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Mar
Burson-Marsteller ha prodotto una ricerca in Italia (un documento che curiosamente in rete per ora non c’e’) sulla credibilita’ dei blog in ambito aziendale e giornalistico. Ne viene fuori che solo una azienda su tre consulta i blog, ritenendoli nella maggioranza dei casi (61,5%) poco o per nulla credibili. Diverso il discorso per i giornalisti: circa un giornalista su due consulta i blog almeno una volta a settimana ritenendoli molto o abbastanza attendibili nel 64% dei casi.
Marzo 24th, 2006 at 12:07
l'interpretazione dei dati dovrebbe comprendere il fattore "committente"?
Marzo 24th, 2006 at 12:34
Quindi, in pratica, molte aziende non consultano un blog perchè non lo ritengono attendibile, ma leggono l'articolo di un giornalista che, per documentarsi, potrebbe essere andato a leggere proprio quel blog… Credo tutto cio' sia importante per l'occupazione italiana!
Marzo 25th, 2006 at 01:43
Davide, dipende…
Probabilmente le aziende pensano ai blog dei loro figli liceali, anche perche' i loro concorrenti hanno tutti siti dei Web ma ancora pochi blog.
I giornalisti, invece, possono avere pensato ai feed del Nyt o della Bbc, o ai blog scritti da altri giornalisti del loro stesso settore.
Anche io, a parte questo e pochi altri blog amatoriali che leggo per divertimento, guardo solo blog professionali, o di testate o di singoli giornalisti, o comunque di autori/esperti ben noti.
Il fatto e' che oggi "blog" significa tutto e nulla, e mante e gli altri "predicatori" del Sacro Blog ci giocano sopra, senza fare distinzioni tra il Nyt e la loro fuffetta.
Anzi, se la Bbc ha dei feed, e' tutto merito dei mante, ovvio, che hanno aperto gli occhi e la strada a lo mondo tutto….
;-)
Quanto alle ricerche di questo tipo – come e' stato detto millemila volte anche qui – bisognerebbe sempre guardare almeno due appunti, anche solo su carta del panettiere, che dicano che metodologia e' stata seguita, prima di commentarle.
Ciao, Fabio.
Marzo 27th, 2006 at 09:44
il problema è che per usare uno strumento come un blog/sito/newsletter/ecc… bisogna aprirsi, comunicare (o meglio, conversare), cosa
che è in netta contraddizione con l'incapacità di interagire e comunicare di molte aziende/imprenditori italiani…. (soprattutto nel b2b).
la speranza è che, costretti dal mercato e,
soprattutto, dai clienti, iniziamo anche noi ad uscire allo scoperto.