Qualche sera fa mi e capitato di vedere “Il diavolo veste Prada” filmetto molto citato nei mesi scorsi sul mondo della moda. Non ho molto da dire sulla qualita’ del film (anche se forse e’ il primo film che ho visto interamente nell’ultimo anno) tanto piu’ dopo aver letto in rete poco fa una recensione piuttosto distruttiva compilata da un critico cinematografico che del resto si firma “motosega”. Quello che pero’ mi ha colpito e’ la quantita’ e l’ostentazione del “product placement” di cui la pellicola e’ strapiena. Computer Apple dappertutto e primi piani forzatissimi su bicchieroni Starbucks rendono il film certamente piu’ brutto di quanto non potesse (eventualmente) essere gia’ da solo.

25 commenti a “IN ATTESA DI CINEMA 2.0”

  1. .mau. dice:

    Ne parlavo a proposito di Saturno Contro. Ma non era il risultato di una delle leggi Urbani?

  2. magomarcelo dice:

    ah, i nokia di matrix, quelli sì ;)

  3. Daniele Minotti dice:

    Computer Apple dappertutto? Massimo, sei il primo fautore. Scusami, ma sei tra gli ultimi di quelli che si possono lamentare.

  4. Cinemilio dice:

    Vabbeh, già  che ci sono vi segnalo anche la mia recensione…

  5. Joe Tempesta dice:

    Giusto, molto più bellini i computer con lo scotch sopra la mela o sul logo HP, come fanno in qualche fiction de noantri.

  6. Lopo dice:

    .mau., la legge urbani mica si applica alle produzioni hollywoodiane, che sono zeppe di pubblicità  da tempo…

    Piuttosto, va notata la differenza con i film italiani post-Urbani: "Saturno Contro", col posterone delle Poste in evidenza, è solo uno dei casi. I film prodotti da De Laurentiis, ma anche "Ho voglia di te" con Scamarcio, nei titoli di coda dedicano quasi più spazio ai marchi degli sponsor che al cast tecnico: cosa che in america non succede, le marche sono ringraziate ma alla fine dei titoli, con lo stesso carattere del resto.

    L'esempio più rilevante rimane, nel seguito di "Eccezzziunale veramente", lo spot dell'892892 inserito a forza nel film, coi due baffuti che improvvisamente saltano fuori senza motivo e fanno il balletto che fu un tormentone di un paio d'anni fa.

    L'unico esempio di pari sfacciataggine in USA direi che si può ascrivere a "The Island" di Michael Bay, in cui Scarlett Johansson interpreta il clone di una attrice che figura in uno spot che è quello di Calvin Klein (mi pare) interpretato, nel mondo reale, proprio dalla Johansson, in un corto circuito narrativo da manuale del marketing (e, a suo modo, del cinema) e di tutt'altra classe, diciamocelo, di quello del film di Abatantuono.

  7. Fabrizio dice:

    A me è piaciuto tantissimo.

  8. Paolo dice:

    beh ma ci sono film mooooolto piu' belli in giro per perdere un'ora e mezza, anche con molti meno product placement!

  9. Davide Tarasconi dice:

    ah, perchè, c'era un film intorno al product placement?

    scherzi a parte, se vedi davvero così pochi film ti è andata male, a me è capitato di andarci con tre miei amici(!)(mi dicono che il film è stato apprezzato da parte della popolazione femminile,punto) ma era il piano C (o D) di una serata andata malino…

  10. Marvho dice:

    Sono stato un bel po rappresenzate Max-Mara ed in effetti, chi non ha vissuto un esperienza similare non puo apprezzare una pellicola, nella quale traspare in maniera significativa quello che avviene nelle grandi agenzie di moda di tutto il mondo. In effetti sarebbe sciocco pensare di far respirare quel mondo all'osservatore esterno senza permeare il film di oggetti "Product_placement"

    li si vive cosi'.. li la cintura o la camicia che avete addosso ora vi metterebbe in ridicolo davanti a tutti, uno singolo commento fuori dal coro, vi farebbe perdere il lavoro.

    Insomma io credo che il film dovreste giudicarlo piu sulla mostruosa morale che ci gira intorno piu che sulla banale osservazione

    degli oggetti ripresi, naturalmente assolutamebtre IMHO.

  11. Pier Luigi Tolardo dice:

    Il film più stravolto dalla pubblicità  è "Notte prima degli esami oggi", il numero 2 della serie, in questo abbiamo già  ampiamente battuto anche gli americani.

  12. Cristian dice:

    Riguardo all'oggetto, il product placement, a me dà  veramente fastidio quando invece si cerca di celare nomi noti del panorama commerciale americano. Mi capita di andare sovente negli USA per lavoro e vedo come sono le strade, tappezzate di mega-insegne luminose e non, cartelli e quant'altro che fanno veramente da scenografia per l'ingnaro turista (ed ovviamente non) che semplicemente transita.

    Vedere quindi dei movie le cui riprese sono prive delle stesse insegne e cartelloni, ovvero insegne e cartelloni con nomi diversi da quelli reali, dà  veramente un'immagine distorta della realtà .

    Se un giorno il Colosseo venisse acquistato dalla multinazionale del momento, qualsiasi film girato a Roma verrebbe filtrato per far scomparire il Colosseo. Vuoi mica fare della pubblicità  occulta, o product placement che dir si voglia.

  13. .mau. dice:

    Lopo, non ci crederai ma ero convinto che Il diavolo veste Prada fosse italiano (e per questo avevo fatto tutto il commento… sapevo che negli Usa le regole erano diverse). Si vede che io e il cinema non andiamo d'accordo.

  14. Raoul dice:

    Che combinazione, ho visto "Il diavolo…" giusto ieri sera. Ti dirò, il film in sé non mi è nemmeno dispiaciuto. Il product placement in un film del genere è addirittura funzionale alla storia, visto che l'apparenza, il dettaglio (o sega mentale, chiamatela come più vi aggrada), sono l'essenza stessa del mondo che il film tenta di descrivere (e non lo fa nemmeno male).

    Comunque ha me più di tutto ha colpito l'onnipresenza di bottigliette di una nota marca italiana di acqua minerale…

  15. PatBateman dice:

    Concordo con Raoul

    in alcune narrazioni la griffe è inscindibile con la narrazione. Soprattutto in ambito moda: al cinema Il Diavolo veste Prada, nella letteratura pensa ad American Psycho (sempre sia lodato).

  16. Cristian dice:

    Dimenticavo, il product placement c'è anche nel titolo del film.

  17. mf dice:

    Sono molto contenta di aver fortemente osteggiato, sabato scorso, la visione di questo film ed averne scelti altri. Grazie, Mantellini.

    mf

  18. lu dice:

    per le verità  non è che tutto quel product placemente mi abbia dato fastidio (e anzi, ha pure funzionato, ché mi venne una mezza voglia di provare il caffè starbucks). il film m'è piaciuto. dici che non va?

  19. briciolanellatte dice:

    A volte sembra che le scene siano 'piegate' alle esigenze della pubblicità .

  20. patrick dice:

    product placement arrogante e onnipresente. E non c'è solo quello assolutamente funzionale alla storia, che parla di moda, di griffe, o che serve a creare e rendere credibile un contesto. ci sono i computer, le acque minerali e tante altre cose assolutamente – si fa per dire – 'gratuite'…

  21. sapu dice:

    Al di là  del giudizio sulla qualità  del film, ha senso lamentarsi della presenza del brand nell'opera come subdola pubblicità  ?

    La pubblicità  è talmente penetrata nel quotidiano che non avrebbe senso tentare di escluderla dal cinema, che è rappresentazione della realtà .

    Oltretutto artificiosamente: dovendo girare una scena in times square o piccadilly sarebbe irreale metter pecette su tutte le insegne.

    Corsi e ricorsi storici: sembra di esser tornati ai tempi in cui criticavano i libri di King perchè i personaggi fumavan pall mall e non 'sigarette'…

  22. stamparassegnata dice:

    ne ho parlato pure io nell'ultimo post "che la voi na sigaretta?" (ecce bombo). Due esempi. Manuale d'Amore: Rete 105, Volkswagen, Bompiani, Moretti, Tim, Samsung, Nike, Intimissimi, De Grisogono. E Saturno Contro, con il comunicato delle poste. Qui l'inizio: "Poste Italiane sceglie il cinema d’autore per consolidare l’immagine di PostePay…L’occasione è offerta dal film “Saturno contro”…Poste Italiane rinnova così il connubio artistico con Ozpetek dopo gli storici spot pubblicitari…"

  23. stefano dice:

    Dai, Mantellini, sembra che tu sia nato ieri. Da svariati decenni la pubblicità  ha fatto ingresso (prima in maniera "soft", poi vedi oggi..) nel mondo del cinema. Non ti ricordi le decine di bottiglie di J&B, di pacchetti di Marlboro apparsi soprattutto nei film italiani?.Oddio, riguardo al critico ( "motosega" , bel nome, chissà  a cosa vorrà  riferirsi…), io diffido a priori dei critici di professione, preferisco andarmeli a vedere i film, poi ci ragiono sopra. Riguardo ai computer Apple, ben venga il "product placement", loro debbono lottare contro una pubblicità  letteramente invasiva, soprattutto di un prodotto (Win e tutto il resto del mondo Win ), da molti ritenuto inferiore ai corrispettivi Apple.Chiudo con il mio parere sul film. Devo dirti che giusto ierisera l'ho rivisto per la quinta volta ( cinema+Dvd ) e devo dire che mi sembra sempre un signor film con una Meryl Streep strepitosa……P.S. se posso suggerirti un piccolo artificio, una sera alla settimana ( vabbè che abbiamo tutti famiglia, ma spesso dai…) approfitta dell'occasione per spegnere il computer e vai al cinema…….Dai, qui a Bologna, almeno una volta alla settimana Repubblica offre film di prima a 3€….in due sale Ok…..Spero che anche nella tua città  ci sia una occasione simile….

  24. Franco dice:

    E' molto più sopportabile il product placement degli interventi di quelli che "l'ho scritto anch'io sul mio blog".

  25. claudia dice:

    Il film in sè mi pare una trionfalizzazione del mercato della moda…in effetti si doveva solo raccontare la storia di una capa stronza….l'assioma è: "è stronza e gasata perchè ha ragion d'esserlo, le sue scelte muovono il mercato". In realtà  non tutti gli operatori commerciali – come in fondo la Wintour – devono per forza essere cazzoni con i loro dipendenti…quanto allo Starbucks, hanno stravolto l'idea di cappuccino e in quanto italiani dovevamo fissare delle regole pretezioniste del nostro gusto. Sembrano vasche da bagno e costano £1,65 sterline (2.00 euro circa)