Non ho avuto tempo i giorni scorsi di citare il pezzo di apertura di Nova di giovedi. Quello che Beppe Caravita ha dedicato al summit di Tunisi sulla Societa’ dell’Informazione. Trovo che sia un articolo con un merito particolare e inconsueto per l’inserto di un grande quotidiano economico: e’ un articolo colloquiale. Sono convinto che cio’ abbia a che fare con il fatto che Beppe ha un blog attraverso il quale si e’ abituato ad una modalita’ di comunicazione diretta e non formale. E mi pare una bella forma di contaminazione che i blog possono avere sulla professione dei giornalisti.

p.s. ne approfitto per suggerire, magari anche a distanza di tempo dalla uscita su carta, la messa online almeno degli articoli piu’ significativi di Nova.

p.p.s. Beppe ha appena messo online il pezzo.

16 commenti a “DOLCE STIL NOVA”

  1. alessio dice:

    "articolo colloquiale", "modalita' di comunicazione diretta e non formale": in pratica un passo ancora più lontano dallo stile anglosassone in cui si cerca di dividere tra la notizia e il suo commento – o almeno dare le notizie in maniera non ambigua, usando a volte per questo un linguaggio anche noioso.

    Siamo invece ben al di dentro del giornalismo italico, un mischione di mezze notizie, voli stilistici, coloriture personali, strizzatine d'occhio, significati secondari oscuri ai più. In pratica, il giornalismo italiano aveva inventato i blog!

    P.S. Ma gli accenti nei post sono proprio così difficili da mettere? Sarò vetusto, ma io queste cose le noto.

  2. Alessandro Longo dice:

    E' un bell'articolo. Quanto allo stile anglosassone…avete mai letto gli articoli di Wired? Vi sembrano freddi e impersonali? Tutt'altro.

    Cmq non credo che Beppe abbia scritto così per contaminazione dei blog. E' noto da tempo, il buon Beppe, epr il suo stile caldo, divulgativo, appassionato. E' questione di stile giornalistico.

  3. Maurizio Goetz dice:

    Si può coniugare la separazione tra commenti e fatti ed uno stile personale e coinvolgente

  4. Fabio Metitieri dice:

    In effetti, i blog non c'entrano nulla. E' il nuovo taglio di Nova 24, che ci e' anche stato ampiamente illustrato, e stop.

    Mante, sei il solito esaltato… Qualsiasi cosa capiti nel mondo, dipende dai blog, secondo te. E insomma…!

    Del resto, la tendenza a diventare piu' colloquiali, fino all'antipatia di Fox o di For men, che prendono quasi a sberle il lettore mentre gli danno del tu, e' generalizzata in Italia, in questi ultimi anni. (E Ok, Mante, forse anche questi magazine da uomini veri hanno studiato i blog, prima di decidere come scrivere?)

    E poi disegnini, schemini, tante figurine: tutte cose semplici e ben presentate.

    Persino Week.it ultimamente sta cedendo un po' in questa direzione, anche se con molta cautela e moderazione.

    Concordo in parte con Alessio: a me questo puntare tutto sulla grafica, sui boxettini con i punti piu' importanti, e sullo stile meno formale, dando in definitiva per scontato che i lettori siano sempre 'meno colti' (per non dir di peggio) e piu' frettolosi e distratti non piace molto, o non sempre.

    L'ho visto fare a Jack e a poco a poco ho smesso di scrivere per loro.

    Del resto anche Longo, quando non deve esibirsi in qualcuna delle sue plateali sviolinate, e' dello stesso mio parere, mi risulta.

    Non so, ci ritroveremo tra qualche anno solo con pubblicazioni che cercano di imitare Sorrisi e canzoni Tv? O Fox? Se cosi' sara', alla fine i lettori compreranno proprio e soltanto quelle riviste… e se vorranno leggere qualcosa di piu' serio, invece, si cercheranno un blog… e chissa', forse i ruoli e gli stili si invertiranno.

    ;-)

    Sulla separazione tra notizia e commento, invece, non concordo con Alessio. A parte il fatto che si tratta di una questione che c'entra poco o nulla con lo stile, penso da sempre che il giornalismo cosiddetto 'anglosassone' sia una grande palla. O meglio: la scuola anglosassone ha solo dei modi diversi – e non direi piu' onesti, anzi – per influenzare i lettori. Ma questo e' un altro discorso…

    Ciao, Fabio.

  5. Alessandro Longo dice:

    Fabio, sono d'accordo con te, ma il pezzo di Beppe non soffre di quello stile sopra le righe che tu (e io) non sopporti nelle altre riviste citate (jack eccetera).

  6. Alessandro Longo dice:

    Però, beppe a parte, credo che il nuovo stile di nova24 è influenzato dai blog, cioè cerca di costruirsi partendo dal fatto che i blog hanno cambiato il mondo dell'informazione online. Anche la maggior attenzione ai lettoir, lo spazio community in nova24, sono in questa linea

  7. Fabio Metitieri dice:

    Lo spazio community e' senza dubbio (anche) una strizzata d'occhio ai blog, e' ovvio, visto che ne ospita gli interventi, mentre il modo di organizzare il lay out e il nuovo stile che ci e' stato suggerito di usare arrivano dalle riviste anglosassoni, non dai blog.

    Mi pare di ricordare che questo sia stato anche detto esplicitamente. E credo di non rivelare nulla di segreto, tanto sono solo banali deduzioni che si possono trarre leggendo Nova 24 senza avere il chiodo fisso dei blog come elementi rivoluzionari de lo mondo tutto.

    Detto questo, e lasciando stare caravita, che secondo me comunque ha uno stile molto personale (suppongo sviluppato in qualche decina di anni di giornalismo e non semplicemente scrivendo quattro post su un blog), direi che si tratta di uno spostamento proprio nell'ottica di quelli o gia' fatti o in corso d'opera – seppure con modalita' e interpretazioni molto differenti da caso a caso – da altre testate italiane in questi anni.

    Con questo non voglio certo paragonare Nova 24 a Fox, e neppure a Jack, ma voglio solo sottolineare che si tratta di una tendenza generalizzata e in atto da tempo.

    Tendenza con cui lo stile dei blog non c'entra un tubo.

    Anzi, se ben ricordo a Jack prima di decidere cosa e come pubblicare facevano intervistare i compratori della rivista, nelle edicole.

    Solo a Mante puo' venire in mente che i giornalisti imparino a scrivere o cambino il proprio stile guardando i blog… Manie di grandezza, mi pare.

    Ciao, Fabio.

  8. Joe Tempesta dice:

    Per una serie di circostanze mi trovo nell'immeritata posizione di correggere articoli (tecnici) che devono essere pubblicati.

    Non ho letto l'articolo di Caravita quindi non sto parlando di quello, ma in generale a me l'articolista che si rivolge direttamente al lettore non piace: fai così, fate quello, scrivete quest'altro. Tutte le volte che leggo qualcosa del genere mi vengono da pensare due cose: non sei su un blog, e soprattutto, sei sicuro che qualcuno ti stia leggendo?

  9. .mau. dice:

    a me invece piace rivolgermi direttamente al lettore, o comunque avere un tono più leggero di quello di una lezione universitaria, anche quando scrivo per riviste.

    Se nessuno mi legge, non perdo il sonno. Ma d'altro canto, un albero che cade nella foresta senza nessuno che può sentirlo per me fa comunque rumore.

  10. Fabio Metitieri dice:

    Mau, un conto e' non essere barbosi, che e' sempre consigliabile, anche se scrivi su 'Biblioteche oggi', altra cosa e' privilegiare stili molto leggeri e informali. In questo secondo caso, e soprattutto se si usa anche il tu, premesso che parlo da lettore e non da esperto di comunicazione, che non sono, si corre il rischio di perdere autorevolezza.

    Voglio dire: perfetto per Fox e per i buzzurri a cui loro si rivolgono, ma su una rivista di tecnologia credo che ci sia il reale pericolo, presentandosi in modo troppo frivolo e alleggerendo i contenuti a vantaggio della grafica e del lay out, di non essere piu' presi sul serio.

    Sono scelte che vanno ponderate, secondo me, perche' cambiano la base di lettori. Le copertine di Jack di oggi – guarda quella che e' in edicola adesso – rispetto a quelle di due anni fa, per esempio, indicano molto chiaramente che ora puntano a un pubblico diverso.

    Nova 24, sinceramente, non ho ancora capito bene a chi vuole rivolgersi, soprattutto se, come e' successo sull'ultimo numero, gli articoli sono pieni di errori di 'stompa', compreso un bel titolo con un 'mause'.

    In fondo uno dei punti di forza piu' grossi del Sole e' sempre stato che il l'ha scritto il Sole e' visto come una garanzia di verita' assoluta.

    Rischiare di perdere questo per inseguire un pubblico piu' giovanile o bloggarolo non so quanto sarebbe una buona idea.

    Tra l'altro, quanti sono i bloggher in Italia? E, soprattutto, quanti bloggher sono interessati a leggere i bloggher su carta (a parte la soddisfazione di leggere se stessi e i propri amici su una pubblicazione 'vera'), invece di seguirli in Rete, dove scrivono ben di piu', con aggiornamenti continui e con i link, i commenti e gli annessi e connessi che li rendono piu' ricchi e che su carta non potranno mai essere riprodotti ?

    E, ancora una volta: qualcuno sa quanto hanno venduto i libri tratti da blog?

    Ciao, Fabio.

  11. Fabio Metitieri dice:

    E Ok, ho mescolato due argomenti, nel commento precedente: da un lato il cambio di lay out e stile, e dall'altro la scelta di strizzare l'occhio ai blog e alla Rete, che in effetti sono due cose diverse e non sempre associate.

    Sul secondo punto, ho sempre pensato che ciascun medium debba fare quello che sa fare meglio, sfruttando al massimo le sue caratteristiche e senza cercare di imitare quello che non ha. Per cui, tanto per fare un altro esempio, in Tv non hanno senso i frame; se voglio vedere una struttura a finestre me la guardo on line, dove il tutto e' navigabile e cliccabile.

    Ciao, Fabio.

  12. Beppe Caravita dice:

    Ho aspettato che la discussione finissse per dire la mia. Il Mante ha ragione, il blog mi è servito anche per sciacquare i panni in Arno, o meglio in una comunità  di italiani intelligenti e sereni.

    Ora scrivo meglio un pezzo colloquiale, da fine cena con amici..;-)

  13. Fabio Metitieri dice:

    Sinceramente, Beppe, e' poco credibile.

    Voglio dire: scrivere di piu' e con toni diversi aiuta sempre, e credo anche io di avere acquisito qualcosa con 13 anni di scrittura selvaggia on line, soprattutto in velocita' di produzione e in varieta' di linguaggio, ma non credo che il tuo scrivere, dopo 22 anni al Sole, sia stato cosi' influenzato da 3 annetti di blogghing.

    Ma Ok, ormai qui siete al flirting senza pudore…

    ;-)

    Ciao, Fabio.

  14. Beppe Caravita dice:

    Fabio, sai come me la differenza tra un botta e risposta online e un post scritto per capire e far capire…;-)

  15. Fabio Metitieri dice:

    Beppe, no, non sono per nulla d'accordo. Io scrivo email e commenti per capire e far capire. Botte e risposta, ultimamente, non molto spesso, o solo per gioco.

    E i miei libri (piu' di rado i miei articoli, che di solito sono legati a notizie o a interviste) sono pieni di paragrafi copiati paro paro da una mia mail, pubblica o privata, o da un mio commento su blog. Qualche volta anche da conversazioni fatte in chat.

    Le vie dello scrivere in Rete sono infinite e non mi pare che il post su un blog sia piu' impegnativo di altre forme di comunicazione. Anzi, trovo che quanto e' frutto di un'interazione piu' diretta (anche accesa, come sai) richieda un maggiore impegno e produca sempre risultati migliori.

    E guarda per esempio i 21 post presenti ora sul manteblog. A parte quello sui nanocosi, non direi che gli altri siano qualcosa di piu' di due appunti buttati giu' senza alcuna cura. Nei commenti, invece, sempre che l'argomento proposto 'prenda', si lavora molto di piu' e decisamente meglio, anche con piu' passione.

    Ma, si sa, io sono molto schierato, su queste cose: propagando da sempre tutto cio' che e' comunicazione interattiva e snobbo quasi tutto il resto (a parte le fonti di informazioni piu' autorevoli e ufficiali, ovvio).

    Ciao, Fabio.

  16. Fabio Metitieri dice:

    Premesso questo, la scrittura on line mi serve solo per sperimentare nuove forme e per riflettere ad alta voce.

    Uno stile accettabile e l'organizzazione del pensiero posso metterli a punto solo se scrivo per un articolo o per un libro, con un pubblico ben preciso in mente.

    Ciao, Fabio.