Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Lorenzo Del Boca ha una irrefrenabile vena immaginifica. Circa un anno fa replicando a chi chiedeva l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti affermava:

“Sarebbe un grave errore. Nulla impedirebbe a un editore di mettere un posteggiatore a scrivere editoriali”.

I giorni scorsi in un dibattito a Torino parlando dei rapporti fra blog e giornalismo ha invece detto:

Nel rappresentarle [le notizie] poi bisogna saper usare equilibrio: in teatro il protagonista avra’ piu’ peso della comparsa e l’usciere meno di entrambi. Un blog invece rischia di scambiare i ruoli.

Cosi’ dopo “il posteggatore” e “l’usciere del teatro” non sarebbe male inviare a Del Boca una lista di possibili altre professioni minori da includere nelle sue prossime metafore. Cosi’, tanto per semplificargli il lavoro.

21 commenti a “IL CREATORE DI METAFORE”

  1. antonio vergara dice:

    la casta che si difende.

  2. Gianluca Parravicini dice:

    …bè, non sarà  mai l'uomo che sussurrava alle metafore…

  3. Lollo dice:

    Prima o poi proporranno l'istituzione dell'ordine dei blogger, e sarà  la rivolta.

  4. echesi dice:

    Purtroppo l'ordine dei giornalisti è già  abbastanza inviso ai giornalisti stessi e non c'è bisogno che venga preso di mira dai bloggher!

    Capisco tutte le ragioni che Mantellini enumera già  da tempo (inarrivabile il suo post 'perchè i giornalisti odiano i bloggher') ma l'infelicissima battuta del Del Boca mi pare fosse tutta interna alla categoria (un po' di casta sì, suvvia) perché a parte il valore professionale, ci sono già  molti giornalisti pagati con contratti fantasiosi: commercio, industria metalmeccanica ecc ecc. e molti semplicemente pagati una miseria come collaboratori

    Forse un posteggiatore (o un bloggher) scrive meglio di me o di un qualunque giornalista. Ciò non toglie che chi fa questo lavoro vorrebbe essere pagato secondo un contratto adeguato. L'ordine (con la o minuscola) è un ulteriore strumento di difesa della categoria, non una barriera, per chi ha un minimo di conoscenza del settore.

  5. Marco Camisani Calzolari dice:

    Un radiologo.

  6. Davide Tarasconi dice:

    ma per posteggiatore forse intedeva "scrittore di post"?!

  7. zani dice:

    Bella la metafora del radiologo.

  8. Fabio Metitieri dice:

    Eh gia', un posteggiatore editorialista. E' chiaro, Del Boca legge Punto Informatico.

    Ciao, Fabio.

  9. Andrea Martines dice:

    L'inversione è talmente cretina che mi sembrava impossibile fosse inedita. Invece l'Ordine dei Nottalisti pare sia sconosciuto a Google. Mi sembrava d'uopo farlo vivere, dopo aver sentito da Del Boca che "nel paese dei ciechi, chi ha un occhio sembra vedere in modo straordinario", in riferimento ai blogger.

  10. Cubic dice:

    Ridurre un intervento intero a una frase è da usciere che al bar conversa col posteggiatore. Finché fare blog è questa cosa qua non trovo nulla di sbagliato nelle parole di Del Boca.

  11. linotype dice:

    Del Boca è inadeguato al ruolo e ai tempi. Detto ciò, questa è una casta delle balle. I giornalisti superpagati, superprotetti, superricchi sono una minoranza. Assoluta.

    C'è un esercito di persone )la maggior parte) in balìa degli editori, di direttori despota, e indifesa dal sindacato, che porta a casa, quando tutto va bene (cioè regolarmente assunti), meno di 2 mila euro al mese. Se sono fortunati. Con orari di lavoro che saltano ogni tetto di straordinario.

    Per fortuna esiste l'Ordine, che non farà  molto ma almeno rappresenta l'ultima forma di aggregazione di persone che sono entrate nella professione con un esame di stato. Medici, architetti, avvocati, come tutti. Andrebbe non abolito, ma rafforzato. Ma basta con questa storia della casta. I giornalisti sfangano tutti i giorni un lavoro sempre meno libero, sempre più mal pagato e soprattutto sempre meno difeso. Altroché casta, migliaia di disoccupati, anche tra i quarantenni e cinquantenni.

    Poi se ci sono i blog tanto meglio, questa è l'evoluzione dei tempi, che nulla toglie o aggiunge al fatto che i giornalisti si riconoscano in un ordine professionale. Ma i cordoni della professione vanno stretti, non allargati.

  12. medo dice:

    Prima di abolire l'ordine dei giornalisti, bisognerebbe abolire Lorenzo Del Boca, come persona proprio.

  13. Joe Tempesta dice:

    Ditemi una sola ragione per cui serve l'ordine dei giornalisti (mi rivolgo ad esempio a Linotype). E mentre mi descrivete la ragione, mi fareste un favore se mi voleste spiegare anche perché non esiste nulla di simile negli Stati Uniti o in Gran Bretagna, per dire.

  14. echesi dice:

    Intanto che una cosa non esista negli Usa non è un buon motivo per dire che è male in Italia (chessò? assistenza sanitaria gratuita?)

    Ma a parte le battute, esistono buoni motivi per abolire l'ordine (e la categoria ne discute da decenni: uno per tutti, grandi tutele agli iscritti, nessuna ai giornalisti non iscritti precari ecc ecc) e altri per mantenerlo. Il principio è (secondo me): mantenere una tutela per gli iscritti se questa va a vantaggio di tutti. Formazione professionale, controlli interni, garanzie di qualità  e rispetto dei cittadini:se ne può discutere? Direi di sì. Intanto, pur avendo poca simpatia per l'ordine attuale, lo difendo almeno per un motivo: la legge istitutiva garantisce l'autonomia professionale del giornalista nel rapporto di lavoro (credo sia una cosa che interessa a tutti, no?). Altrimenti il giornalista ricadrebbe nelle norme del codice civile che prescrivono 'lealtà  all'azienda' con tutto quello che ne consegue. Sarebbe, se possibile, ancora peggio di adesso.

  15. Fabio Metitieri dice:

    Come sei retro', Echesi'. L'autonomia professionale del giornalista nel rapporto di lavoro e' cosa vecchia e superata.

    Adesso siamo nell'era del blog da bere e da mangiare, dove chi scrive cerca la sudditanza nei confronti dell'azienda per cui e di cui scrive, in cambio di un bel Tramezzino.

    Ciao, Fabio.

  16. LockOne dice:

    tramezzino con la ti maiuscola, quando si dice "crederci davvero"

  17. Joe Tempesta dice:

    Echesi, nemmeno l'unica ragione che proponi è in effetti sostanziale. Perché di giornalisti iscritti all'ordine in un giornale ne basta uno (il direttore responsabile), il resto possono essere tutti collaboratori, e quindi addio all'autonomia garantita dall'ordine.

    Inoltre, l'autonomia è garantita da un mercato concorrenziale, sia verso l'esterno (i lettori che possono scegliere tra più prodotti editoriali), sia verso l'interno (i giornalisti che se non si trovano bene possono scegliere di andarsene da un'altra parte, o di fondarsi il loro giornale). Un mercato chiuso come qualsiasi in cui sia presente un Ordine (una lobby, una casta, chiamala come vuoi) non garantisce alcuna autonomia.

    Infine, lo sapevo che la parola USA avrebbe portato con sé un connotato negativo, diciamo che era un esperimento per vedere se si riusciva ad andare al di là . Infatti nemmeno in Francia, Danimarca, Gran Bretagna, Germania, in praticamente tutti i paesi europei (fatta l'eccezione del Portogallo e l'eccezione parziale della Spagna) esiste un'ordine.

    Ma anche si rimanesse agli Stati Uniti, pur vero che una cosa che esiste là  non è buona di per sé, mi risulta che quando si ammira uno stile giornalistico ("i media come cani da guardia del potere", per rifarsi a un leit motiv) ci si rivolge al "giornalismo anglosassone", di certo non al nostro. Ci sarà  un motivo? Non è l'ordine? Chissà .

    Detto questo, sono personalmente favorevole all'abolizione di TUTTI gli ordini. Sì, anche quello dei medici. E' sufficiente l'abilitazione: fai un esame, consegui una licenza, rispetti la legge. Gli ordini sono inutili e dannosi, per lo sviluppo e soprattutto per la libertà .

  18. echesi dice:

    @tempesta

    Resto convinto che una garanzia legale dell'autonomia giornalistica sia importante, più importante di un'ingenua fiducia nel mercato (e nel modello anglosassone, per chi lo conosce un po')

    Sono comunque d'accordo con te nel principio generale di abolizione degli ordini professionali. Poi, qualche garanzia o autorità  (effettiva) ci vorrà  pure. Sempre a tutela dei lettori-consumatori-utenti, sia ben chiaro

  19. Joe Tempesta dice:

    Echesi, ho la sensazione che la pensiamo più similmente di quanto non appaia.

    Ritengo che più che con un'"autorità  di tutela" l'autonomia possa essere garantita dalla pluralità . Io credo con la concorrenza, tra giornali e tra giornalisti.

  20. Linotype dice:

    Rispondo a Joe: non è una questione di Stati Uniti o altro.

    1. Il problema è il mercato del lavoro. Se negli Usa esci da un giornale, tempo un mese al massimo un altro posto, per male che vada simile al primo, lo trovi. Se in Italia, e parlo per disgraziata esperienza personale, esci da un giornale (che magari fallisce) non entri più da nessuna parte per molti, non mesi, ma anni. Se poi questo accade in età  non verginale se fatto.

    2. Io preferirei difendere accanitamente un sindacato che un ordine professionale, ma in Italia i giornalisti (i lavoratori) non hanno più difese sindacali con le palle. Nè a livello nazionale, nè (salvo rari casi) a livello aziendale. Sindacato=tappetino su quale gli editori se vogliono possono farci anche la cacca.

    3. Da qui la necessità  di avere, seppure i compiti istituzionali sian ben diversi, un ordine professionale che non permetta proprio a tutti (parcheggiatori a amici vari) di fare i giornalisti. Un minimo di barriera professionale in un mercato così disgraziato (sempre meno assunzioni, rinnovi di contratto azzerati, editori dittatori) ci vuole per forza. Magari senza Del Boca, ma con maglie ancora più strette.

  21. Amfortas dice:

    Parlo di quello che so, altro non m'interessa.

    Ci sono blog che sono estremamente più attendibili di qualsiasi testata giornalistica.

    Restando alle cose a me note, ricordo l'inaugurazione della stagione operistica alla Scala di quest'anno: tutti i media parlarono di trionfo ecc ecc, i blogger competenti (tra i quali, immodestamente, ci sono anch'io) sottolinearono il successo dei ballerini nell'Aida di Verdi.

    Un po' come dire che in un derby Inter -Milan i migliori sono stati i raccattapalle (con tutto il rispetto per loro, poverini, che sono giovani e forti).

    Saluti.

    Paolo Bullo