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Giu
Contrappunti, su Punto Informatico di domani.
Molto scalpore ha suscitato in rete l’intervista di Anna Masera a Giorgio Faletti pubblicata su La Stampa. Forse perche’ l’argomento della chiaccherata non era la trama del prossimo giallo dell’ex comico piemontese felicemente convertito alla scrittura noir, ma la sua recente fragorosa ed inattesa trasformazione in testimonial di una campagna del governo contro la pirateria. (continua)
Giugno 20th, 2005 at 06:30
E' significativo che il suo ultimo testo si intitoli "Nulla di vero tranne gli occhi".
A questo proposito vorrei citare un paragrafo dal libro di Lessig, Cultura Libera:
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Perciò non c'è nulla di sbagliato o di sorprendente nella campagna dell'industria produttrice di contenuti per tutelarsi dalle dannose conseguenze dell'innovazione tecnologica. E io sono l'ultimo a sostenere che il cambiamento prodotto dalla tecnologia di Internet non abbia avuto un profondo impatto sugli affari di tale industria o, come spiega John Seely Brown, sulla sua “architettura delle entrate”.
Ma il solo fatto che un particolare settore d'interesse chieda il sostegno del governo non significa che tale sostegno vada accordato. E solo perché la tecnologia ha indebolito un determinato modo di lavorare, non significa che il governo debba intervenire per sostenere quel vecchio comportamento. La Kodak, per esempio, ha perso fino al 20 per cento del mercato della fotografia tradizionale a causa delle tecnologie emergenti delle macchine fotografiche digitali 05. Qualcuno pensa forse che il governo debba proibirne la produzione soltanto per sostenere la Kodak?
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Dobbiamo tutelarci dai legislatori, e da chi utilizza gli ignoranti come Faletti per portare avanti la sua battaglia.
Ottimo articolo.
Giugno 20th, 2005 at 15:18
Brevi considerazioni.
“Esiste un nuovo sistema di copyright che si chiama Creative Commons e che
riserva solo “alcuni” diritti, non tutti, by-passando gli intermediari e
mettendo in contatto direttamente gli autori con il loro pubblico. Lo
conosce?
«No, ma ammetto che il controllo con Internet è scappato di mano e alla
fonte qualcuno deve fare “mea culpa”».”
Questa non l’ho capita. La colpa è di chi consente l’uso delle CC o di chi
non mette in galera chi copia illegalmente? O è un’affermazione che indica il desiderio di controllare la circolazione delle informazioni su
internet? Nel qual caso, non capisco perché internet debba essere più
reale di una realtà in cui il controllo c’è ma non così capillare, per ovvi motivi tecnici più che etici.
“Poi i produttori di masterizzatori, che mettono in commercio i sistemi
per copiare la musica. Così facendo la distruggono, presto non ci sarà più
niente da masterizzare”
Pensavo che questa litania si estinguesse con l’estinzione delle cassette audio. Peggio dei festival nazional popolari: sempre la solita musica.
“Io invece penso che l’open source sia il sistema migliore per precipitare
nella barbarie. Certe cose vengono fatte perchè esiste un’industria che le produce e investe senza un ritorno economico. Senza un editore, Hemingway
non sarebbe stato scoperto”
Giugno 20th, 2005 at 15:20
Per prima cosa, iniziamo a mettere i puntini sulle i.
1. Innanzitutto, l’autore più ispirato nell’universo spazio/tempo a noi
noto, ovvero Dio, si è cercato un ghost writer e non un editore per
scrivere il nucleo fondante del maggior bestseller conosciuto dall’uomo,
ovvero l’Antico Testamento della Bibbia.
1. Per il sequel, il Nuovo Testamento, sempre Dio, non ha cercato una
Major ma ha fatto un casting privato per scegliere il protagonista da
mettere in scena, Cristo.
3. L’Open Source cambia la prospettiva di ritorno economico dal prodotto
al servizio. Non pago il prodotto ma posso investire nel servizio che mi
consente di modificare ciò che ho acquisito, per renderlo più aderente
alle mie esigenze. E, solitamente, l’autore del prodotto o l’azienda che
ne promuove lo sviluppo, diviene anche il fornitore di servizi per
elezione.
4. Forse Hemingway non sarebbe stato scoperto, di sicuro avremmo evitato
molta immondizia sugli scaffali. Magari, la butto li, un’editoria che
investa meno in prodotti spazzatura, quella editoriale in primis, avrebbe
meno fame di soldi. Forse.
Per quanto riguarda l’affermazione di Masera
“Oliviero Toscani dice che il copyright andrebbe abolito, che basterebbe
farsi pagare bene la prima volta e poi la cultura va regalata al
pubblico.”
Faccio un esempio pratico che mi riguarda da vicino e che penso possa
costituire un discreto compromesso.
Spesso scrivo per riviste, informatiche, articoli tecnici del tipo “Come
installare questo servizio”, “Come configurare questo server” e via
discorrendo. Ultimamente decido di farmi un sito internet personale,
giusto per metterci le mie “cose”. Ricordo di avere sul disco rigido un
vecchio articolo in due parti riguardante il protocollo WebDAV e la sua
implementazione. Ok, ne ho scritti molti di più, ma essendo distratto per
natura, dopo un po’ perdo i sorgenti dei testi…Mando un’email alla
rivista che li ha pubblicati (Login – Infomedia) un paio di anni fa e
chiedo l’autorizzazione a pubblicarli sul mio sito.
Giugno 20th, 2005 at 15:28
Ahem…l'intervento va letto partendo da due commenti più in basso e andando a risalire. Un po' come un fumetto di Go Nagai…
La rivista mi da il consenso, chiedendo solamente di mettere una nota in cui faccio presente che sono stati pubblicati da Infomedia.
Ovviamente, i diritti d’autore rimangono alla rivista, quindi non può ripubblicare, ma chiunque, senza spendere una lira, può accedere al mio
sito e leggersi le due parti e utilizzare il pezzo per installare un servizio WebDAV sul proprio server Apache.
Come dice un vecchio adagio “Provare per credere”
WebDAV Teoria – http://www.zarrelli.org/index.php?option=com_content&task=view&id=32&Itemid=40
WebDAV Pratica – http://www.zarrelli.org/index.php?option=com_content&task=view&id=33&Itemid=41
Esistono, poi, anche casi quali la rivista OpenSource inter.net, che
permette di consultare liberamente alcuni articoli dei numeri arretrati
http://www.interpuntonet.it/OpenSource/indexarr.html
Il che è sufficiente per un fair use personale. O no?
“So benissimo che chi compra i dischi ha la mia età ”
Ahem…giuro che io i cd delle boy band non li acquisto e nemmeno li voglio sentire.
Ora, se questi cd non hanno come target medio i quarantenni e le boy band, o comunque gli idoli di una o due stagioni, fanno soldi a palate, chi acquista le loro opere? Buttiamola li…saranno forse gli adolescenti a paghetta o i giovani con il loro stipendio da neo assunti?
“Finchè le leggi sono queste, l’illegalità è sbagliata”
Questa è una cantonata a livello gnoseologico. L’illegalità , per definizione, non è sbagliata. E “solo” al di fuori delle convenzioni stabilite per legge. E non tiratemi fuori il diritto natuale.
Al massimo è illegale ed è punibile, ovviamente. Però, un altro vecchio detto recita che la storia viene scritta dai vincitori, così come la legalità , aggiungerei io.
E’ illegale copiare un cd. D’accordo. Non va fatto.
Ma è legale chiedere 20-30 euro per cd di gruppi che hanno pubblicato 20-30 anni fa?
Si, ovviamente, “Finchè le leggi sono queste “.