Mi e venuta in mente questa cosa oggi leggendo repubblica. Quando sono a Londra, dentro un qualsiasi supermercato tipo Tesco la cassiera (o nei magazzini piu’ grandi un addetto apposito) si occupa dell’imbustamento dei prodotti acquistati. Anche si trattasse di due soli oggetti da poco prezzo. Nei grandi magazzini della mia regione sempre piu’ spesso capita di vedere la pila di buste di plastica accanto alla cassa. Stanno li a dirti: vuoi portare fuori i prodotti che hai appena acquistato? Imbustateli da solo. Oggi leggendo Republica mi e’ venuto in mente un vecchio spassoso articolo di costume di Furio Colombo (lo ricordo a memoria, potrei sbagliare qualcosa). Raccontava Colombo la sua avventura di acquirente non piu’ giovanissimo dentro una jeanseria nel centro di Roma. Il giornalista fa presente alla commessa che i pantaloni sono stretti e chiede una taglia piu’ grande: “Nun ce l’ho”- risponde la santa ragazza, “Dimagra, torna quando sei dimagrato”. Oggi pensavo a queste cose mentre leggevo, nelle lettere a Repubblica, la risposta del capo ufficio stampa di Trenitalia ad un cliente che qualche giorno addietro faceva notare come il servizio di sms delle ferrovie italine non fosse troppo tempestivo:
“Apprezziamo -scrive Giuseppe Gagliano – il raffinato calembour con il quale un lettore, il signor Piero Pisani, lo scorso 21 giugno ha chiesto al nostro servizio sms2go (gratuito per tutti gli abbonati Trenitalia) una maggiore tempestivita’ nell’annunciare i ritardi ferroviari. Il sistema funziona ed e’ apprezzato. Puo’ tuttavia capitare che in particolari periodi alcuni sms viaggino in ritardo o addirittura non arrivino a destinazione. Trenitalia si e’ gia’ fatta carico di segnalarlo al gestore telefonico.”
Non c’e’ l’ombra di una scusa nelle righe di risposta del capo ufficio stampa di Trenitalia. Una leggere presa per il culo al cliente magari, un poco di altezzosa sopportazione. Un quarto di utile scaricabarile, ma null’altro. Lo stesso malcelato fastidio che consiglia i grandi megastore della penisola di consegnare al volonteroso cliente le bustine per gli acquisti appena effettuati, condite di un bel “arrangiati”. Fino a quando un bel cartello annuncera’ la necessita’ di portarsele da casa. O di tornare dimagrati.
Giugno 29th, 2005 at 18:20
Qualche anno fa, quando gli Auchan sbarcarono a Torino (e immagino in altre città ), alle casse ti riempivano le buste con un sistema abbastanza ingegnoso che modificava leggermente la forma del punto-cassa. Non so se lo facciano ancora.
Giugno 29th, 2005 at 20:14
Sante, sante, sante parole, Massimo Mantellini. Una realtà , quella che descrive, probabilmente peculiare del nostro paese, e che si accompagna con un altrettanto anomalo atteggiamento dei clienti – di noi, clienti – abituati alla rassegnazione, a non pretendere, quasi a non voler disturbare.
Da che può dipendere? Forse da un'abitudine al leccaculismo? Da una cultura mafiosa che ci abitua a "stare bbboni" (come ammonisce sempre il caro Costanzo)? Da una politica che ha sempre dato un esempio analogo, per cui niente è "servizio" e tutto è "favore"? Me lo chiedo da tempo.
E servirà l'europa? Servirà vedere come si comportano, tra loro, persone di altri popoli? Servirà comprare da negozi e negozianti non italiani (vedi il sottocitato Auchan)? Chissà , chissà .
Giugno 30th, 2005 at 03:43
sarà che è mattino, ma non riesco bene a vedere cosa avrebbe potuto dire il capo ufficio stampa di trenitalia. Presumo che il problema non dipenda da loro, non possono nemmeno dirti "ti rimborsiamo" visto che il servizio è gratuito…
Giugno 30th, 2005 at 03:48
Ciao.
Siccome sull'argomento sono un esperto, posso darti un paio di punti di vista.
Il primo riguarda i contratti di lavoro, in Inghilterra molto più flessibili per gli orari dei "fattorini" che imbustano rispetto ai nostri (qui si fa fatica ad inquadrare cassiere per i giorni del week end, se non con contratti capestro).
Il secondo riguarda alcune catene. A Milano, Esselunga da tempo promuove in alcuni supermercati le casse che imbustano automaticamente, con la cassiera che infila in un meccanismo i prodotti e le buste che vengono "buttate fuori" appena piene. Sempre a Milano, esistono molti piccoli negozi che, oltre a imbustare, ti portano anche la spesa a casa. Non parlo di dettaglianti, ma di piccole catene (dì per dì tanto per fare un esempio).
Il problema del servizio di vendita ai clienti è un problema storico dei nostri negozianti, sempre pronti a dare addosso alla grande distribuzione organizzata. Lì non c'è servizio, ma almeno c'è il prezzo.
Purtroppo, tolti i negozi del quadrilatero della moda milanese, sono pochi i negozi che sono realmente cliente centrico. E non è una questione di margine. Siamo alle porte del periodo di saldi: la cortesia lì è davvero un optional.
ciao
Giugno 30th, 2005 at 04:07
Però che il ritardo di un messaggio che notifica un altro ritardo non è niente male…
Giugno 30th, 2005 at 04:43
Simpatico, parlano di SMS e sembra stiano parlando di treni.
Per il discorso imbustamento solo in un punto vendita della GDO qui nella mia zona ti imbustano la spesa, ed e' anche l'unico dove non ti fanno pagare le sportine stesse.
Per conto mio non ho mai fatto pagare le sportine e di norma imbusto tutto, anche in eccesso, ma non sono GDO. Piuttosto sono PDD.
Giugno 30th, 2005 at 06:49
imbustare la tua spesa da 50 euro, mentre alla cassa il cliente successivo si avvicina sempre più minacciosamente per invadere il tuo spazio, con frutta e verdura e bottiiglie varie ancora sparpagliate, è una delle operazioni più angoscianti che ti possa capitare nella vita
Giugno 30th, 2005 at 07:47
Questo servizio esiste da Auchan e anche da Continente. Questo servizio è da me profondamente detestato. Perchè sono pignola, e le buste me le riempio da me, con la roba pesante sotto e quella leggera sopra: le patatine mi piace frantumarle tra i denti, non trovarle frantumate nel sacchetto. Perchè sono ecologista nelle picccole cose, ed i sacchetti (di iuta) me li porto da casa: quelli di plastica li prendo solo se mi servono per la pattumiera.
E quello dietro che aspetti, io a mia volta aspetto cha abbia finito i suoi comodi quello davanti, no?
Giugno 30th, 2005 at 08:26
Allo Auchan e Carrefour continuano a farlo. I migliori però sono quelli dell'Ipercoop: fanno anche attenzione a cosa mettono dentro i diversi sacchetti
Giugno 30th, 2005 at 09:08
Non so chi sia, ma concordo con Stephen. Sottolineo anche la tendenza a rendersi trust della grande distribuzione: le catene sono parecchie, ma meglio conservare la situazione com'è e limitare i costi per tutti: quindi niente formazione (gestione del cliente), niente mansioni client-oriented (niente imbustamento, ci vuole una persona in più) e un mondo del lavoro ingessato che non si muove di un millimetro. Attenzione però, non è solo un problema di FS e Supermercati. E' il sistema Paese che non funziona. Del resto, quando gli inglesi si azzardano a fare una proposta in sede europea, vengono lapidati dai nostri egregi politici di ogni paese e bandiera. Non a caso. Suggerisco sempre, appena posso, di farsi un giro "all'estero e dintorni" per comprendere meglio il concetto di economia liberale (temperata o meno da quella sociale), di diritti certo, e soprattutto di doveri.
State bene, sempre carine qui, le riflessioni.
Cyrano.
Giugno 30th, 2005 at 10:51
ringrazio anch'io tutti della piacevole discussione….aggiungo solo che quando ho scritto il post pensavo piu che agli ipermercati a quei magazzini tipo Mediaworld nel quale tu ti rechi alla cassa, magari solo con un phon e sei costretto ad imbustartelo da solo mentre la cassiera si lima le unghie…..
Giugno 30th, 2005 at 11:30
non solo gli acquisti te li devi imbustare tu, ma ti fanno pagare 5 centesimi ogni busta di plastica (col logo del supermercato)
Giugno 30th, 2005 at 17:32
La "colpa" è di noi consumatori, che non lasciamo mai nulla alla consapevolezza ma tutto al caso, che non cassiamo i prezzi troppo alti e che non abbandoniamo mai un negozio perché tanto non si può fare a meno di comprare.
Ultimamente, in giro per Roma, mi sto abituando a mollare lì le cose con i prezzi troppo alti, ancorché già "BATTUTI", tipo:
1) Succo di frutta da "Pellacchia", in (Roma, Prati, via Cola di Rienzo): € 1,70 (!!!) ovvero 3.400 lire circa del "vecchio conio". Ho reagito con un "Cheeeé??" e ho mollato il succo di pera lì.
2) Tartina da "Antonini" – stavolta via Sabotino, nearby piazza MAzzini, sempre a Roma (lavoro da quelle parti) – prezzo: € 1 per un micropezzo di pane con maionese e salmone. Mollato lì, con apppunto alla signora della cassa.
Propongo una ribellione generale, perché l'elemento che si vuole stimolare nel povero consumatore e la vergogna, di non poter pagare. A me pare il contrario. Vergognamoci con noi stessi di farci prendere per i fondelli facendo leva sulla nostra ipotetica vergogna.
Luglio 2nd, 2005 at 06:46
Alla Ipercoop di via Livorno, Torino, ti imbustano tutto con cura e senza farti pagare i sacchetti.
Le cose particolarmente delicate te le passano a mano, dicendoti pure di fare attenzione.
A conferma del fatto che le cooperative di Sinistra (Sinistra vera, _non_ i socialisti, giusto per per intenderci) tendono davvero a dare importanza alle persone.
Ciao