Noi abbiamo un cervello da mercato di massa. Io almeno. Poi in realta’ frequentiamo spesso e volentieri piccole nicchie e viviamo questa esperienza talvolta con un lieve senso di disagio. Io almeno. Ed e’ un disagio inopportuno. Ieri sera per esempio sono stato a un caffescienza a Firenze che e’ una iniziativa meritoria organizzata da appassionati come Franco Bagnoli, ricercatore dell’Universita’ che organizza incontri pubblici sui temi piu’ vari con una modalita’ vicina a quella dei caffe letterari. Ieri sera si parlava di tecnologia e privacy, una delle prossime volta, per capire la variabilita’ degli argomenti, il tema sarà  “il libero arbitrio”. Chi e’ il pubblico di questi eventi? Chi sono le persone che una fredda sera di marzo se ne escono da casa per andare a discutere di privacy e Google in un circolo fiorentino dalla inconfondibile architettura anni 50, tanto che ti verrebbe voglia di ordinare al barman una bella spuma al ginger? Vale la pena darsi da fare per organizzare eventi che richiameranno quando va bene qualche decina di persone? La risposta e’ ovviamente si. Stamattina mia moglie mi raccontava che un valente bizantinista dell’Universita’ quest’anno tiene lezioni in un corso composto da un unico studente. Siamo insomma dentro (ma proprio dentro) alla coda lunga dell’attenzione (questioni sulle quali io e Massimo Morelli stimoleremo domani quanti verranno a Citizen Camp a Casalecchio) ed ogni disagio non solo e’ inutile ma anche fuori luogo. Semmai accade che passando da eventi molto grandi (ultima volta che avevo partecipato ad un incontro pubblico e’ stato qualche mese fa il D-day di Dada, un megaevento al Palazzo della Borsa di Milano) ad altri molto piccoli si abbia, io almeno, qualche difficolta’ di ambientamento. Ma e’ cosa di un momento, ti guardi intorno un attimo e ti senti a casa tua. Cosa bevo dice? Una spuma al ginger grazie.

Un commento a “IN PERENNE TESTAECODA”

  1. Daniele Minotti dice:

    A me una cedrata Tassoni, grazie.