non è assolutamente una cosa inedita. Il giro d'italia è già partito dall'estero 4 anni fa. E spesso sconfina all'estero in qualche tappa.
Non capisco che bisogno ci sia a) di stupirsi b) di affermare che la scusa ufficiosa è far conoscere il giro all'estero. In belgio vivono migliaia di immigrati italiani che molto probabilmente sono legati col cuore ai miti del ciclismo italiano. Quest'anno poi è il tragico anneversario di Marcinelle, a maggior ragione una tappa è doverosa.
E poi suvvia il Giro non è il Tour, ma certo non ha bisogno di sconfinare per far conoscere la propria esistenza. E' sempre una delle prime tre gare a tappe del mondo.
Io non sapevo affatto che i primi minatori italiani furono inviati in Belgio in cambio della fornitura di materie prime energetiche, che allora noi, per ragioni prevalentemente economiche, non sapevamo estrarre e ricercare, e di cui ovviamente avevamo estremamente bisogno per avviare la ripresa economica, uno scambio sancito da documenti ufficiali tra i due governi.
Il contratto peraltro è stato molto probabilmente responsabile delle condizioni disumane in cui vennero alloggiati i minatori italiani in arrivo, in baracche col pavimento in terra battuta eccetera, perché probabilmente venivano percepiti quasi come schiavi, essendo stati letteralmente barattati.
Sono una persona più informata della media, direi, ma senza il giro d'Italia non avrei mai conosciuto questa storia, a cui il Giro ha dato rilievo e attualità , e sono certo che l'immenso popolo (in termini numerici) degli appassionati di ciclismo è mediamente meno informato di me, quindi avranno avuto a maggior ragione l'opportunità di conoscere una storia che davvero merita di essere conosciuta e ricordata, sotto molti punti di vista.
Non fosse che per questo, la partenza del Giro in Belgio è un'iniziativa magnifica!
E poi il Belgio è una delle grandi patrie del ciclismo, in termini di entusiasmo popolare e capacità organizzative, e la comunità italiana in Belgio, che viene direttamente da quei minatori grazie ai quali entrammo nella modernità , ha voluto fortemente la partenza e ora se la gode alla grande, e un po' si sente ripagata, con quel sentimento forse ingenuo ma non disprezzabile che non abbiamo ragione di sfottere, infine, secondo me, essere in Europa ed europei significa anche estendere ad altri territori le iniziative che sono nate e si sono sviluppate da noi, e lo sport è un ottimo mezzo per andare sovranazionali, specialmente il ciclismo, con i milioni di persone in festa che allinea nelle strade, ognuna col tifo per il suo campione, nessuna che senta il bisogno d'aggredire, come si vede in tutte le gare.
Posso aggiungere che Marcinelle è una tragedia, e che chiamarla scusa mi pare una posa troppo cinica?
Precisazione al mio commento: Marcinelle è una località belga il cui nome è noto a noi italiani per quella tragedia. Non avevo ritenuto necessario fare ulteriori specificazioni, credevo fosse chiaro che si sottintendesse quel triste avvenimento. Da italiano mi spiace che qualcuno abbia appreso questa storia solo grazie ad un evento sportivo.
Detto ciò, mi sembra parecchio normale che il Giro ne approfitti (termine cinico) per ricordare quello che è avvenuto cinquant'anni fa. La Federazione Ciclistica Italiana ha un peso sempre più scarso all'interno dell'Unione Ciclistica Internazionale. L'organizzazione di qualche tappa in un'altra nazione dove gli atleti possono ricevere una buona accoglienza, grazie agli emigrati, va nella direzione di cercare di aumentare il prestigio sia del Giro sia della Federazione.
Morgensten: quest'anno no, ma è capitato una ventina d'anni fa che il giro partisse dal Belgio e si facesse Lussemburgo, Germania, Francia e Svizzera prima di tornare in Italia…
Anche il giro del 2002 partì dall'Olanda e per le prime tappe ebbe arrivi in Germania, Belgio, Lussemburgo, Francia, per festeggiare i Paesi fondatori della CEE, a 10 anni di distanza dal trattato di Maastricht e a 50 dal trattato di Parigi.
Sottoscrivo a pieno il commento di palmasco: il Belgio è una delle patrie del ciclismo e commemorare la tragedia di Marcinelle non può essere interpretata come scusa.
E poi, il Giro non ha niente da invidiare né al Tour, né a nessun'altra competizione a tappe esistente al mondo.
Anzi, quest'anno dovranno essere le altre manifestazioni ad essere competenti rispetto alla nostra competizione rosa, data la difficoltà del percorso di questa 89a edizione.
Infine, non che sia obbligatorio, ma uscirsene con un "Giro d'Italia? si mangia?" mi sa tanto di commento d'eremita sulle montagne del Nepal.
Molte delle scelte strategiche delel prossime settimane sono legate al lavoro di identificazione delle nuove varianti (UK sudafrica ecc). La domanda è: lo stiamo facendo o è tutto ancora banchi con le ruote?
Enrico Bucci spiega che sul vaccino itaiano e sull’incondizionato appoggio che i media italiani gli hanno attribuito nonostante sia ancora in fase 1 forse occorrerà qualche cautela in più.
https://t.co/4LggXzJBjq
Maggio 6th, 2006 at 06:39
Cinquantenario di Marcinelle, scusa ufficiale.
Ricordare all'estero che esiste anche il Giro d'Italia, scusa ufficiosa.
Maggio 6th, 2006 at 07:34
Diciamo che la prendono larga
Maggio 6th, 2006 at 08:25
Giro d'Italia? si mangia?
Maggio 6th, 2006 at 08:37
non è assolutamente una cosa inedita. Il giro d'italia è già partito dall'estero 4 anni fa. E spesso sconfina all'estero in qualche tappa.
Non capisco che bisogno ci sia a) di stupirsi b) di affermare che la scusa ufficiosa è far conoscere il giro all'estero. In belgio vivono migliaia di immigrati italiani che molto probabilmente sono legati col cuore ai miti del ciclismo italiano. Quest'anno poi è il tragico anneversario di Marcinelle, a maggior ragione una tappa è doverosa.
E poi suvvia il Giro non è il Tour, ma certo non ha bisogno di sconfinare per far conoscere la propria esistenza. E' sempre una delle prime tre gare a tappe del mondo.
Il giorno è arrivato Mantellini.
Maggio 6th, 2006 at 09:21
In una sola parola: marketing (e Marcinelle, certo).
Maggio 6th, 2006 at 11:04
ma poi vengon giù in bici?
Maggio 6th, 2006 at 13:42
Io non sapevo affatto che i primi minatori italiani furono inviati in Belgio in cambio della fornitura di materie prime energetiche, che allora noi, per ragioni prevalentemente economiche, non sapevamo estrarre e ricercare, e di cui ovviamente avevamo estremamente bisogno per avviare la ripresa economica, uno scambio sancito da documenti ufficiali tra i due governi.
Il contratto peraltro è stato molto probabilmente responsabile delle condizioni disumane in cui vennero alloggiati i minatori italiani in arrivo, in baracche col pavimento in terra battuta eccetera, perché probabilmente venivano percepiti quasi come schiavi, essendo stati letteralmente barattati.
Sono una persona più informata della media, direi, ma senza il giro d'Italia non avrei mai conosciuto questa storia, a cui il Giro ha dato rilievo e attualità , e sono certo che l'immenso popolo (in termini numerici) degli appassionati di ciclismo è mediamente meno informato di me, quindi avranno avuto a maggior ragione l'opportunità di conoscere una storia che davvero merita di essere conosciuta e ricordata, sotto molti punti di vista.
Non fosse che per questo, la partenza del Giro in Belgio è un'iniziativa magnifica!
E poi il Belgio è una delle grandi patrie del ciclismo, in termini di entusiasmo popolare e capacità organizzative, e la comunità italiana in Belgio, che viene direttamente da quei minatori grazie ai quali entrammo nella modernità , ha voluto fortemente la partenza e ora se la gode alla grande, e un po' si sente ripagata, con quel sentimento forse ingenuo ma non disprezzabile che non abbiamo ragione di sfottere, infine, secondo me, essere in Europa ed europei significa anche estendere ad altri territori le iniziative che sono nate e si sono sviluppate da noi, e lo sport è un ottimo mezzo per andare sovranazionali, specialmente il ciclismo, con i milioni di persone in festa che allinea nelle strade, ognuna col tifo per il suo campione, nessuna che senta il bisogno d'aggredire, come si vede in tutte le gare.
Posso aggiungere che Marcinelle è una tragedia, e che chiamarla scusa mi pare una posa troppo cinica?
ciao, palmasco
Maggio 6th, 2006 at 15:02
Precisazione al mio commento: Marcinelle è una località belga il cui nome è noto a noi italiani per quella tragedia. Non avevo ritenuto necessario fare ulteriori specificazioni, credevo fosse chiaro che si sottintendesse quel triste avvenimento. Da italiano mi spiace che qualcuno abbia appreso questa storia solo grazie ad un evento sportivo.
Detto ciò, mi sembra parecchio normale che il Giro ne approfitti (termine cinico) per ricordare quello che è avvenuto cinquant'anni fa. La Federazione Ciclistica Italiana ha un peso sempre più scarso all'interno dell'Unione Ciclistica Internazionale. L'organizzazione di qualche tappa in un'altra nazione dove gli atleti possono ricevere una buona accoglienza, grazie agli emigrati, va nella direzione di cercare di aumentare il prestigio sia del Giro sia della Federazione.
Maggio 6th, 2006 at 15:45
Si vede che in Belgio ci sono delle farmacie fantastiche.
Maggio 6th, 2006 at 20:12
un'idea di Tremaglia?
Maggio 7th, 2006 at 06:28
io ricordo dei Tour de France partiti in Scozia, non ci trovo nulla d'eccez.
A parte che ho smesso di seguirlo, quello sport di drogati.
Maggio 7th, 2006 at 06:38
il giro del belgio partirà da napoli. mi pare ovvio.
Maggio 7th, 2006 at 06:55
eh signora mia, il liceo classico apre al mente.
Maggio 7th, 2006 at 07:18
Morgensten: quest'anno no, ma è capitato una ventina d'anni fa che il giro partisse dal Belgio e si facesse Lussemburgo, Germania, Francia e Svizzera prima di tornare in Italia…
Maggio 7th, 2006 at 09:12
Anche il giro del 2002 partì dall'Olanda e per le prime tappe ebbe arrivi in Germania, Belgio, Lussemburgo, Francia, per festeggiare i Paesi fondatori della CEE, a 10 anni di distanza dal trattato di Maastricht e a 50 dal trattato di Parigi.
Maggio 8th, 2006 at 04:24
Sottoscrivo a pieno il commento di palmasco: il Belgio è una delle patrie del ciclismo e commemorare la tragedia di Marcinelle non può essere interpretata come scusa.
E poi, il Giro non ha niente da invidiare né al Tour, né a nessun'altra competizione a tappe esistente al mondo.
Anzi, quest'anno dovranno essere le altre manifestazioni ad essere competenti rispetto alla nostra competizione rosa, data la difficoltà del percorso di questa 89a edizione.
Infine, non che sia obbligatorio, ma uscirsene con un "Giro d'Italia? si mangia?" mi sa tanto di commento d'eremita sulle montagne del Nepal.
Maggio 8th, 2006 at 09:00
ha deciso Moggi