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Set
Non so voi ma quando mi si annuncia una indagine statistica (qualsiasi indagine statistica) la mia prima preoccupazione e’ sempre quella di cercare di capire dove stia il trucco. Sara’ per una mia antica allergia nei confronti delle scienze esatta, sara’ perche le statistiche (mi perdoneranno i cultori della materia) sono un perfetto gadget per riuscire avvalorare qualsiasi tesi, la prima cosa che faccio quando leggo una statistica e’ non crederci. Nel caso dello studio della agenzia di comunicazioni Digital PR di cui in molti parlano oggi, che si presa la briga di indagare con una ricerca il rapporto fra giornalisti e blog (I GIORNALISTI ITALIANI NELL’EPOCA DEI BLOG Li usano, ci credono e ne sono protagonisti) mi pare che un dato spieghi molte cose: 1/3 degli intervistati ha un blog. Il che mi pare allontana di parecchio il campione utilizzato dal prototipo dal “giornalista medio”
Settembre 15th, 2005 at 17:12
Scienza esatta. In un'agenzia di PR.
Settembre 16th, 2005 at 00:03
Il problema non è nelle statistiche o negli statistici (della quale categoria faccio parte). Il vero problema è nei committenti!
Le informazioni che di solito sono estratte sono oggettive nel limite del possibile (senza la presunzione dell'esattezza): è la comunicazione successiva (Galbraith docet) che ne trasforma il senso.
Delle banali tabelle di frequenza non sono "la statistica". Questa è una generalizzazione grande quanto la superficialità delle critiche.
Settembre 16th, 2005 at 04:12
Quando un'agenzia di pr commissiona uno studio o una indagine, c'è quasi sempre un obiettivo di comunicazione o di business dietro.
Settembre 17th, 2005 at 19:20
va bene, adesso allora dimmi: com'è il giornalista medio?
cri (giornalista di sicuro non nella media visto che nel tempo libero tiene un blog. e pure un blog sentimentale, ommioddio!)