05
Giu
Luca Sofri poco fa scriveva:
Quando ho letto questa rubrica di Stefano Bartezzaghi su Repubblica, l’altroieri, ho pensato a Massimo Mantellini e al suo fastidio di lunga data per le analisi giornalistiche superficiali nei confronti di quel che accade in rete e sui blog. Quella di Bartezzaghi, però, secondo me chiede una riflessione più attenta: perché lui non è uno stupido, non è un superficiale, e perché le cose che scrive assomigliano molto a quelle che ormai vanno scrivendo in tanti, magari non espertissimi, ma né stupidi né superficiali. àˆ un dato evidente ormai, che per molti occasionali lettori di blog, i blog siano quella cosa lì: le impressioni si ripetono, “insolenze e sarcasmi costituiscono il sottofondo acustico, il rumore bianco della Reteâ€. Forse Mantellini – se ne ha voglia – potrebbe cominciare a domandarsi non tanto se questo sia vero o falso – è falso, almeno in buona parte – ma perché sia un’opinione così diffusa. E non fermarsi alla superficialità dei giornalisti: sarebbe superficiale.
Io ringrazio per l’invito. Non ho nessuna ragione per considerare Bartezzaghi uno stupido. Non lo conosco e mi fido del parere di Luca. Pero’ sulla ripetitivita’ di queste posizioni un parere me lo sono fatto. Posto che il cattivo giornalismo, quello superficiale che riempie le pagine dei quotidiani, fa il 90% delle idiozie che leggiamo da qualche anno su cosa siano i weblog, rimane da capire perche’ esista una quota di giornalisti, diciamo cosi’ illuminati, che continuano a produrre pareri come quello di Bartezzaghi. L’inconcepibile del blog per Bartezzaghi e’ che li si possa scrivere alle 4 di notte: qualcuno davvero si dedica ad una attivita’ tanto simile a quella che il giornalista o lo scrittore esegue stipendiato in orario d’ufficio utilizzando gli scampoli notturni lasciati da proprie altre professioni? Se e’ cosi’ si deve trattare di una sorta di patologia, magari dettata da una feroce insonnia. Siamo insomma al dileggio dell’amatoriale.
Oppure: e’ possibile scrivere in rete dentro diari personali, utilizzando lo stesso linguaggio che il giornalista educa negli anni al rispetto di una lunga serie di regole, ignorandole tutte? Ma davvero esiste spazio per il sarcasmo o per l’invettiva sterile? Possono questi blogger rappresentare in parole perfino il rancore che li abita? Quasi che il rancore sia la cifra di una categoria di falliti insonni (gli stessi di prima) e non possa per definizione abitare, per esempio, la grande firma di Repubblica. Banale e improbabile. Come banale e’ anche tutto il resto del pezzullo di Bartezzaghi. E fra il resto anche il ridurre “i blogger” ad una categoria dedita al “rumore bianco”, non e’ segno certo di uno sforzo di semplificazione che quando non e’ superficialita’, in quel 10% di casi di cui si diceva poco fa, diviene invece, e forzatamente, materia per una buona e lunga terapia psicoanalitica? Che se avesse un titolo sarebbe: “Ridimensionare se’ stessi ed accettare gli altri in un mondo che cambia”.
Oppure: e’ possibile scrivere in rete dentro diari personali, utilizzando lo stesso linguaggio che il giornalista educa negli anni al rispetto di una lunga serie di regole, ignorandole tutte? Ma davvero esiste spazio per il sarcasmo o per l’invettiva sterile? Possono questi blogger rappresentare in parole perfino il rancore che li abita? Quasi che il rancore sia la cifra di una categoria di falliti insonni (gli stessi di prima) e non possa per definizione abitare, per esempio, la grande firma di Repubblica. Banale e improbabile. Come banale e’ anche tutto il resto del pezzullo di Bartezzaghi. E fra il resto anche il ridurre “i blogger” ad una categoria dedita al “rumore bianco”, non e’ segno certo di uno sforzo di semplificazione che quando non e’ superficialita’, in quel 10% di casi di cui si diceva poco fa, diviene invece, e forzatamente, materia per una buona e lunga terapia psicoanalitica? Che se avesse un titolo sarebbe: “Ridimensionare se’ stessi ed accettare gli altri in un mondo che cambia”.
Io -se proprio dovessi dire- al delitto di superbia preferisco di gran lunga quello di superficialita’.
Giugno 5th, 2005 at 19:35
Che sia diffusa l'opinone di una comunicazione in Rete che e' dura, non mi stupisce affatto. Anche perche' se non è proprio e veramente dura, la comunicazione in Rete e' comunque (ancora) molto diversa da quella tradizionale.
Cosi' 10 anni fa molti si spaventavano di fronte a Irc o ai newsgroup, mentre oggi trovano aggressivi i blog (perche' Irc e i newsgroup nessuno li conosce piu').
Oppure, per fare un altro esempio, oggi si continuano a vedere email aziendali scritte malissimo, solo sulla falsariga delle vecchie lettere protocollate e con uno stile che non ha piu' ragion d'essere.
Divari di forma che si stanno attenuando, dato che le contaminazioni di un mondo verso l'altro sono sempre piu' diffuse.
Nella Rete – o meglio: in alcuni suoi ambiti – resterà però un'abitudine di discutere senza filtri, e questo per molti sara' sempre difficile da accettare e verra' ancora bollato come aggressivita' e sarcarmo, anche quando non lo sara'.
Che un giornalista affermato sia criticato da un oscuro radiologo non e' facilmente tollerabile. Mante avrebbe dovuto spedire una lettera di carta all'apposita rubrichetta del giornale, dove sarebbe passata solo se acconcia, magari sarebbe stata tagliata un po' per ragioni di spazio, e avrebbe ricevuto una risposta in grado di far ben figurare la testata… queste sono sicurezze a cui non si rinuncia facilmente.
Tanto e' vero che quando Nicoletti cortocircuita il meccanismo nel senso opposto, attaccando e dileggiando i blog sulla carta, i bloggher protestano perche' per farlo avrebbe dovuto utilizzare un blog.
Ma anche queste, forse, sono soltanto cattive attitudini mentali destinate a scomparire man mano che il mezzo diventa piu' pervasivo e comune.
Ciao, Fabio.
Giugno 5th, 2005 at 19:48
Quanto al resto, perche' scomodare una cosa seria come la psicanalisi?
Io ci vedo solo pigrizia, la volonta' di risolvere un articolo con una chiacchierata a braccio e con buon senso, senza la voglia di recuperare quei 15 anni di libri e articoli che hanno alimentato un lungo dibattito in merito.
E' strano, perche' di solito non lo si fa in altri ambiti. Chi parlerebbe di economia senza aver letto i classici? O di semiologia senza aver letto almeno un manualetto?
Con l'informatica invece, ignorare i testi e le conoscenze esistenti per scrivere a braccio, senza competenze e senza memoria storica e' un'abitudine diffusa, e con Internet, che notoriamente – sulle testate non specializzate – non e' un argomento considerato tecnologicamente "serio", è addirittura la norma.
Ciao, Fabio.
Giugno 6th, 2005 at 03:54
Anch'io propendo per la superficialità e per il tuttologismo (?) di noi giornalisti. Però ormai questi pezzi son fenomeni marginali, destinati a sparire in poco tempo. Sfogliate un Sole 24ore qualsiasi e vedrete quante volte i blog son citati in tutt'altri contesti (fonti di notizie, concorrenza ai media tradizionali, nuove opportunità etc.)
Tra un po' andremo a rileggere questi pezzi di dileggio dei blog alla Bartezzaghi con nostalgia, come andamo a guardare i dinosauri nel museo della scienza..
Giugno 6th, 2005 at 05:09
L'anno scorso stavo chiacchierando del più e del meno con Bartezzaghi, e a un certo punto mi aveva detto che quelli di Repubblica.it gli avevano proposto di trasformare la sua rubrica in un blog – i primi blog di repubblica avevano qualche mese – ma che non ne aveva voglia, visto lo stato in cui versavano appunto i blog dei suoi "colleghi", e che gli bastava già la (scarsa) qualità di molte delle email che riceveva. Gli risposi che sicuramente un blog in un posto ben noto attrae molto i forumizzatori, a differenza di chi se ne sta più defilato come me (ma non credo sia mai andato a leggere il mio blog). Immagino che da allora non abbia cambiato idea.
Giugno 6th, 2005 at 07:14
se così fosse, c'è da dire che il blog è molto meno costoso di una seduta psicanalitica.
Mica poco!
Giugno 6th, 2005 at 07:59
Dico una cosa banale: il progresso fa sempre paura, soprattutto quando non lo si può controllare. Le novità spaventano, perchè ci impongono un cambiamento che non siamo sicuri di riuscire a realizzare.
"Perchè devo accettare il cambiamento delle cose quando a me vanno così bene così?"… è un pensiero comune.
Tronchetti sta spingendo affichè il garante faccia qualcosa contro il VoIP…. due aspetti della stessa medaglia.
Non si possono spingere le novità quando ci si guadagna e fermarle quando ci si ritorcono contro…
Il blog da modo di avere una informazione vera, il pensiero di molti che non lo fanno per la tiratura, ma per confrontarsi e avere idee e spunti.
Fare blog non è il mio lavoro, neanche scrivere, è una passione per il confronto.
Non credo ci sia molto da commentare…. è come dire che tutti sono teppisti agli stadi!!!
Ciao
Giugno 6th, 2005 at 08:16
oscuro radiologo un par di balle. chi e' sto bartezzaghi, semmai.
Giugno 6th, 2005 at 09:38
Sono appena reduce da una mailing list tradizionale, non un Blog, di politica, dove la gente dovrebbe pensarla più o meno allo stesso modo ed, invece, oltre a "polverizzare" gli avversari, si danno terribili fendenti ed è la Lista dell'Ulivo, non di pericolosi estremisti. Che poi il tasso di aggressività verbale sia eccessivamente alto in Italia è un fatto che esula dalla Rete mentre per la Rete mi trovo, insolitamente, d'accordo con Fabio Metitieri, Ciao Fabio.