi che recensiscono i libri dalla quarta di copertina. Più. O meno.
Novembre 28th, 2007 at 05:48
Trovo difficile pensare che chiunque voglia aprire un blog per dire la sua, possa sempre proporre dei contenuti interessanti che attraggano lettori.
Anche nei blog come nella vita c'e' una selezione naturale e solo chi ha dei contenuti validi e interessanti sopravvive nella blogosfera tutti gli altri si spengono dopo un certo periodo di tempo.Tuttalpiu si avrà una spinta a creare dei contenuti sempre migliori per rimanere a galla.
Novembre 28th, 2007 at 05:52
Che c'è di male negli orticelli? Io ne coltivo uno e questo non mi spinge a leggere di meno, semmai di più, ad usare più senso critico, ad approfondire.
Per quella che è la mia esperieza, si scrive sempre tanto, con o senza Internet, solo che 10 anni fa io avevo chili di agende e quaderni e ora ho uno spazio su web. I miei amici ci vanno a curiosare, come se andassero ad aprire i miei cassetti, basta.
Cos'è un blog? Il blog di Mantellini, il blog di Moore, il blog di un giornalista di repubblica è una fonte di informazione, ma ci sono blog che sono diari, blog che usano i miei amici emigrati all'estero per tenerci in contatto, blog che sono fanzine di piccole comunità …
Come non basta un foglio stampato per fare un giornale, così una pagina sul web non fa una fonte d'informazione.
Solo per il fatto che esistono e sono accessibili, non vuol dire che tutti debbano leggerli tutti.
Una volta ne ho visto uno fantastico: era il fotoracconto immensamente spiritoso e dolce della nascita di un bambino, dall'annuncio del medico alla scuola materna.
L'avevano realizzato degli amici di un mio amico, il quale me l'aveva mostrato per farmi notare lo stile pregevole, non certo per il suo contenuto, che non era rivolto a me, ma ai parenti vicini e lontani ed agli amici intimi.
Il desiderio di conoscere comporta da sempre la necessità e la responsabilità della selezione delle fonti, non mi sembra una gran novità .
Il tempo è quello che è, la vita è quella che è, si sceglie come impiegare il proprio tempo, se facendo sesso, giocando a monopoli, scrivendo o leggendo e leggendo cosa.
Se poi il problema è: oddio, come farò a distinguermi in questa marea di siti che sembrano tutti uguali al mio? La risposta è che se sono veramente uguali, è giusto che tu non ti distingua.
Se i contenuti che proponi e il modo in cui li proponi, hanno davvero le caratteristiche per riguardare molte persone, allora vedrai che le riguarderanno.
Se no, possiamo provare con il progetto di legge Levi-Prodi ed una belal commissione che decisa cosa può essere diffuso su web e cosa no.
Novembre 29th, 2007 at 13:31
Concordo pienamente con Ivan Molella. Confondiamo sempre il mezzo con il fine. Il blog è uno strumento (come il quaderno e la penna) non un fine. Tutti possiamo scrivere diari personali, ma questo non ci rende tutti dei Manzoni o degli Hemingway. Concordo anche con il discorso della selezione naturale.
E concordo anche con Maurizio Benzi sulla qualità : se uno scrive roba che vale, viene letto, viceversa viene semplicemente ignorato.