Paolo Zocchi scrive sul suo blog che per italia.it sono stati spesi fino a oggi circa 7 milioni di euro (in gran parte per l’acquisto negli anni passati di banche dati). Ne restano 35.

p.s. Paolo, io ho un consiglio solo: risparmiamo il piu’ possibile di quei 35 milioni rimasti. Spendiamoli in qualcosa d’altro.

9 commenti a “I NUMERI DI ITALIA.IT”

  1. britten (Paolo Zocchi) dice:

    Hi Mantel. Vedo difficile poterlo fare anche solo dal punto di vista formale. Il problema è capire (e l Comitato dovrebbe servire a questo) come far sì che le Regioni li spendano bene. Guarda che le Regioni hanno fatto cose brutte ma anche delle gran figate: in Sardegna, ad esempio, il sistema di navigazione georeferenziata è davvero ottimo e non sarebbe male condividerlo con le altre Regioni per i BBCC. Visto che c'è una certa buona volontà  da parte di chi ora entra nel processo, perchè non proviamo a volgere l'energia dei blogger nel generare proposte? Che ne dici?

  2. mafe dice:

    Britten, è esattamente quello che sta succedendo. Sei dei nostri il 31 marzo?

    http://wiki.bzaar.net/RItaliaCamp

  3. britten (Paolo Zocchi) dice:

    No, sarò a Genova per una cosa istituzionale, ma la questione è di grandissimo interesse. Se mi autorizzate e se la mettiamo in maniera costruttiva, potrei annunciarlo lunedì, quando con l'Osservatorio ICT cerceheremo di fare il punto coi protagonisti

  4. massimo mantellini dice:

    Paolo,

    la politica e' una cosa e il governo del paese un'altra. Credo che nessuno abbia nulla da obiettare sul coinvoglimento dell'osservatorio ITC della Margherita, ma se si auspica una collaborazione diffusa e se si decide di voler ascoltare i contributi esterni (cio' che nessuno ha fatto in questi mesi) allora forse sarebbe una buona cosa che qualcuno di quelli che governano italia.it mostri un qualche segno di interesse. Per esempio (ma ce ne sono anche altri) partecipando all'incontro del 31 marzo. Io personalmente passi concreti di questo tipo non ne ho visto nemmeno mezzo. saluti

  5. Mammifero Bipede dice:

    Beh, magari quei soldi li spenderanno per far causa a tutta la Blogosfera per "diffamazione a mezzo stampa".

    :-)

    ….o forse :-(

  6. mago28 dice:

    Sono daccordo. Li spendessero per dotare la pubblica amministrazione degli strumenti open source e magari per lo sviluppo di una portale con strumenti veramente web 2.0 che possano dare un'idea di innovazione.

  7. Mirko dice:

    Si possono spendere il qualsiasi modo, basta che siano spesi e non regalati…

  8. padoan dice:

    Il 10 gennaio scorso il Governo inglese ha presentato il rapporto “Transformation

    Government: enabled by technology”. In un agile documento di 50 pagine, viene descritto

    il nuovo piano di riassetto dell'informazione pubblica in rete, attraverso la definizione di un

    nuovo modello per il governo elettronico. L’elemento più caratterizzante è sicuramente

    quello che punta sul concetto di semplificazione. Con un RISPARMIO DI NOVE MILIONI DI STERLINE in tre anni è stata prevista una drastica riduzione dei siti governativi, che passeranno già  quest’anno da 951 a 551, per ridursi ulteriormente nel corso dei prossimi anni.

    Ancora una volta, l’Inghilterra inverte la tendenza. Dopo 10 anni di incontrollata crescita, anni in cui tutte le amministrazioni pubbliche, centrali e locali, hanno realizzato siti e portali per offrire agli utenti informazioni e servizi, il governo britannico dà  avvio al processo contrario.

    Secondo il Cabinet Office è arrivato il momento di mettere gli utenti in grado di usufruire di informazioni e servizi accedendo ad essi attraverso pochi canali. Tutti i servizi e le informazioni confluiranno in due soli siti istituzionali Directgov e Business Link.

    Il Rapporto completo è consultabile sul sito:

    http://www.cio.gov.uk/transformational_government/annual_report2006/index.asp

  9. Claudio Iacovelli dice:

    Concordo con l'auspicio ad investire in modo opportuno le (scarse) risorse finanziarie, ho alcune perplessità  sulle polemiche che si sono accese negli ultimi giorni riguardo al progetto Italia.it.

    La maggior parte degli interventi web ha giudicato negativamente il portale Italia.it, senza entrare nel merito della strategia che il progetto di comunicazione aspira a realizzare.

    Italia.it manifesta imperfezioni, lacune, ma sarebbe da considerare esattamente per quello che é: un progetto di comunicazione, uno strumento di marketing operativo che dovrebbe concorrere a promuovere il brand dell'Italia.

    Quasi tutti gli interventi hanno considerato la tecnologia implementata, si sono soffermati sulla grafica, hanno esaminato il logo: NESSUNO SI E' RESO CONTO CHE IL PROGETTO DI COMUNICAZIONE MULTILINGUA ASSOLVE ALLO SCOPO DI SOSTENERE IL SETTORE DEL TURISMO, quindi dovrebbe supportare un asset economico ed industriale del Paese.

    Mi aspettavo dalla rete, che ambisce ad essere una "piazza democratica di discussione", un atteggiamento più responsabile e propositivo: VIVIAMO IN UN MOMENTO ECONOMICO E POLITICO PRIVO DI PROSPETTIVE DI MEDIO-LUNGO TERMINE, SAREBBE FONDAMENTALE IL COINVOLGIMENTO ATTIVO DELLA GENTE NEL CERCARE E/O COSTRUIRE NUOVE OPPORTUNITA', PER IL PAESE E PER LA COLLETTIVITA'.

    Criticare un progetto di comunicazione web, probabilmente da curare meglio, non porta lontano.

    Partecipare senza idee, e senza interpretare il momento del turismo nazionale nel contesto iper-competitivo di mercati globalizzati, potrebbe, sì, portare lontano: lontano dai paesi che rispetto al nostro investono meglio le risorse finanziarie, coinvolgendo più i privati che la classe politica.